Riflessione sull’etica

Jack Palance, il cattivo di tanti film, è chiamato a condurci nel terreno di scontro tra intuizioni comuni e argomenti razionali. Una intuizione comune e resistente consiste nel credere peggiore uccidere piuttosto che lasciar morire qualcuno. Questa credenza implica che la crudeltà dell’uccidere sia sopravvaluta e, al contrario, la crudeltà del lasciar morire sia sottovalutata.
(1) L’intuizione morale sostiene: uccidere X è peggiore di lasciar morire di fame persone in Paesi lontani.
(2) L’argomento razionale sostiene: uccidere X è grave quanto lasciar morire di fame persone in Paesi lontani.
Primo scenario. In una stanza c’è un bambino gravemente denutrito e che sta morendo di fame. E poi ci siamo noi, in buona salute e con un panino. Se gli diamo il nostro panino (e portiamo in ospedale il bambino) non ci riteniamo meritevoli di lodi speciali, piuttosto ci riterremmo biasimevoli se ignorassimo il bambino e addentassimo con gusto il nostro panino. Immaginiamo che nella stanza con il bambino ci sia Jack Palance, con un panino simile al nostro. Jack Palance ignora il bambino, e si tiene il panino senza degnarlo della minima attenzione. Che cosa penseremmo di Jack Palance? Che è moralmente riprovevole.
Secondo scenario. Ci siamo noi con tutto il necessario per sopravvivere e tutte le persone che muoiono di fame in Paesi lontani. Se non facciamo niente, le lasciamo morire proprio come Jack Palance fa con il bambino. Eppure non ci consideriamo moralmente dei mostri come invece giudichiamo Jack. “Lui potrebbe facilmente salvare il bambino, non lo fa e il bambino muore. Noi potremmo facilmente salvare alcune di quelle persone che muoiono di fame; non lo facciamo ed esse muoiono. Se lui è un mostro morale, e noi no, allora ci dev’essere qualche importante differenza tra lui e noi. Ma qual è?” (James Rachels, 1986, The End of Life. Euthanasia and Morality, Oxford University Press; trad. it. La fine della vita, Sonzogno, 1989, p. 143 il corsivo è mio). […]

L’intervento completo di Chiara Lalli è raggiungibile sul Blog Bioetica 

La stessa riflessione può essere applicata alle discussioni fatte sull’eutanasia: è meglio lasciar morire tra atroci sofferenze piuttosto che “sporcarsi le mani” e porre fine a questa situazione?