Il diritto, nella cultura religiosa islamica va inteso come come diritto della comunità, non della persona.Dopo lo scontro televisivo in ottobre tra l’on.Santanchè (di AN), autrice di un libretto (La donna negata, ed.M.Tempi, 2006) sull’oppressione delle donne nelle culture e nei paesi islamici, e un musulmano capo religioso a Segrate durante una trasmissione televisiva sulla questione del velo e delle altre coperture semitotali e totali del corpo femminile, c’è stato un seguito di articoli e interviste.Un’intervista è stata pubblicata su un giornale on line a firma di Paolo Bracaloni e ripresa da altri perché molto autorevole, in quanto l’intervistata è un’italiana convertita responsabile per le Pari Opportunità dell’UCOII a cui fanno capo la maggioranza delle moscheee in Italia. Patrizia Khadija Dal Monte sostiene che il velo “ha una funzione di protezione per la donna giusta che la separa da chi compie il male e anche da chi non dà importanza alla conoscenza di Dio”. Dunque, la donna (musulmana) che non mette il velo è, tout court, una donna ingiusta. Mi pare che una volta, nel meridione d’Italia, si usasse definire la donna emancipata con il termine sbrigativo di “scostumata!”. Quanto a dire una donna che non rispetta i “costumi”, termine che si riferisce all’abbigliamento e alla morale religiosa. […] Patrizia Khadija Dal Monte risponde citando il testo sacro “Dì alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare dei loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri”. A questo punto le domande si spostano sull’eguaglianza tra uomo e donna e la poligamia. “E’ giusto che l’uomo abbia il ruolo di capofamiglia, non in senso autoritario, ma come assunzione di responsabilità. Gli uomini devono sentirsi vezzeggiati dalla moglie, sennò si sviliscono.”Non si capisce perché debba essere capofamiglia l’uomo, presentato così fragile da “svilirsi” se la moglie-mamma non lo vezzeggia come un eterno infante. Qanto alla poligamia impedisce in fondo agli uomini di farsi le amanti. Il cristianesimo sostiene che “in una persona troviamo tutto”, ma questo non è vero, precisa Patrizia. Ma non si accorge che lo fa essere “vero” per le donne, dato che la poligamia è riservata agli uomini? Al termine dell’intervista si ha qualche delucidazione sulla libertà: “La libertà è vivere nella verità di Dio, non seguire le mode superficiali. Io velata sono più libera di una velina.” Il diritto, nella cultura religiosa islamica va inteso come come diritto della comunità, non della persona. Nell’Islam più tradizionale, quello salafita che propugna la purezza dell’insegnamento dell’Islam, quindi addirittura un ritorno alle origini, non si conosce la parola “persona”. Il suo sinonimo è “fard” (individuo) parte integrante e dipendente della comunità (unmah) dentro la quale ha diritti e doveri. Nel cristianesimo in generale si è verificato sia pure molto lentamente, a latere dell’evoluzione del pensiero laico (ricordiamoci del Rinascimento e dell’Illuminismo ) un dibattito intorno al termine persona. La Chiesa Cattolica ha riconosciuto (con ritardo) la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ma la Dichiarazione dei diritti dell’uomo nell’Islam promulgata al Cairo nel 1990 nella XIX Conferenza islamica dei ministri degli esteri, prevede (è un esempio) all’art. 2 che è vietato sottrarre la vita salvo che la sharia (la legislazione islamica) lo consenta. La religione islamica ha un carattere fortemente normativo, come per la fede ebraica è essenzialmente una “legge” che i fedeli devono seguire, mentre nel Cristianesimo vi sono dei principi etici generali. Tendenzialmente – anche se soprattutto nei paesi islamici ci sono movimenti innovatori- con Muhammad si è enunciata la legge definitiva, che non potrà mai essere modificata. Nell’Islam il dotto, o l’innovatore, è piuttosto un giurista che un teologo. Ecco perché il Salafismo, come gli altri movimenti religiosi islamici, focalizza l’attenzione sulle prescrizioni e si oppone agli innovatori modernisti. Coloro che vorrebbero innovare, a proposito del velo (higiab) sostengono che nel Corano vi è soltanto un richiamo generale alla modestia e al pudore femminile,mentre per i salafisti la prescrizione coranica va presa alla lettera e deve quindi obbligare le donne a coprirsi se intendono essere riconosciute come fedeli autentiche: buone madri, figlie, sorelle e mogli perché con queste identità (patriarcali) che definiscono la propria esistenza. Perché quando prevale il principio della comunità, tocca alle donne rappresentarne l’integrità e la coesione, in altre parole l’onore. Le donne rappresentano, gli uomini comandano. Nei paesi a tradizione cattolica è anche grazie a forti pensatori cattolici come Emmanuel Mounnier e Jacques Maritain, che hanno riflettuto sul soggetto come persona e individuo, che siamo giunti, a proposito del capo famiglia, alla patria potestà congiunta. E al superamento della violenza sessuale come reato contro la morale.
