Diritto femminista o vincolo patriarcale? Per Erica Jong, scrittrice e portavoce storica del movimento femminista americano, il velo islamico non è né l’uno né l’altro. «È una questione di libertà d’espressione, di religione e pensiero», spiega al Corriere l’autrice di Sedurre il demonio (Bompiani). «Un diritto sacrosanto sancito, qui in America, dal più importante emendamento della nostra Costituzione».
Secondo Tony Blair e Romano Prodi è una barriera all’emancipazione. Lei cosa pensa? «A mio avviso si tratta di un fenomeno prettamente giovanile, che spinge molte teenager musulmane in Paesi quali la Francia, l’Italia e la Gran Bretagna a rifiutare l’assimilazione forzata accettata per bisogno dai loro genitori. È pura ribellione adolescenziale, volta ad affermare la propria identità e individualità, simile a quella che spinse la mia generazione a farsi crescere i capelli e indossare chincaglieria indiana».
Dopo la Francia, anche in Italia molti politici vorrebbero una legge per metterlo al bando. «Come avvocata della libertà d’espressione, ritengo che il governo non debba avere alcuna voce in materia. Sono rimasta di stucco quando la Francia, patria dell’Illuminismo e dei Philosophes, ha deciso di bandire il velo a scuola. È una vergogna».
Ha ragione il sindaco di Londra, Ken Livingstone, quando dice che i musulmani oggi sono discriminati come gli ebrei sotto Hitler? «Mi sembra un’esagerazione. “Ken il Rosso” è noto per le sue posizioni estremiste e, francamente, anche questa mi sembra una boutade auto-pubblicitaria. Resta il fatto che in una società veramente libera e multiculturale chiunque deve avere il diritto di indossare il velo, la kippà ebraica, lo shtreimel dei hassidim, il turbante dei sikh e di altre religioni, la skufia dei monaci cristiani ortodossi o il kufi, il capellino islamico. Un semplice copricapo può essere il più potente simbolo di libertà di parola, anche se forse non è il più efficace per comunicare il proprio pensiero».
Che cosa intende dire? «Che la gente finisce per concentrarsi solo sul messaggero, ignorandone il messaggio. Prenda il mio esempio. Nella vita di tutti i giorni indosso solo jeans e assomiglio ad una hippy, ma quando vado in tv o sopra un podio mi metto in tailleur perché desidero che il mio messaggio sia chiaro e forte e non voglio distrarre col mio look».
Molte donne islamiche indossano il velo perché costrette da padri e mariti tirannici, non come scelta di libero pensiero. «In questo caso si tratta di un problema femminista ma a risolverlo, ancora una volta, non può essere lo Stato. Se la società vuole liberare queste donne deve smetterla di focalizzarsi sul loro costume — l’aspetto esteriore del problema — e farebbe meglio a dar loro un’istruzione e un lavoro, permettendogli di partorire in ospedale invece che a casa, rischiando la pelle. È lo stesso messaggio lanciato 100 anni fa da Emma Goldman. Per le tante intellettuali islamiche che ho conosciuto in conferenze e università di tutto il mondo, il velo decresce di importanza proporzionalmente all’acquisizione di sapere e diritti».
Perché il velo è un problema più europeo che americano? «Perché noi siamo una società multiculturale e comprendiamo che proprio questa è la grandezza dell’America. Col tempo tutti possono assimilarsi. L’Europa al contrario tratta le sue minoranze solo come forza lavoro a buon mercato, da spremere ma senza diritti. Il velo è lo specchio di un’Europa che emargina e discrimina, dove i figli degli emigranti vivono, senza speranza di riscatto, in ghetti senza buone scuole e lavoro».
Di chi è la colpa? «Del razzismo radicato da secoli e in maniera profondissima nella cultura e nel costume, anche italiani. Prenda l’Ultima cena di Leonardo appena restaurata e che ho potuto ammirare nella mia ultima trasferta a Milano. Giuda Iscariota è l’unico apostolo con la pelle scura: il look mediorientale già da allora era sinonimo di perfidia. Dal terribile Saladino a Shylock e Otello, il pregiudizio contro il moro e il diverso è stato tramandato intatto, dalle crociate al Rinascimento ai giorni nostri».
