Chiuso il reparto di terapia del dolore, inchiesta sul San Raffaele

L’ospedale San Raffaele è di nuovo sotto i riflettori. Prima l’annuncio choc di Don Verzè («feci staccare la spina che teneva in vita un amico, quando a chiederlo è chi vive grazie alle macchine non è eutanasia»), ora un’indagine della Procura. Il pubblico ministero Francesco Prete ha aperto un’inchiesta sulla chiusura del reparto dedicato alla terapia del dolore, ipotizzando il reato di interruzione di pubblico servizio. Ieri i carabinieri del Nas hanno acquisito i documenti relativi alla convenzione stipulata tra la Regione e il reparto di Neurologia dell’istituto, nella sede di Turro. Carte che sembrano in regola, ma sulle quali la magistratura intende fare chiarezza. L’indagine, infatti, nasce da un esposto presentato il 7 agosto da 21 pazienti del padiglione (per lo più malati cronici o terminali), con cui si denunciava il ridimensionamento del servizio di terapia del dolore svolto dall’istituto di ricovero e cura. «Da quello che dicono i pazienti che lo hanno sperimentato sulla loro pelle – spiega il loro legale, l’avvocato Giuseppe Badolato -, sembra che di fatto l’ospedale abbia paralizzato questo reparto: non ricoverano più, non effettuano impianti di pompe ad infusione lenta per somministrare i farmaci». […]

Il testo integrale dell’articolo di Enrico Lagattola è stato pubblicato sul sito del Giornale