Per sei anni è vissuto in uno stato semivegetativo a causa dei danni cerebrali riportati in seguito ad un’aggressione. Ora è tornato a muoversi e a parlare grazie a due elettrodi che, impiantati profondamente nel cervello, hanno fornito una stimolazione elettrica. Il caso, presentato al meeting annuale della Society for Neuroscience a Atlanta, riguarda un uomo di 38 anni che solo occasionalmente rispondeva a domande e comandi attraverso movimenti del pollice. L’esperimento negli Usa ha richiamato l’attenzione sui 100-200.000 americani che si trovano in uno stato di coscienza parziale, ma allo stesso tempo riapre una questione etica non di poco conto: la possibilità del paziente di acconsentire consapevolmente all’intervento. I medici del NewYork-Presbyterian/Weill Cornell, del JFK Johnson Rehabilitation Institute di Edison e della Cleveland Clinic Foundation hanno inserito due elettrodi nel talamo dell’uomo, un’area sotto la corteccia cerebrale che svolge una funzione da ‘interruttore’ di diverse funzioni tra cui il risveglio, l’attenzione e le emozioni. Gli elettrodi sono stati connessi con una sorta di pacemaker impiantato sotto la clavicola. Una volta trovata la giusta intensità di stimolazione, il 38enne ha cominciato a mostrare progressivi miglioramenti: pian piano ha acquisito la capacità di nutrirsi autonomamente, di formulare frasi sensate, di riconoscere il significato di immagini che gli venivano proposte.
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