L’intervista è stata pubblicata dal sito del Corriere della Sera
Gli anni sessanta sono precisamente il periodo a cui è rimasta la Jong, qualcuno la avverta che siamo nel 2006…
Ho già espresso la mia opinione in merito altre volte: sono in parte d’accordo con quanto afferma la Jong.
In particolare quando sottolinea che il velo è “l’aspetto esteriore del problema” e “decresce di importanza proporzionalmente all’acquisizione di sapere e diritti”.
Vietare il velo non serve ed è una negazione delle libertà individuali.
Sarebbe meglio dare supporto e protezione a coloro per le quali il velo è una costrizione.
Sul piano legale non servono cambiamenti o innovazioni sostanziali: i diritti individuali sono già difesi … bisognerebbe però impegnarsi a garantirli a tutti.
Ma ancora si evita il nocciolo del problema, ci si rifiuta di spostare il fronte sull’istruzione!
Il cambiamento deve avvenire nella formazione dei cittadini, nella difesa dei diritti dei bambini sulle prepotenze dei loro genitori.
E’ necessario arrivare a garantire l’effettiva libertà di FORMARSI le proprie opinioni senza subire indottrinamenti unidirezionali. Una scuola aperta basata sulla tolleranza e il dialogo che spinga ogni alunno alla riflessione. Analisi critica e confronto contro dogmatismo ed accettazione.
Chiaramente anche scuole confessionali cattoliche o l’ora di religione cattolica (in senso esclusivo) non sarebbero più concepibili …
Solo quando a scuola sarà possibile informarsi su ogni posizione religiosa e non, da diverse prospettive, analizzarle criticamente, fare dibattiti, ecc. … solo allora ci sarà l’autentica libertà di opinione, religiosa!
Dipendesse da me farei cosi: Fuori la religione (e TUTTI i suoi simboli) dalla scuola pubblica.
Il compito della scuola e’ insegnare i fatti, e non le mille teorie demenziali che la religione “insegna”.
L’argomento “religione” dovrebbe ridursi ad un breve capitolo del corso di filosofia.
Beh sinceramente NON serve una legge contro il velo che copre il viso. Almeno in Italia ESISTE DI SICURO una legge che vieta di coprirsi pubblicamente il volto. Basta applicare le leggi esistenti. Non ho niente di più contro i musulmani rispetto i cattolici ma mi sembra assurdo in via di logica che una persona vada in giro con il volto coperto…
Per quanto riguarda i simboli religiosi vanno banditi pubblicamente non per turbare i credenti di ogni sorta ma per noi atei che offendono la nostra intelligenza…
Erica Jong, a tutti noti come l’autrice del best seller “Paura di volare”, per me ha assolutamente ragione. Inoltre va detto che il velo non è stato inventato dall’Islam, ha origini ben più antiche. La stessa Madonna cristiana viene sempre rappresentata col velo. Il velo è indossato dalle suore cattoliche, dalle spose, e fino a pochi anni fa era costume per le donne indossarlo in chiesa. Nella sicilia di non molti anni fa le donne anziane usavano costantemente il velo per coprirsi i capelli. Insomma bisogna distinguere tra obbligo e costume. Anche il costume può avere origini religiose, ma come ho già detto, in occidente nessuno andrebbe in giro nudo per strada neppure in piena estate. Le donne devono essere libere di vestirsi come gli pare e se è ravvisabile una coercizione, allora quella va eliminata. l’importante è non fare d’ogni erba un fascio e considerare anche le ripercussioni che leggi di un certo tipo potrebbero avere sulla libertà di noi atei e liberi pensatori. Non vorrei che un giorno una legge mi vietasse di indossare un cappello o di portare al collo l’effige del Dio Sacripant, creatore di tutto ciò che saltella, canguri esclusi.
