Il primo Indice dei libri proibiti fu pubblicato nel 1559 sotto Paolo IV, in piena Controriforma: l’istituzione, fra le più dannose della storia dell’umanità, fu abolita più di quattro secoli dopo, nel 1965, da Paolo VI. Lo scopo era impedire la stampa e la diffusione di qualsiasi opera che disturbasse la dottrina e la prassi della Chiesa cattolica. Come scrisse Paolo Sarpi, l’Indice fu «il più bell’arcano per adoperare la religione a far gli uomini insensati». L’Italia, in particolare, ne ricevette un danno non quantificabile di cui paghiamo ancora le conseguenze: la secolare decadenza seguita al Rinascimento nacque anche da quel blocco della cultura. La floridissima editoria italiana ne fu annichilita, come gli studi. La censura si applicava sia alle opere nuove sia a quelle già edite, anche antiche. Per bloccare la circolazione delle idee furono introdotti controlli rigidissimi alle dogane, con la collaborazione entusiasta del poteri laici: i «trafficanti», che rischiavano la pena di morte, dovevano escogitare ogni mezzo per far passare pochi, preziosi volumi […] La persecuzione più dura proseguì fino a tutto il Settecento e ha lasciato segni profondi nell’inconscio nazionale: il libro come possibile portatore di male, oggetto di casta verso cui diffidare.
Gli intellettuali italiani, già malati di cortigianesimo, dettero il peggio di sé adeguandosi alle richieste di un mercato controllato in pieno dal Vaticano. Mentre nel Nord protestante veniva incoraggiata la lettura della Bibbia nella lingua locale, da noi l’analfabetismo popolare veniva considerato un bene, proprio mentre la diffusione della stampa avrebbe permesso quella della cultura, nonché l’esercizio della critica e dell’analisi, che arricchiscono l’intelligenza civile dei popoli. Per di più la censura fu particolarmente severa nelle università, soprattutto nelle materie scientifiche, perché la fisica, la medicina, e persino la matematica finivano sempre per andare contro le Sacre Scritture: anche le lezioni venivano controllate dall’Inquisizione, tanto che fra i docenti nostrani nacque il vizio – tuttora cancerigno – del parlar difficile, cifrato e allusivo. Tutto ciò viene appena accennato nel saggio di Hubert Wolf Storia dell’Indice (Donzelli, pagg. 280, euro 27), che nell’edizione originale tedesca si intitola, più correttamente,Indice. Il Vaticano e i libri proibiti. L’autore, docente di storia della Chiesa all’Università di Monaco, ha però svolto un lavoro appassionate e utilissimo. Da quando, nel 1998, è stato consentito l’accesso degli studiosi ai documenti vaticani, Wolf è il primo storico a ricostruire concretamente l’iter dei processi che decidevano il destino di un volume e del suo autore, facilmente passibile di scomunica, come chi lo stampava, lo leggeva o addirittura si limitava a comprare il libro, senza gettarvi neppure uno sguardo.Fra gli autori messi all’Indice nel corso di quattro secoli c’è il meglio della letteratura e del pensiero occidentale, da Gustave Flaubert a Immanuel Kant, da Giordano Bruno a Jean-Paul Sartre. Purtroppo, però, sui nove casi considerati da Wolf, otto sono tedeschi. I nove sono: tre letterati (Heinrich Heine, Harriet Beecher Stowe e Karl May), tre teologi molto noti nella Germania cattolica del XIX secolo (Johann Sebastian Drey, Johann Micael Sailer e Augustin Theiner), lo storico protestante Leopold von Ranke e quello cattolico Franz Heinrich Reusch, e Adolph von Knigge, autore di un trattato di morale sociale Sui rapporti con le persone. A sorpresa, fra i casi presi in esame c’è anche La capanna dello zio Tom, di Harriet Beecher Stove, pubblicata negli Stati Uniti nel 1851-52. Dei nove autori solo tre finirono nell’Indice – Heine, Ranke e Theiner – mentre degli altri finora non si sapeva neppure che avessero subito un processo, in quanto i casi conclusi con «assoluzioni» non venivano resi pubblici. […] Nel 1874 il celebre storico Ferdinand Gregorovius annotò sul diario che la sua Storia della città di Roma nel Medioevo era stata inclusa nell’Indice, e – finita da tempo l’Inquisizione, con i suoi roghi di libri e di autori – poteva compiacersene: «La mia opera è compiuta e si sta diffondendo nel mondo; adesso il Papa le fa pubblicità». Non tutti, però, potevano condividere la sua allegria. Ancora nel Novecento i teologi che finivano nell’Indice, oltre la scomunica rischiavano quanto meno la perdita della cattedra e la fine della carriera accademica. […] Fra gli autori condannati nel Novecento ci furono il teorico nazista Alfred Rosenberg, con il suo Mito del XX secolo, e l’opera omnia del fascista Giovanni Gentile, ma non Mein Kampf di Hitler né le opere di Mussolini, Lenin, Stalin. La tesi di Wolf, in proposito, è fascinosa quanto convincente: la Chiesa cercò – sì – di combattere le ideologie che si presentavano come religioni politiche in grado di competere con il cattolicesimo; ma le era molto più difficile – e pericoloso – infrangere la concezione cattolica per cui si era tenuti a obbedire al potere statale, in quanto designato da Dio. […]
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Indice. Il Vaticano e i libri proibiti
12 commenti
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I tre libri piu’ pericolosi per la sopravvivenza dell’umanita’ (Bibbia, Vangelo e Corano), scommetto, non sono inclusi….
