Gerusalemme, anatema sul Gay pride

C’è un certo subbuglio in questi giorni a Gerusalemme. Blocchi autostradali, cassonetti e copertoni bruciati per strada, poliziotti presi a sassate da dimostranti: un insolito fermento, non ai posti di blocco o al confine con i Territori palestinesi, bensì nei quartieri dell’universo ultraortodosso. Venerdì si svolgerà per le vie della città santa per antonomasia il World Gay Pride: la marcia dell’orgoglio omosessuale che è ormai una festosa costante nelle capitali dell’Occidente. Quella d’Israele si sarebbe dovuta svolgere ancora nel 2005, e nel tradizionale mese d’agosto. Se non che il traumatico ritiro da Gaza e qualche mese fa la nuova guerra in Libano hanno costituito ragioni di tal forza maggiore da indurre gli organizzatori a un reiterato rinvio della manifestazione. […] Contro questa manifestazione si staglia il fronte dell’oltranzismo religioso. La questione omosessuale è nell’agenda dei tre monoteismi biblici, con risultati e obiettivi assai diversi fra loro. I vescovi americani votano in questi giorni un documento di «linee guida per la cura pastorale » delle «persone con inclinazione omosessuale». A Teheran due giovani sono stati impiccati perché omosessuali. Gerusalemme rappresenta, alla vigilia del Gay Pride, un terreno vivo di scontro. «Parata dell’abominio » viene definita la manifestazione dagli esponenti dell’ebraismo oltranzista, haredim. Con buona dose d’inventiva, qualcuno intende organizzare il giorno prima della data fatale una campestre e alternativa parata di «bestie», a mo’ di sarcastica metafora. La suprema corte rabbinica della ‘eda haredit «comunità ultraortodossa » è in fase di frenetica consultazione: sta valutando seemanare il temibile Pulsa Denura. L’espressione si trova già nel Talmud e significa «anello di fuoco». Designa poi una cerimonia di maledizione di stampo cabbalistico, tesa a portare la vittima designata alla morte entro un anno. Teologicamente parlando, essa è una sorta di raccomandazione «inversamente proporzionale» rivolta agli angeli della distruzione, con cui li si invita a non usare nemmeno un briciolo di pietà o impulso di perdono nei confronti di quel peccatore.[…] Questo anatema intorno al quale la corte rabbinica sta discutendo accomuna infatti i manifestanti della Gay Pride Parade ai circa dodicimila uomini della polizia israeliana che dovranno garantire la sicurezza durante la manifestazione. Ordine pubblico e trasgressione sociale, condannati entrambi, si ritrovano uniti sotto la falcidia della maledizione religiosa: curioso ma assai significativo schieramento. Quel che è certo è che fra queste frange ultraortodosse e la società civile vige un fondamentale ago della bilancia: la sovranità dello Stato laico. Che ha già deciso per la legittimità della manifestazione, volenti o nolenti gli ultraortodossi d’ogni fede.

Il testo integrale dell’articolo di Elena Loewenthal è stato pubblicato sul sito della Stampa

26 commenti

RazionalMENTE.net

La fede è una malattia mentale, una forma di distonia cerebrale che inizia con allucinazioni a sfondo mistico per concludersi con la totale demenza del soggetto. Si può curare, ma non guarire. In casi particolari i veterinari consigliano di abbattere l’animale con una iniezione, affinché non soffra più. E’ importante accogliere il credente con delicatezza, i credenti non vanno in alcun modo emarginati o derisi. Con molto tatto bisogna parlare loro lentamente, affinché possano comprendere le parole (il loro cervello spongiforme ha difficoltà nell’elaborare concetti di una certa complessità), e cercare di dissuaderli da comportamenti contro natura come ad esempio indossare gonne, rifiutare i rapporti con l’altro sesso, abusare di bambini indifesi, praticare riti propiziatori di tipo cannibalesco. Nei limiti del possibile è consigliabile accompagnare il prete o il musulmano o l’ebreo malato al più vicino centro di igiene mentale affinché venga affidato alle cure di specialisti. Ottimi risultati si sono ottenuti con la regressione temporale, con la terapia breve e strategica e con piccole scosse elettriche ai testicoli (che secondo gli esperti riattiverebbero la circolazione testosteronica con un effetto salutare sull’ipotalamo). La somministrazione di farmaci antipsicotici non si è rivelata molto utile soprattutto nei cardinali. Tuttavia un’alimentazione a base di crusca e carne di maiale disseccata ha prodotto nei seminaristi un aumento della libido ed una riduzione dei pruriti inguinali. Alcune biopsie su soggetti vivi hanno rivelato una riduzione significativa della concentrazione dei sali di stronzio e pirlonio nei tessuti cerebrali.

