RU486: l’uso della vittima

Una donna cubana sarebbe morta in seguito a un aborto farmacologico, a causa di un’infezione da Clostridium (un genere di batterio che si trova normalmente nella vagina di molte donne, e che in casi rarissimi – dopo un parto, un aborto spontaneo o, appunto, un aborto farmacologico – può provocare uno choc settico fatale). La notizia, che è stata riportata ieri da Assuntina Morresi su AvvenireAborto farmacologico. Si continua a morire», 17 ottobre 2006, p. 19), sarebbe stata data pochi giorni fa durante il convegno romano della Fiapac, la Federazione internazionale degli operatori dell’aborto e della contraccezione. […] Anche nel caso della donna cubana, di cui si sa ancora pochissimo, sarebbe stato usato soltanto il misoprostol, mentre la specie esatta del batterio non è nota. Questo decesso sembra confermare quanto già si cominciava a sospettare qualche mese fa, all’annuncio della morte della donna americana cui era stato somministrato solo misoprostol, e cioè che la causa di queste morti va ricercata verosimilmente non nella RU486 (la pillola abortiva vera e propria), ma nel misoprostol, la prostaglandina che in genere la accompagna per facilitare l’espulsione dell’embrione (e che può essere usata anche da sola in certe condizioni). Appare quindi sempre più screditata la teoria del fanatico antiabortista Ralph P. Miech, che attribuiva tutta la colpa dei casi mortali a una ipotetica azione immunodepressiva della RU486. Rimane invece aperta la domanda su un ruolo causale della modalità di somministrazione del misoprostol (vaginale vs orale), e sull’importanza da attribuire all’espansione recente delle infezioni da Clostridium, anche al di fuori dei casi di interesse ginecologico ed ostetrico. È prevedibile che, se sarà confermato, il caso della sfortunata donna cubana verrà sfruttato dagli oppositori dell’aborto medico per documentare la pericolosità della pillola abortiva. Ma con quale fondamento? […] Un’ultima considerazione: che da uno stato autoritario come Cuba, che oltretutto ha sempre menato gran vanto del proprio sistema sanitario, sia potuta trapelare una notizia come questa, dovrebbe far riflettere – ma ci spero poco – quelli che sognano di vaste congiure del silenzio, persino nei paesi occidentali, ordite per coprire chissà quale strage di donne ad opera dell’odiata kill pill. […]

Il testo integrale dell’articolo di Giuseppe Regalzi è stato postato sul blog Bioetica