[…] La storia di Romina Tejerina non è una storia romantica. È una storia di miseria, paura e prevaricazione, lo specchio di una società, quella argentina, che sacrifica ogni anno sull’altare anti-abortista migliaia di ragazze perlopiù minorenni: una parte muore in seguito ad aborto clandestino, un’altra viene gettata in carcere e deve vivere sotto il duplice peso di una sentenza giudiziaria e della condanna morale di una comunità condizionata dalla Chiesa. Romina Tejerina, 21 anni, un bel volto indio dagli occhi pieni di pianto, appartiene a un terzo gruppo. Deve scontare una pena di 14 anni per aver ucciso la sua bambina appena partorita nella vasca da bagno, dopo essere stata stuprata da un vicino di casa molto più anziano di lei. Emilio «Pocho» Vargas l’aveva aggredita per strada e costretta a salire sulla sua auto: qui l’aveva violentata, sicuro che – anche grazie al fratello poliziotto – l’avrebbe fatta franca. Era il primo agosto del 2002. Se in Argentina esistessero i consultori e l’aborto fosse legale, Romina Tejerina – che ai tempi dello stupro era minorenne – non sarebbe in galera e, due domeniche fa, non sarebbe stata necessaria la mobilitazione di 10mila donne a Jujuy, dove lei è nata e dove sconta la pena, per chiederne la scarcerazione. Dopo essere stata violentata, Romina aveva tentato di abortire clandestinamente. Non aveva denunciato lo stupro per paura e, successivamente, per la vergogna, non aveva detto della gravidanza né ai genitori, né alla sorella maggiore con la quale viveva. Poco prima della sentenza, nel giugno dell’anno scorso, Romina ha raccontato a una giornalista di Pagina 12, che il padre considerava le donne tutte puttane e che l’aveva avvertita: «Se rimarrai incinta mi farai morire d’infarto». Quando la incontrava, il suo violentatore la derideva, si burlava di lei. Infine la minacciava di uccidere suo padre se avesse parlato. «Non posso giustificare quello che ho fatto – ha raccontato Romina – ma ero disperata. Ho trascorso tutti quei mesi senza sapere che cosa fare». La tensione cresceva in lei, la paura di dover convivere tutta la vita con quel ricordo terribile l’ha fatta uscire di testa. Dopo aver partorito ha afferrato un coltello e, in un raptus di follia, ha colpito per 26 volte il corpicino della neonata. […] Quando il governo Kirchner tentò un’iniziativa per la diffusione dei contraccettivi tra gli strati più poveri della popolazione l’Argentina rischiò l’incidente diplomatico con il Vaticano. Era il febbraio dell’anno scorso. Il vescovo militare Antonio Baseotto prese carta e penna e scrisse al ministro della Salute accusandolo di apologia di reato. Aggiunse che il ministro avrebbe meritato di essere «gettato in mare con una pietra di mulino al collo». Voleva essere una citazione evangelica, ma il riferimento ai «voli della morte» con i quali la giunta militare eliminava i desaparecidos era esplicito. A fronte della dura reazione del governo, Baseotto ottenne la solidarietà del Vaticano, attraverso una lettera inviatagli dall’allora vescovo e, tre settimane dopo, pontefice Joseph Ratzinger. Questi manifestava al «collega» argentino «un sentimento di particolare stima» e giudicava le sue allucinate parole «un intervento a favore della vita nascente e della dignità della sessualità umana». Evidentemente non di Romina, né di tutte le altre donne. Durante la cerimonia di investitura di Ratzinger a pontefice, Kirchner fu l’unico capo di stato che non avvicinò le labbra all’anello di Benedetto XVI.
Il testo integrale dell’articolo di Riccardo De Gennaro è stato pubblicato sul sito del Manifesto
Questa storia dimostra che vietare l’aborto significa intaccare gravemente i diritti della persona di sesso femminile,perchè nella gravidanza non si incorre soltanto in seguito ad un rapporto sessuale liberamente scelto, ma purtroppo anche in seguito ad uno stupro o ad un abuso sessuale(sono noti casi di donne stuprate da personale sanitario mentre erano in stato di anestesia)e in questo caso la legge negando l’interruzione di gravidanza commette un’altra violenza contro una persona che già è stata violata, su casi come questi gli antiabortisti che non siano dei fanatici privi di ogni senso di umanità dovrebbero seriamente riflettere.
Visto che il comportamento dello stato del Vaticano è questo allora quello italiano e tutti gli altri stati d’Europa dovrebbero troncare qualunque rapporto con esso e lasciarlo nell’emarginazione.
Il vaticano e’ come un cancro, adesso grazie ad internet,si e’ conoscenza di un quadro globale che prima ci sfuggiva, e’ come se fosse una piovra che prova a insinuare i suoi tentacoli ovunque.
Evidentemente il clero argentino non è molto cambiato dai tempi di pio laghi e della dittatura militare.