Oggi la fede può essere curata. Dai anche tu il tuo contributo alla AIMF (Associazione Italiana Malati di Fede). Un credente è solo un malato che ha bisogno del tuo aiuto. Non lasciarlo solo.

netzer

Capisco l’ironia ma non sono completamente d’accordo sul definire la fede una malattia. La fede è un artificio dell’uomo. Dire che la fede è una malattia è come dire che la soia OGM è difettosa anzichè essere modificata intenzionalmente dai genetisti

marco musy

La fede secondo me si inquadra perfettamente come una forma di nevrosi profonda. Che una nevrosi possa venir classificata come malattia o meno dipende dal contesto sociale e dalla sofferenza individuale che produce.
Siccome di solito non produce sofferenza non la classificherei come malattia.

Lo stronzio e il pirlonio non se lo fanno certo mancare… ma qual’e’ il peso atomico del pirlonio? 😉

RazionalMENTE.net

Il pirlonio è talmente pesante che casca sempre giù dalla tavola di Mendeleev 🙂

Comunque ribadisco quanto ho detto giorni fa: la malattia non esiste. O per meglio dire siamo tutti malati fin dalla nascita, chi più, chi meno. La cosa importante è la qualità della vita. Si può essere totalmente pazzi e vivere felici.

La fede non produce sofferenza? Sicuro???

marco musy

@razionalmente: intendevo che la fede di solito non produce sofferenza nel fedele. Puo causarne parecchia negli altri che non hanno le stesse allucinazioni. La nevrosi e’ una malattia solo se puo’ essere riconosciuta come la causa della sofferenza che il soggetto percepisce. Altrimenti mi sembra che la parola stessa “malattia” perda di significato operativo.

Francesca

@marco musy

Infatti, spero che sia ben chiara a tutti la differenza tra culti e culti distruttivi. Non vorremmo paragonare i Valdesi ai Testimoni di Geova?

marco musy

Si la differenza c’e’, ma non era esattamente quello che intendevo. Personalmente mi stanno infinitamente piu simpatici i valdesi. Ma non trovo che siano piu’ o meno “malati” dei Test. di Geova. Nessuno e’ “malato” (dal punto di vista psichico) finche’ non sia in grado di percepire una qualche forma di sofferenza direttamente o indirettamente imputabile al suo stato (nevrotico o fisiologico).
Solo in questa limitata accezione mi sembra che il termine “malattia” acquisisca un significato non ambiguo.

charlotte

Sapete che penso? la fede non è per niente una malattia però può essere di due tipi: fede dovuta all’ignoranza, per cui ignori come sono andate realmente le cose 2000 anni fa, non hai letto un cavolo di niente e quindi ti fidi di quello che ti dicono Ratzinger & C. poi c’è la fede che si vive come l’innamoramento, che è un po’ più complicata da spiegare: voi dite che chi ha fede è malato e non vede la realtà ecc. ma allora posso rispondere: chi si innamora follemente di qualcuno è sano? chi perde la testa per un delinquente, un violento, uno che ne ha fatte di cotte e di crude, uno che ti picchia, che ti tradisce e tu lo ami comunque e ti annulli per lui nonostante tutti ti dicano “ma lascialo, ma che ci stai a fare con uno così” e tu imperterrito seguiti a non vedere la realtà, a vedere solo la parte buona di questo tizio ecc ecc. non è una situazione simile alla fede di quelli che pur sapendo quanto criminale sia la Chiesa e quanti dubbi ci siano persino sull’esistenza di Cristo, continuano a credere? siccome conosco qualcuno che ha avuto questo “percorso”, cioè che da ateo anticlericale è diventato devoto nel giro di qualche mese e mi ha raccontato tutto, posso dire che ha gli stessi sintomi dell’innamorato che “non vede” la realtà.

Germano

E’ una manifestazione progettata come provocazione, visto il posto; un sacco di persone come quelle che a San Francisco si sono inchiappettate nelle strade si raduneranno dai 4 angoli della terra proprio nel luogo meno “loro”. Insomma, come se qualcuno riempisse questo sito UAAR di preghierine e giaculatorie, nel nome delle libertà individuali. Come altri ha esternato con stizza, in suolo pubblico si può fare di tutto (fino ad un certo punto, nauralmente), ma a casa propria ognuno decide cosa si può dire e cosa no. A casa mia si possono dire le parolacce? A casa tua no, comunque io la veda…! La manifestazione avrebbero potuto farla benissimo a Tel Aviv: Gerusalemme è considerata città santa da tre religioni, e difficilmente gli islamici se ne resteranno a guardare. E’ proprio andarsela a cercare, e non se ne può più di sentire parlare di scontri. Questo vuol dire solo fare di tutto per attizzare il fuoco. Fatemi pure tutte le obiezioni, ma il problema rimane e non lo aggirano le chiacchiere.

archibald.tuttle

“difficilmente gli islamici se ne resteranno a guardare.”

vuol dire che per una volta la lega sara a favore del gay pride?

