Scuola paritaria cattolica, dichiarazioni di Fioroni

Il quotidiano gratuito E Polis Roma di ieri, a pagina 9, riportava sotto il titolo “Ecco come porteremo l’Italia in Europa” un’intervista al ministro della Pubblica Istruzione Beppe Fioroni. Ne riportiamo un passo:

“Giovanni Paolo II prima e Benedetto XVI adesso, chiedono che lo Stato sostenga maggiormente le scuole private. Da ministro e da cattolico cosa ne pensa?” “Stiamo già sostenendo la scuola paritaria cattolica, ripristinando le risorse, nonostante le difficoltà dei conti pubblici dopo i tagli enormi, di oltre un terzo, operati dal precedente esecutivo, che hanno tolto loro 167 milioni di euro. Così stiamo dando una risposta nel senso richiesto dalle sollecitazioni del Santo Padre”.

Il ripristino dei 167 milioni andrebbe dunque di pari passo con il taglio di 150 milioni alla ricerca lamentato dal ministro Mussi.

9 commenti

robi

Padre Fioroni colpisce ancora . I ministri che seguono le indicazioni del Santo Padre non erano i ministri di Dio??? Forse no, sono i ministri della Repubblica Italiana.

forzalube

E’ veramente una vergogna se tagliano i fondi alla università e alla ricerca e finanziano le scuole private.

Francesca

La stampa estera non è molto ottimista sulla capacità dell’Italia di superare la crisi economica. Il problema è che la sinistra italiana, tranne poche eccezioni, non ha alcuna sensibilità nel capire che cosa i cittadini che li hanno eletti si aspettano da loro, stanno continuando la politica devastante del centro destra.

Sembra quasi che gli dispiaccia di avere vinto.

Ora, se continuamo così, in fondo alla strada c’è l’Argentina. Se è lì che ci vogliono portare, lo dicano chiaramente. Così voteremo in massa Berlusconi, finiremo prima nel baratro, e prima ne usciremo e cominceremo a ricostruire (se sarà possibile).

Stefano

Questo voler accontentare a tutti i costi i desideri di uno stato straniero confessionale mi ripugna perchè va sempre e sistematicamente a danno degli italiani.

mauro cassano

Quando la si smetterà di cercare compromessi e alleanze strategiche con forze politiche volgari e screditate e con gentaglia in papalina e zimarra allora si potranno intravedere alcuni miglioramenti in senso democratico nel nostro paese. Miglioramenti che gioveranno a tutti, laici e credenti che siano…ma fino a quel momento saranno il pensiero unico (ovvero la morte del pensiero) e l’inettitudine a regnare incontrastati.

francosiccardi

Ma quel ministro non ha giurato fedelta’ alla Costituzione???

Allora non conosce la lingua italiana, non sa cosa vuol dire

“senza oneri per lo Stato”

guido giachetti

Libero stato in libera chiesa.

Che vergogna! Cavour si starà rigirando nella tomba. Ma chi si crede di essere il papa? E’ capo dello stato più piccolo del mondo e invece di ringraziare perchè non glielo portano via si permette di dare consigli (imbecilli poi) a noi italiani. Voglio andare in Spagna. ZAPATERO SANTO SUBITO!!!

Giuseppe C.

Fioroni ha giurato sulla Costituzione Italiana, non vaticana. Si vergogni! Provi a farsi vedere in qualche scalcinato centro di ricerca e si si metta a parlare dei “suoi amici”…

Una mia amica, molto bigotta, mi disse che da piccola decise che sarebbe diventata angiologa. Credeva che c’entrassero gli angeli…
Mantenne la promessa fatta in quell’attimo di illuminazione infantile.
Da giovane medico, uscita dalla Cattolica, credette di trovare coerente col suo percorso di formazione andare a lavorare in un ospedale ecclesiastico.
Dovette ricredersi, la disgraziata. Periodicamente subi’ le angherie del santo uomo che gestiva gli affari sanitarii.
Rigorosamente senza condom e “nel senso richiesto dalle sollecitazioni del santo padre”: The Wide Wrong Way.

Brano tratto da: Operette Immor(t)ali III,7

Ma, veniamo alle cose serie. Qualche buon Editore potrebbe pubblicare il libro di Teresi?

da La primavera di MicroMega, n.7, 13/4/2006

Diario del commissario Montalbano (7)

Mi capita tra le mani il libro, edito nel 1925, di un ex avvocato e notaio siciliano poi diventato giornalista per combattere le prepotenze degli agrari contro i contadini, e quindi costretto a emigrare, nel 1907, negli Stati Uniti.
Perché costretto? Perché nel 1901 il giornalista, che si chiamava Teresi, aveva scoperto che nel suo paese esisteva una setta segretissima, denominata “La setta angelica”. Questa setta era composta tutta da preti e da alcuni ricchi borghesi “unti dal Signore”. Il compito degli appartenenti alla setta era quello di preparare, con una serie di esercizi spirituali, le vergini devote o le giovani donne che erano in procinto di maritarsi, al raggiungimento di una felice vita coniugale. Gli esercizi, che si svolgevano nelle varie sacrestie nelle ore in cui le chiese erano chiuse ai fedeli, dovevano portare le ragazze “alla comunicazione con la grazia divina e all’elevazione a gradi sublimi di perfezione”.
In realtà, com’è facile intuire, gli esercizi consistevano in “atti ignominiosi” (sto citando, virgolettato, nientemeno che da un articolo di don Sturzo il quale della faccenda si occupò) e “contro natura” ai quali le giovani venivano indotte dai preti e dai pochissimi eletti che però agivano incappucciati. Scoppiato lo scandalo a livello nazionale, grazie a Teresi, qualche prete venne arrestato per corruzione di minore e qualche altro venne trasferito.
E fin qui, tutto nella regola. I guai per Teresi cominciarono subito dopo. Il clero non gliel’aveva perdonato e nemmeno gli agrari. Alleatisi, clero e agrari, non fecero ammazzare Teresi con un colpo di lupara, come ci si sarebbe aspettato, ma fecero ricorso a un’arma più perfida e sottile. Cominciarono a lavorarsi le famiglie delle giovani vittime. Di chi era la colpa se il loro nome era stato messo in piazza? Di Teresi. Di chi era la colpa se queste ragazze non avrebbero mai più trovato un marito? Di Teresi. E di chi era la colpa se il buon nome del paese era stato sputtanato da tutti i giornali d’Italia? Di Teresi. Insomma, denunziando la setta angelica, Teresi aveva fatto solo danno. E perciò doveva pagare. Isolato da tutti, a Teresi non restò altro da fare che espatriare.
Dal che si evince, come si scrive nei verbali in uso nel mio commissariato, che è un vecchio vizio italiano quello di trasformare il denunziante in denunziato, l’innocente in colpevole, il giudice in reo[…].

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