La discussione sul velo islamico si è aperta in Italia in ritardo su altri paesi europei, ma sta assumendo una valenza ideologica che corre il rischio di confondere le idee, e provocare più di un danno. Cominciamo da una constatazione elementare. Nel nostro paese non si sono avuti, sino ad oggi, né un ricorso massiccio al velo da parte di donne islamiche, né reazioni sociali e normative preclusive, per intenderci di tipo francesizzante. Ciò è dovuto ad una presenza islamica tutto sommato moderata, e senza forti connotati integralistici. Ma anche ad una naturale accoglienza che la cultura e lo spirito pubblico italiani esprimono nei confronti dell’immigrazione. La presenza di una grande tradizione cattolica che ha colorato il nostro paese di cattedrali e chiese, abbazie e conventi, di simboli religiosi, vestimenti di frati e suore tra i più diversi, ha prodotto un effetto benefico: di rendere disponibile la popolazione anche verso altri simboli e fogge che abbiano diversa ascendenza religiosa. Non appartiene alla nostra tradizione una cultura dell’esclusione, o un accanimento laicista, che voglia mortificare una simbologia confessionale, seppur lontana dai costumi nazionali. […] C’è un punto da cui bisogna muovere, e che non bisogna mai dimenticare. La nostra Costituzione, in accordo con le carte internazionali sui diritti umani, tutela la libertà religiosa sotto ogni profilo, e in questa libertà è compresa la libertà di abbigliamento, anche per scelte bizzarre bizzarre o curiose. Ciò comporta che non ha senso discutere, più o meno animatamente, se il velo derivi da un obbligo coranico, appartenga ad una tradizione sociale, o sia il simbolo di una rivendicazione di identità. Lo Stato laico non può e non deve indagare le motivazioni culturali di scelte li bere e autonome delle persone. Nelle dinamiche sociali, esiste un fattore di spontaneismo e di evoluzione che va rispettato. Se in futuro l’uso del velo si attenuerà, o scomparirà, ciò sarà il frutto di una libertà che comunque la legge garantisce a tutti. […] ben diversa è la questione del burqa, di quel vestimento che copre tutto il corpo umano, nasconde il viso, gli occhi, i lineamenti, in altri termini cancella la persona e la sua identità. Una prima risposta è quella giuridica, che esclude l’uso del burqa nei luoghi pubblici perché, celando l’identità della persona, ne impedisce il riconoscimento, con tutte le conseguenze che ne derivano in diversi frangenti della vita quotidiana. Ma questa risposta, formalmente giusta e corretta, non è sufficiente per chi voglia guardare più a fondo dal punto di vista culturale e dei diritti umani.Cancellare l’identità di una persona, uomo o donna che sia, colpisce la dignità, prima che l’identità, della persona, umiliandola e rendendola estranea a sé e agli altri. La tutela della dignità umana supera allora ogni ostacolo, religioso o laico che sia […] Non è un caso che sull’accoglienza al velo, e sul rifiuto del burqa, concorda la stragrande maggioranza dei paesi, e delle formazioni confessionali, islamiche o di altra denominazione. Ciò significa che non è difficile segnare un confine tra ciò che appartiene ad un modo d’essere civile e ciò che deriva da una logica di disparità e di emarginazione. […]
Sul velo islamico niente ideologismi
13 commenti
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Confesso di non avere le idee ben chiare sull’argomento. In linea di massima sono d’accordo nel non vietare nulla ma sento che l’ostentazione crea divisioni, scontri, odio, rancori…
é come se fra le persone si ponesse un muro; la non ostentazione invece chiama al dialogo, il dichiararsi è un momento successivo.
Il punto è cosa sia ostentazione….
Appunto. Cosa è ostentazione? Se io porto dei vestiti anche in piena estate, sto ostentando il fatto di essere un occidentale appartenente ad una società con radici giudaico-cristiane?
Certe donne indiane indossano il sari. Ne ho incontrate spesso per strada. Dovremmo vietare anche quello?
Vietiamo il punto rosso disegnato sulla fronte delle donne indiane?
Vietiamo ai giovani il piercing all’ombelico?
Non si tratta di vietare il velo per la strada, ma per esempio c’è da porsi una domanda se è lecito che un insegnante arrivi in classe con il velo. Mi direte ci sono già alcune suore. Ok ma non è un buon motivo per giustificarlo anzi al massimo una buona occasione per vietarlo anche a loro se insegnano in una scuola pubblica. Ma francamente quante sono le suore che insegnano altre materie che la religione nelle scuole pubbliche? Mentre ci prepariamo a vivere in una società dove i musulmani e le musulmane saranno sempre più numerosi.
Aggiungo che sarà molto probabile in futuro che la religione islamica venga insegnata nelle scuole. Essendo praticamente impossibile abolire l’ora di religione cattolica, per parità di diritti pure quella islamica saraà insegnata.
E’ stato già detto e ripetuto che il volto non deve essere coperto a scuola, in banca, in tribunale e in tutti gli uffici pubblici. Per strada secondo me potrebbe esserlo. Altrimenti dovremmo eliminare la norma che obbliga all’uso del casco in motocicletta. L’importante è che non ci si metta il casco anche quando si sta in un’aula scolastica o in banca.
Non vorrei essere fermato per strada da un poliziotto che mi intimasse di togliermi il cappello, gli occhiali scuri e di abbassare il bavero della giacca. Sarebbe un ritorno al ventennio fascista. So che ad alcuni piacerebbe. A me NO.
@razionalmente
Mi fa piacere che anche tu concordi con noi…francamente non sembrava così.
Ma non è d’accordo con noi francesca, qui non si parla di volti scoperti o no, ma del diritto o meno di un’insegnante a portare il velo che lascia intravedere il viso.
OOps! Pardon!
Allora chiariamo: secondo me un’insegnante può portare il velo ma non deve coprire il viso. Idem per gli alunni.
Per strada, invece, chi vuol coprire il viso deve poterlo fare.
Bene allora non vedo perché un insegnante non possa andare a scuola con una maglietta con disegnato sopra un crocifisso, oppure con una maglietta con la foto di Buttiglione.
Visto che si accetta una simbolo politico religioso come il velo.
Se una donna portando il velo puo’ insegnare che le donne sono simbolo del peccato e di devono coprire, non vedo perché chiedi una legge contro l’omofobia.
Concordo con lik, però bisogna riconoscere che razionalmente qualche passettino avanti lo ha fatto, prima appoggiava addirittura il burka (le afgane sono notoriamente timidissime)
Purtroppo sia il velo islamico, che il velo delle donne cristiane nelle chiese cattoliche o evangeliche derivano da una erronea intrepretazione della Bibbia ed esattamente la lettera ai Corinzi dell’Apostolo Paolo capitolo 11:2 a 16.In molte chiese evangeliche le donne non usano più il velo durante le preghiere e i culti, ma molte altre chiese specialmente pentecostali insistono su questo argomento.D’altro canto per quanto mi riguarda, come pastore pentecostale mi attengo ed insegno ai credenti sempre la lezione di Paolo quando ebbe a contestare con i Giudei la circoncisione. Egli disse: Ora la circoncisione e nulla e l’incirconcisione è nulla quello che conta è essere una nuova creatura in Cristo Gesù, e su tutti quelli che cammineranno su questa regola sia pace e misericordia, e così sia sull’Israele di Dio.