Francesca

Concordo anche con Charlotte, benchè la sua analisi sia decisamente deprimente

marco musy

@Germano:
sinceramente che Gerusalemme venga considerata Santa non me ne puo’ fregare di meno. Eppoi non e’ vero che e’ santa: il Flying Spaghetti Monster non e’ nato a Gerusalemme.
Fanno benissimo a manifestare in quella citta’ che i religiosi infangano da sempre con la loro sciocca mitologia da fumetto horror. La popolazione omosessuale riportera’ un po di dignita’ in quella citta’ martoriata.

archibald.tuttle

ah, anche il vaticano ha posto il “veto” sul gay pride a gerusalemme, con una amichevole richiesta al governo israeliano.

davide

a charlotte
c’è chi anche come me una volta era innamorato della fede cattolica, ma poi le riflessioni successive all’esperienza del seminario e la lettura del grande nieztche mi hanno aperto gli occhi e ora sogno riguardo al cristianesimo un qualcosa di simile a quello che hitler sognava riguardo agli ebrei

Germano

(Davide, si scrive Nietzsche non Nieztche…) Capperi, l’inquisizione [atea stavolta] divenuta progetto di sterminio! Aveva ragione Eliade, non si può eliminare il terrore della storia.

matteo

@Germano
Se i diritti delle persone fossero riconosciuti, non ci sarebbe bisogno di manifestare per essi.
Questo sito è un luogo privato aperto al pubblico (a proposito, grazie) Gerusalemme è una città in uno stato laico. Se si fa una manifestazione a Gerusalemme è proprio perchè i maggiori avversari dei diritti degli omosessuali sono queste tre religioni. (magari anche le altre, ma non lo so con certezza).
Un saluto.

RazionalMENTE.net

@marco musy: “intendevo che la fede di solito non produce sofferenza nel fedele”

Ma come fai a dire una cosa simile? La fede provoca grandi sofferenze anche nel fedele. Non in tutti i fedeli, ovviamente.

La fede ha provocato enormi sofferenze a santi, martiri, anche a semplici credenti che per la fede hanno fatto cose veramente folli.

Vorrei ricordarti il piccolo Francesco Forgione che sarebbe diventato Padre Pio, la sua vita di bambino terrorizzato da racconti violenti e allucinazioni a base di diavoli e crocefissioni. Potrei parlarti dei pastorelli di Fatima e di tutte le sofferenze che la fede ha causato loro. Insomma di esempi potrei fartene molti.

La fede può far soffrire credenti e non credenti allo stesso modo.

marco musy

@RazionalMENTE.net: Certo, ma le cose non sono cosi’ semplici. Altrimenti i comportamenti volontariamente masochistici non troverebbero spiegazione razionale.

RazionalMENTE.net

@marco musy: senza dubbio molti santi erano anche dei masochisti, ma consideriamo anche quella gente semplice che ha gravi problemi di salute e che si reca a Lourdes affrontando spese ingenti ed un viaggio faticoso, stressante. La fede al pari di ogni superstizione può far soffrire molto sia chi ci crede che ci non ci crede. Può anche dare conforto, non lo metto in dubbio. Qui dovremmo riallacciarci al discorso dell’Ecclesiaste nel quale si dice che la conoscenza fa soffrire. Meglio allora essere scemi e contenti o consapevoli e infelici? C’è anche chi è consapevole e contento e chi è scemo e infelice.

marco musy

personalmente preferisco consapevole e contento, ma non trovo che si possa dire che sia oggettivamente “meglio”. Sapere cosa e’ “meglio” significa conoscere la direzione del “Bene”.
Ma io non riconosco l’oggettivita’ del Bene, riconosco piuttosto la soggettivita’ del bene.

Molti fanno lunghi viaggi sottoponendosi a quelle che per me e per te sarebbeo sofferenze e torture. Ma NON per loro! Altrimenti non lo farebbero. Invece lo fanno proprio perche ne traggono un piacere che supera il disagio fisico o in taluni casi l’umiliazione psichica.
Allo stesso modo il masochista che si fa frustare per gioco erotico trae piacere dalla sensazione di un dolore fisico reale che terrorizzerebbe me che non lo sono.

RazionalMENTE.net

@marco musy: certamente la cosa può essere vista sotto vari punti di vista. Chi si sottopone volontariamente a sofferenze in vista di un miglioramento può essere considerato masochista, ma è una definizione un po’ forte. Le donne che si rifanno il seno o le persone che si sottopongono ad un cambio di sesso affrontano grandi sofferenze, sono dei masochisti? Penso di no. Al massimo possiamo dire che sono plagiati da una società nella quale non è contemplato che una persona possa essere a metà tra i due sessi e nella quale i media impongono lo stereotipo della ragazza con la quarta di reggiseno.

marco musy

Anch’io penso di no. Ma il caso di chi si “sacrifica” in vista di un obiettivo posticipato non e’ il caso del masochista erotico o del credente. In questi ultimi due il piacere e’ contemporaneo-contestuale al dolore fisico (o psichico).

Commenti chiusi.