Il 29 settembre 1978 il mondo si svegliò con un titolo: Giovanni Paolo I è morto. Erano passati 33 giorni dall’ascesa di Albino Luciani al soglio di Pietro. […] La sera prima Luciani avrebbe avuto una riunione tempestosa con i cardinali del vertice vaticano. Si sentì gridare, raccontò poi suor Vincenza, che avrebbe visto salire il papa nel suo appartamento con in mano gli appunti mai più ritrovati. Ce ne sarebbe stato abbastanza per indagare, ma non fu fatto. Ora il libro di un giovane e intraprendente giornalista portoghese, Luis Miguel Rocha, l’anti Dan Brown che sostiene di possedere i documenti che provano l’assassinio di papa Luciani, minaccia di riaprire clamorosamente il caso. S’intitola La morte del papa, è in testa alle vendite in Portogallo e in Spagna, è edito in Italia da “cavallodiferro”, i suoi diritti sono stati venduti in ben cinquanta paesi, dalla Francia agli Stati Uniti al Giappone, e nel 2008 diventerà anche un film. Ne ha acquistato il titolo il produttore dei Pirati dei Caraibi di Johnny Depp. Il libro, peraltro, esce in Italia alla vigilia della fiction televisiva che questa sera e domani su Raiuno ripasserà la vita di Luciani, naturalmente in tono buonista. Che cosa racconta invece Rocha? Che papa Luciani fu ucciso, anzi che “il pontefice aspettava il suo assassino, per questo – dice – nel suo corpo non ci sono tracce di violenza. Tutto è avvenuto nel silenzio e nell’ombra”. Ma come fa a dirlo? «Perché ho avuto documenti segreti che lo rivelano, ma non posso dire da chi. Presto però la verità verrà fuori». E chi è stato l’assassino? J. C. si legge a pagina 373. Davanti a quest’uomo indicato con le sole iniziali, il cardinale Villot – dopo un’ultima, infruttuosa discussione col papa che l’aveva redarguito per l’acquiescenza nei confronti di Licio Gelli – aveva aperto un cassetto, estratto un mazzo di chiavi ed esclamato “dev’essere stanotte”. Giallo, verità, fantasia? «Tutto inventato per vendere il libro, mio fratello è morto per cause naturali», ha dichiarato a un’agenzia il novantenne Edoardo Luciani. Altrettanta sicurezza manifesta Rocha che però sfugge alle domande più stringenti giocando tra fiction e realtà e mettendosi i panni dell’anti Dan Brown. Che cosa la differenzia da Dan Brown? «Il fatto che io racconti fatti veri». Quali prove ha a sostegno dei documenti che dice di possedere? «La mia funzione non è provare, è raccontare. Altri saranno incaricati di provare». Se ci sono perché non dice chi glieli ha dati? «Lei tradirebbe la sua fonte di informazioni, dopo aver accettato le condizioni che la fonte stessa ha espresso?». […]
Il testo integrale dell’articolo di Sergio Bonadonna è stato pubblicato sul sito di Libertà
Anche con riferimento all’articolo “AIART Basta con la satira contro il Papa ecc.” di quell’evento ricordo che un giornale satirico dell’epoca “Il Male” pubblico la notizia in prima pagina con in titolo a caratteri di scatola “è rimorto il papa”.
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Sembra proprio che per far soldi – Dan Brown insegna – non ci si vegogni più di niente. Se perfino il fratello di papa Luciani ha smentito, credo che Luis Rocha possieda, più che documenti segreti, una gallina (il suo libro) e la speranza che faccia le uova d’oro.
Se fa come il codice da vinci, sta messo bene. Vorrei averlo scritto io, ma soprattutto introitato i diritti di autore. Non mi interesserebbe neppure di scriverne un altro (chissenefrega). Se ora questo Rocha fa lo stesso, ma perchè non è venuto in mente a me di scriverlo?
Leggendo da qualche parte nei siti che trattano di questo fantomatico omicidio, a me pare che sia illuminante una espressione del suo autore “a me non interessa provare ciò che dico, a questo ci penseranno gli altri”
Come dire……. calunniate pure qualcosa resterà.
Chi conosce per davvero i massoni, sa quanto poco veritiera possa essere l’ipotesi di un complotto da loro ordito, e quanto poco sia credibile che un cardinale di Santa Romana Chiesa si sottometta volontariamente agli ordini di un “venerabile”
La massoneria sia in quei tempi infuocati che ora, non conta per davvero nulla.