@Marco Musy
Anche perchè esiste qualche migliaio di confessioni religiose diverse, se ci mettiamo ad insegnarle tutte, non resta più spazio per niente altro…
@razionalmente: mi va bene tutto quello che dici, ma solo per le persone adulte, NON per i bambini a scuola. La scuola pubblica la paghiamo tutti noi perche’ insegni fatti non irreali e concetti non irrazionali.
Se i genitori vogliono indottrinare i lori pargoletti alle balle cristiane o islamiche.. beh che si paghino preti e imam. A me non va di contribuire…
Marco, sono anche io per l’eliminazione dei simboli religiosi dalla scuola pubblica, ma mi riferisco a croci ed altri simboli attaccati alle pareti. Chi vuol indossare una catenina con crocifisso deve poterlo fare e lo stesso dicasi per chi vuole indossare il velo. Ovviamente a scuola non puoi mascherare il volto, altrimenti non sei riconoscibile e ciò andrebbe a discapito dell’insegnamento e relativa valutazione.
Quindi distinguiamo tra cò che le persone indossano e debbono essere libere di indossare e le suppellettili che si trovano in luoghi che non sono e non debbono essere luoghi di culto. Quindi niente simboli religiosi di alcun tipo né sui muri delle scuole né sui muri delle aule di tribunale. Sulle persone invece libertà di indossare ciò che si vuole.
D’accordo, Marco, il compito della scuola è insegnare i fatti, dare un informazione imparziale … ma anche completa!
Le religioni fanno parte della cultura, della società dunque serve un istruzione in merito.
Adottare una religione, un’altra o nessuna è un’opinione … ma che una religione esista è un fatto.
La scuola ha anche il compito di formare i futuri cittadini, mettere le persone in grado di partecipare consapevolmente alla vita pubblica. Le religioni sono così marginali?
Un esempio in merito: a scuola s’insegna (o si dovrebbe) educazione civica spesso sotto l’aspetto neutrale che è necessario per partecipare (consapevolmente) alla vita politica. Ma molti libri e molti insegnanti informano (giustamente, altrimenti sarebbe un’educazione incompleta!) gli alunni anche sulle ideologie delle diverse parti politiche e sulla loro storia.
Ho ancora il testo che adottavano al mio liceo quando lo frequentavo (“Stato e società”) ed, oltre all’ordinamento della nostra repubblica, comprende tutti i partiti (dell’epoca) e tutte le ideologie storiche. Mentre ai miei insegnanti ringrazio di aver permesso confronti in classe (anche se non tutti hanno avuto la mia stessa fortuna).
Non vedo perché questo non possa essere fatto anche con le religioni …
Infine non è affatto necessario insegnarle tutte, cara Francesa!
Basta prendere in esame quelle che sono socialmente o storicamente più importanti (una dozzina?) per abituare gli alunni all’analisi che risulterà utile per ogni variazione che incontreranno.
E’ più importante far sviluppare le capacità intellettuali degli alunni che trasmettere una serie di nozioni.
Non dico cio’ dovrebbe essere, ma cio’ che io vorrei che fosse.
Personalmente vieterei, come accade in Francia, a tutti gli alunni di indossare dentro le mura scolastiche qualsiasi simbolo “ostentato” (dove quest’aggettivo soffre di una certo margine di arbitrarieta’, come tutte le cose).
Quindi niente croci diamantate da mezzo kilo e veli islamici agli scolari, e tanto meno sui muri delle scuole e dei pubblici uffici.
La scuola insegni i fatti. La religione e’ uno di questi fatti, ma noi vorremmo che fosse riconsiderato come un fatto un po piu marginale di quanto lo e’ ora, giusto Mangiapreti?
@mangiapreti
D’accordo, selezioniamo, su basi numeriche, soltanto le religioni più diffuse.
Direi:
Buddismo,
Confucianesimo,
Cristianesimo luterano,
Cristianesimo calvinista,
Anglicanesimo,
Bahaismo,
Taoismo,
Induismo,
Cattolicesimo,
Shintoismo,
Sikhismo,
Zoroastrismo,
Islamismo sunnita,
Islamismo sciita,
Ebraismo,
Cristianesimo ortodosso,
Culti animisti africani.