X Franco Siccardi – La Bibbia era il primo dei libri messi all’indice, proprio perchè la gente leggendola avrebbe trovato tali assurdità che avrebbe lasciato subito la fede cattolica, essendoci la bibbia ovviamente c’era anche il vangelo, del corano non saprei dire.
L’indicie, per la storia della Chiesa, si è rivelato alla fine una catastrofe. Giovanni Paolo II, santo subito, continuava a mettere il preservativo all’indice, e poi si lamentava che non funzionava.
Scusate, indice…non indicie
I mezzi della Chiesa sono simili a quelli di qualsiasi altro potere dittatoriale: ieri, oggi e lo saranno sicuramente anche domani.
A noi laici spetta il compito di contraddire la Chiesa cercando di aprire le menti, creando un nuovo modo di pensare e di far vedere le cose.
In questa societa’ e soprattutto in Italia non sara’ facile!!!
secondo voi perchè proibivano il libri???forse perchè la gente leggendoli avrebbe trovato idee molto piu intelligenti e fondate delle loro!……la censura fa schifo!sia se dettata dalla chiesa che da uno stato!…NESSUNO MI PUO DIRE COSA LEGGERE O NO!!!!!
Quello che lascia perplessi è che la Chiesa cattolica abbia avuto questo potere.. incredibile quanto abbia rovinato la società e la cultura.
Mi chiedo come facciano le persone a seguirla ancora adesso… Semplici paraocchi.
Una volta non si poteva accedere alla mole di notizie che abbiamo a disposizione ora, magari non si capiva il perchè di molte cose… ma ora?
Per le dittature la censura è fondamentale, perchè questo genere di Stato non vuole solo comandare il comportamento sociale della gente, ma, che è peggio, vuole anche decidere quello che la gente deve pensare. Per questo il libro è pericoloso, perchè invita a riflettere.
Fino al Concilio Vaticano II, era vietato ad un cattolico leggere il Vangelo, ed ancora è una cosa vista con sfavore, che deve essere sì fatta, ma con l’AIUTO di un prete. Perchè ?
Semplice, perchè se un cattolico leggesse il vangelo capirebbe subito che la stragrande maggioranza delle cose che lì sono scritte sono assolutamente incompatibili con il cattolicesimo.
Si accorgerebbe invece che i protestanti seguono gli insegnamenti di Gesù, mentre la Chiesa Cattolica si è INVENTATA la propria religione che è principalmente di stampo pagano, e che davvero poco ha di cristiano.
Io trovo incredibile che la chiesa storicamente abbia fatto tanto male all’italia e che nonostante questo goda ancora di tanta popolarita’. Mi sembra tra l’altro che il libro di Wolf sia molto interessante, penso lo comprero’.
Tra l’altro se non ricordo male, il Louvre ha la Gioconda, proprio perche’ Leonardo si trasferi’ in Francia per evitare l’Inquisizione, e grazie alla chiesa la Francia, e non l’Italia,puo’avere questo capolavoro.
A Leonardo venne proibito di praticare l’autopsia (la prima di una incredibile e lunghissima serie di proibizioni mediche della chiesa cattolica) perché saremmo risorti coi nostri corpi dopo il Giudizio Universale.
Vedete che -ogni tanto- il famigerato “Il Giornale” pubblica anche articoli per nulla clericali? 😀