Giappone ed Europa scoprono il valore aggiunto della famiglia

Nello stesso giorno, l’Unione europea e il Giappone prendono atto di una voce in rosso dei loro bilanci. I dati del censimento del 2005 pubblicati a Tokyo dicono di un calo di 22mila abitanti rispetto al 2004, confermato dall’andamento demografico fino al primo ottobre di quest’anno. Un piccolo calo, ma per la prima volta dal dopoguerra, la popolazione giapponese diminuisce. Contemporaneamente da Bruxelles la Germania annuncia che tra le priorità del suo turno di presidenza della Ue, che inizia il primo gennaio, ci saranno le politiche per la famiglia. Il ministro tedesco per la Famiglia, Ursula Von der Layen, ipotizza un’abbreviazione dei corsi di laurea e facilitazioni all’accesso dei giovani al lavoro, visto che gli europei aspettano d’avere quasi 30 anni per mettere al mondo il primo bambino. Troppo tardi, e troppo pochi i nostri figli: secondo i dati del primo Forum demografico chiusosi ieri a Bruxelles, nel 2050 un europeo su tre avrà più di 60 anni, gli ultraottantenni saranno tre volte più di oggi, e i giovani sotto i 25 anni solo il 23 % della popolazione. L’Unione dell’artrosi, e dell’Alzheimer. Quanto al Giappone, la crisi demografica è un problema emerso vistosamente nel 2003, quando il calo del tasso di fertilità caduto all’1,29% ribaltò il rigido piano pensionistico disposto dal governo sulla previsione di un tasso all’1,39%. Di qui – sono sempre gli effetti collaterali sul bilancio pubblico a generare i primi sussulti di politiche demografiche – una serie di “piani” giapponesi: “angel plan”, “new angel plan” e infine “new -new -angel plan”, uno dopo l’altro in pochi anni, a dirne la purtroppo magra efficacia. Angeli sempre più scarsi nel cielo sopra Tokyo, dove, in particolare, a fronte di redditi pro capite elevati il tasso di fertilità non supera l’1%. In Europa la crisi è ben nota, anche se i deficit del bilancio nascite/morti sono stati a differenza che in Giappone in parte compensati dai flussi migratori e dalla natalità dei nuovi arrivati. Qu alcuno, come la Francia, è riuscito a trovare misure che hanno invertito la tendenza. In Italia, si sa, fino a non molti anni fa le politiche demografiche erano un argomento tabù. A fare figli, ci spiegavano, ci avrebbero pensato gli immigrati. Solo ora che il mito del multiculturalismo comincia a presentare qualche spina si inizia a pensare a una politica per la famiglia – Finanziarie permettendo. […]

Fonte: Avvenire.it

Un commento

Emilio Gargiulo

Perché riprodurre quì ogni vomito di Avvenire? É un sito di atei agnostici razionalisti o no?

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