Infine, almeno in Italia, data l’imponenza numerica di queste religioni, bisogna aggiungere il geovismo e il buddismo nichiren (la soka gakkai conta migliaia di seguaci).
Inoltre, non si possono discriminare le confessioni che hanno firmato un’intesa con lo stato italiano, quindi via libera ai Valdesi, Metodisti e Pentecostali.
Calcolando un numero minimo di due ore settimanali per ciascuna religione fanno 46 ore settimanali di religione partendo dalle elementari, 8 ore al giorno.
Dal momento che i sistemi filosofici delle religioni orientali (Buddismo, Taoismo e Confucianesimo) ed il sincretismo Bahaista sono troppo complessi per un bambino nato in un contesto dove non sono diffusi, possiamo cominciare ad insegnarli alle medie, salvo accogliere le proteste dei seguaci di questi gruppi che, ragionevolmente, si diranno discriminati in quanto lo studente affronterà la loro religione con una mentalità già formata verso il deismo, monoteista o politeista che sia.
Scendiamo a 36 ore settimanali alle elementari. Resta invariato l’orario alle medie e superiori.
L’islam, poi, pone problemi particolari, in quanto vieta la discussione pubblica del Corano da parte di chiunque non sia un ulama, quindi, per insegnare religione islamica dovranno essere assunti insegnanti musulmani pagati dallo stato, che naturalmente non insegnerà la sua religione da un punto di vista obbiettivo, in quanto, per il musulmano è pilastro fondamentale della sua fede la “testimonianza di fede” (affermazione che esiste un solo Dio e che Maometto è il Suo Profeta), che è la ragione per cui la consulta islamica chiede scuole separate e parificate per gli islamici, e non inserimento dell’ora di religione islamica all’interno della scuola pubblica.
Inoltre, almeno per non menomare i diritti di atei e agnostici, si dovrà prevedere due ore di ateismo, ma come vogliamo insegnarlo? Il razionalismo ateo non mi sembra materia da elementari.
Anche portando a una sola le ore dedicate all’insegnamento della religione, si arriva ad un totale a mio parere ingestibile.
E poi, siamo sicuri che le capacità intellettuali dei ragazzi non siano meglio sviluppate dallo studio, per esempio, della logica o della matematica?
E l’insegnamento delle religioni, in che si differenzierebbe dal nozionismo della storia, o della geografia?
@ Francesca.
La matematica si studia, no?
Si insegna già alle elementari il calcolo infinitesimale? Si completano tutte le conoscenze matematiche dell’umanità al termine delle superiori?
Ciò nonostante s’insegna comunque!
Secondo me il tuo approccio è eccessivamente esagerato!
Alle elementari s’insegnerà quello che i bambini delle elementari possono capire: un infarinatura molto generale sulle principali caratteristiche delle diverse correnti, una geografia delle religioni.
Potrebbe sembrare banale ma prova a fare qualche domanda, su una religione che non sia la sua, ad un bambino che va in prima media … non migliorerebbe la situazione?
Le nozioni, d’altra parte, sono necessarie alla comprensione: quello che volevo dire era di non fissarsi troppo sui dettagli. Ad esempio non è importante analizzare tutti i singoli culti tribali, ne bastano un paio esemplificativi.
Quando arrivano alle medie già sapranno, su per giù, cosa c’è nel mondo: si parte da questo punto e si prosegue … ad esempio creando collegamenti con la storia. Così via.
Un paio d’ore settimanali, totali, costanti nell’arco di tutta la carriera scolastica, possono portare a molto … molto più che oggi!
Poi non tieni conto che le conoscenze necessarie, ad esempio, alle religioni cristiane sono in gran parte comuni e questo facilita le cose.
Attenzione: questo non toglie che i genitori “pubblicizzino” (diciamo così: si capisce il significato?) la loro religione ai bambini. Ne hanno diritto … dovere delle scuola è evitare che sia un imposizione e fargli conoscere anche il resto! Altrimenti si lede la libertà del minore di formarsi la propria opinione … come succede oggi.
