Legge 40, art. 13: le motivazioni della Corte Costituzionale sulla questione di legittimità

Non è oggetto di discussione il divieto di fare ricorso alla diagnosi genetica di preimpianto perché il Tribunale di Cagliari, nel sollevare la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 13, sarebbe caduto in una contraddizione evidente e insolubile. Queste più o meno sono le motivazioni dell’inammissibilità del ricorso (presentato e discusso alla Corte Costituzionale il 24 ottobre scorso). Sarà possibile capirne qualcosa di più leggendo l’ordinanza depositata ieri in cancelleria. Ad oggi quanto sono riuscita a sapere è angusto e poco incoraggiante (ma non è, di certo, una sorpresa). In quale contraddizione è inciampato il Tribunale di Cagliari, qual è la base della decisione della Corte Costituzionale?
Il Tribunale non avrebbe considerato che il divieto di sottoporre l’embrione ad indagine genetica prima di essere impiantato sarebbe desumibile non solo dall’articolo incriminato, bensì da altri e addirittura dall’intera Legge 40. Alla luce (luce?) dei criteri ispiratori della legge sulla procreazione medicalmente assistita l’embrione non può essere oggetto di esame.
In effetti, l’intera Legge 40 è permeata dalla delirante idea che il concepito (quell’organismo risultante dalla fusione di gamete maschile e gamete femminile, invisibile ad occhio umano, privo di cellule differenziate e privo di una pur minima e primordiale capacità di provare dolore e piacere) sia una persona e goda dei diritti fondamentale di cui godono le persone. Questo basta e non basta. Basta perché attribuire un diritto alla vita esclude la ‘facile’ possibilità di liberarsi del soggetto detentore del diritto alla vita (eseguo la diagnosi, scopro che l’embrione è affetto da malattia genetica, decido di non procedere all’impianto = decido di ucciderlo). Non basta perché permane la possibilità di ricorrere all’interruzione di gravidanza e di eseguire diagnosi prenatali. Non basta perché l’idea che il concepito sia una persona è una idea insensata e fallace. Sembra che la decisione della Corte non sia stata presa all’unanimità e che l’estensore non sia stato Alfio Finocchiaro (quello del bambino…), ma Romano Vaccarella. Luigi Concas, legale della coppia da cui aveva preso avvio la richiesta di incostituzionalità, è ottimista: “la questione resta aperta, ma la decisione della Corte costituzionale è molto interessante per ciò che dice e per ciò che non dice. La Corte non si pronuncia sulla possibilità di un’autorizzazione in sede legislativa della diagnosi preimpianto e sulla questione molto delicata della sopravvivenza dell’embrione. Adesso dobbiamo valutare la possibilità di impugnare tutto l’impianto normativo e non solo l’articolo13 della legge 40 del 2004. Mi chiedo però, e sto ancora studiando questo punto se la Consulta non avrebbe potuto estendere d’ufficio la questione di legittimità dall’articolo 13 a tutta la legge”. Intanto i mesi passano, e la Legge 40 gode di ottima salute…

L’articolo di Chiara Lalli è stato postato sul blog Bioetica

6 commenti

MARJA

ecco, la legge 40, un esempio degli abominii prodotti dalla mentalità cristiana e dalla cultura cattolica, mi chiedo se quelli che definiscono un ovocita fecondato in termini di bambino hanno mai sfogliato un manuale illustrutato di fondamenti di anatomia e fisiologia…

Kaworu

marja, quella gente non ha la più pallida idea già del concetto di embrione, figurati se sanno cosa sia un ovocita…

guido

per fortuna i cattolici sono ignoranti e/o ipocriti, altrimenti vieterebbero il metodo di contaccezione noto come IUD o “spirale”, la cui funzione consiste nel provocare il non attecchimento dell’ovulo fecondato, una persona dal loro punto di vista.

Kaworu

in effetti la spirale provoca un microaborto…

speriamo che non lo scoprano mai -.-

archibald.tuttle

ma non sono gia contrari alla spirale? a me pareva di si…

MARJA

Infatti i cattolici sono contrari alla spirale e alla pillola del giorno dopo, proprio perché impediscono l’annidamento dell’ovulo fecondato in utero, su tutti i siti del Movimento per la vita la spirale e la pillola del giorno dopo sono inseriti sotto la rubrica “contraccezione abortiva”. Inoltre,alcuni di loro,i più integralisti sono contrari anche alla pillola estroprogestinica nelle nuove formulazioni a basso dosaggio perché, secondo loro, in quei casi in cui non riuscirebbe ad evitare l’ovulazione, agirebbe come antiannidatorio.

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