L’insegnamento che prevedi tu può essere benissimo incluso nelle ore di storia e geografia, se insegnate da docenti preparati, non dovrebbe esserci alcun problema. Anche perchè tutte le religioni da me citate hanno contribuito al formarsi di diverse civiltà, ed insegnare storia senza approfondire il pensiero religioso delle varie culture ed epoche storiche è un pò riduttivo. Inoltre, questo porterebbe l’alunno ad essere in grado di situare le varie religioni in un contesto storico e geografico, e capire, ad esempio, le radici pagane del cristianesimo, o l’importanza dell’etica confuciana nello sviluppo economico della Cina.
Non esistono religioni che rappresentino un totale punto di rottura con il passato, tutte, prima o poi si sono appropriate di elementi preesistenti.
Quanto ai bambini, andrebbero semplicemente lasciati in pace.
Marco Musy scrive: “Personalmente vieterei, come accade in Francia, a tutti gli alunni di indossare dentro le mura scolastiche qualsiasi simbolo “ostentato” (dove quest’aggettivo soffre di una certo margine di arbitrarieta’, come tutte le cose).
Quindi niente croci diamantate da mezzo kilo e veli islamici agli scolari, e tanto meno sui muri delle scuole e dei pubblici uffici.”
Io rispondo:
Non sono affatto d’accordo. Io permetterei l’uso di simboli religiosi nell’abbigliamento in qualsiasi luogo, scuola compresa. La laicità non si insegna coi divieti.
RazionalMente –
Non ci siamo . A Lei mancano sia informazioni che esperienze . Tutto il suo è soltanto pura teoria che non ha niente a che vedere con i fatti che La contradirebbero su tutti i suoi punti di vista …
A differenza dell’ Italia, in Francia siamo cresciuti nella laicità, non occore insegnarla . E non vogliamo tornare in dietro….
L’articolo di Erica Jong è veramente patetico, innazitutto quest’anno nessuna ragazza si è presentata con il velo nelle scuole francesi mentre l’anno scorso vi era stata una sessantina (mi sembra) di esclusioni. Sono i ragazzi musulmani che rifiutano maggiormente il nostro modo di vita. Poi a me stanno un po’ sulle balle le sue lezioni di morale. Quanti sono i musulmani negli stati uniti? Circa l’1% delle popolazione e lo saranno ancora per moltissimo tempo visto che l’immigrazione di massa è sudamericana. E cosa fanno gli usa con i sudamericani? Costruiscono un muro e passano il tempo a fare referendum contro l’educazione bilingue. No la crisi d’identità negli USA esiste eccome ma non è sulla religione, è sulla lingua. Non è certo paragonabile ai problemi che abbiamo noi con l’islam, ma se gli usa avessero al posto del messico il maghreb voglio vedere se la Jong direbbe le stesse cose. Per concludere direi che l’accusa di razzismo agli italiani è stupida, nel senso che sono i musulmani ad aver iniziato per primi ad attaccare l’europa con mire espansionistiche come dice giustamente lo storico francese (ebreo antisionista e marxista) Maxime Rodinson.
Razionalmente:
La laicità non si insegna coi divieti.
A parte il fatto che questo è uno slogan, ma dipende dal tipo di laicità che intende, quella francese è sempre stata insegnata con i divieti. Il divieto di indossare simboli religiosi è sempre esistito, solo che non era applicato regolarmente su tutto il territorio, si lasciava spazio libero agli insegnanti.
@Gérard
Appoggio in pieno il suo commento, ma devo spezzare una lancia in favore dell’Italia.
Anche noi stiamo vivendo una regressione, stiamo tornando indietro da una realtà certo meno laica di quella francese ma sicuramente più di quella attuale.
Il vero problema sono le sinistre, perchè in Italia, a differenza dalla Francia, una laicità democratica e liberale non ha cittadinanza politica.
Gli italiani sono anticlericali, quasi mai autenticamente laici, ed il partito anticlericale per eccellenza, quello comunista, dopo il crollo del muro ha sposato il politicamente corretto.
Non passa giorno che non li vediamo tentare di dimostrare agli avversari di essere buoni, tolleranti, disposti ad accettare qualsiasi posizione, per quanto assurda, pericolosa e stravagante, purchè a sostenerla sia una minoranza…
Se la laicità s’insegna coi divieti, allora non vi lagnate delle leggi contro la laicità. Un divieto vale l’altro. Mettiamo proprio l’ateismo di Stato come nell’ex URSS e non se ne parla più.
Per quanto riguarda destra e sinistra, da quel che ho potuto constatare, i credenti di sinistra sono generalmente più in buona fede, mentre quelli di destra più inclini a strumentalizzazioni. Quindi, non so sinceramente quali politici siano più pericolosi. Quelli di sinistra sono pericolosi perché ci credono davvero, quelli di destra sono pericolosi perché perseguono solo fini politici.
@razionalmente
Sei in grado di distinguere un concetto da un altro?
La laicità è uno dei pilastri della democrazia insieme alla separazione dei poteri. Una democrazia può essere soltanto laica, non si possono accettare leggi che ne compromettano la laicità perchè ne compromettono l’essenza.
Una teocrazia NON è democrazia
I regimi comunisti NON sono democrazie
I regimi fascisti NON sono democrazie
Il sistema che auspichi tu, nel quale a tutti è permesso di fare ciò che vuole, senza leggi che vietino alcunchè è un altro sistema politico e si chiama anarchia.
L’anarchia NON è democrazia.
Ti faccio notare che l’anarchia non prevede neppure le leggi che puniscono le offese contro gli omosessuali, che paiono essere l’unica minoranza che a te interessa tutelare.
RazionalMente –
La laicità é stata imposta con legge nel lontano 1905 ! Come sarebbe stato poi possibile fare diversamente in un paese a 97% cattolico ?
E ha funzionato veramente bene fino al 1975, inizio degli guai con l’autorizazzione dal Ministero dell educazione nazionale dell’ insegnamento delle lingue d’origine degli scolareschi nelle scuole pubbliche . La decolonisazione era appena alle spalle con tutto il suo corteo di pentimenti e rimproveri e cosi la Francia non seppe rifiutare a Marocco, Tunisia, Algeria, Jugoslavia, Turchia etc quello che aveva rifiutato a Mussolini !
Con una cosa che a prima vista sembrava giusta, abbiamo aperto una scatola di Pandora !!
Se il velo non fosse un cavallo di Troia cosi importante per l’ ideologia islamica ( dico bene ideologia, non la religione ) non farebbero tanto putiferio in merito ! Proprio in questo momento, Al Jezeerah manda ancora in onda una discussione sul velo con tanto di dichiarato odio verbale contro i paesi occidentali che ci si oppongono ( in prima fila la Francia … )
Io non ho mai detto che con la forza non si possa ottenere qualcosa di buono. Durante la rivoluzione francese hanno riempito i pozzi di preti. Se il fine giustifica i mezzi, ok. A me non sembra giusto, non lo trovo morale dal mio punto di vista. Ovviamente ognuno ha il proprio senso morale e quindi ciò che io dico non fa testo. Per me non è giusto vietare il velo. Non escludo che possa essere utile, ma non giusto. Sinceramente non credo neppure che possa essere utile.
Dunque vietare il velo equivale a buttare i preti nei pozzi.
Francamente razionalmente aspetto con ansia che tu organizzi la gaypride a Teheran o Ramallah.
@RazionalMente
Come l’ho già detto in precedenza, potrei essere anche d’accordo con Lei ma tutto il suo è teoria . Rilega per bene il mio file di ieri alle ore 23.30 . Ci furono per anni delle deroghe per i musulmani che nessun altra religione, nemmeno quella cattolica, aveva potuto ottenere nella Francia laica e centralizatrice .
Poi come sempre sono arrivati tali eccessi che Lei non può nemmeno immaginarsi . Molti libri di testimonianze sono stati scritti in merito e il mio più grande dispiacere che non c’è stata nessuna traduzione italiana perchè forse certe cose diventerebbero molto più chiare a tanti .