Il commento nella forma integrale è raggiungibile sul sito Womenews.it
Patrizia Khadija Dal Monte, musulmana, sostiene che il velo “ha una funzione di protezione per la donna giusta che la separa da chi compie il male e anche da chi non dà importanza alla conoscenza di Dio”. Dunque, la donna (musulmana) che non mette il velo è, tout court, una donna ingiusta.
Me se il velo ha questa funzione perche’ anche gli uomini non debbono metterlo? g
Perchè la donna sta un gradino sotto all’ uomo: lo dice il Corano!
Quanto alla poligamia che impedirebbe all’ uomo di farsi le amanti, vorrei ricordare che l’ Islam ammette anche le concubine. E che sono le concubine se non amanti…legali!?
Miiiiiiii… e u velo non te lo mettisti? FEMMINA SVERGOGNATA SEI!!! 🙂
Nel film “La lupa” con Monica Guerritore e Raul Bova, tratto dalla novella di Giovanni Verga, le donne siciliane della metà dell’Ottocento, quando erano fuori casa, indossavano sempre il velo. E, soprattutto per le donne anziane, tale usanza è rimasta praticamente fino ai giorni nostri.
Fatevi 4 risate con questo filmatino (4 MB divx):
http://www.razionalmente.net/multimedia/audiovideo/lalupa.avi
Ricordo che, qualche tempo fa in TV, una ragazza italiana convertita all’Islam sosteneva appunto questa tesi del velo come protezione e quindi esaltazione della donna. Come giustamente fa osservare G.Villella, non si capisce come mai tale concetto valga solo per la donna e non per l’uomo.
ma perché non giriamo tutti nudi che così stiamo tutti a posto? 😀
Ok, inizia tu, poi se non ti arrestano ci uniamo anche noi.
A parte gli scherzi, considerate in che modo assurdo e nevrotizzante siamo costretti a vivere il sesso nella nostra società (in oriente come in occidente).
Una semplice considerazione: se tutti girassimo nudi, a chi interesserebbe guardare in TV le donne nude?
Tanti anni fa, quando le donne portavano gonne lunghe fino a sotto il polpaccio, una caviglia femminile suscitava già qualche prurito. Insomma più ci si copre, più aumenta la curiosità.
Nella religione musulmana l’uomo e’ superiore alla donna,mentre nella religione cattolica, e’ la donna ad essere inferiore all’uomo! Vive la difference!!!
E da notare che questa signora Dal Monte aderisce all’ UCOII che è il movimento musulmano italiano vicino ai Fratelli Musulmani, da dove sono usciti tutti movimenti integralisti islamisti . Ovviamente è quello che attira di più gli neofiti di questa religione perchè più intransigente nella sua interpretazione del Corano e Hadith .
Siccome la religione islamica si posiziona da stessa sopra tutte le altre leggi, ( andate a leggere la dichiarazione islamica dei Diritti dell’ Uomo sul sito Unesco ) ne vedremo ancora delle belle in questo paese quanto si vorrà leggiferare per arginare certi eccessi religiosi !!
( I diritti dell’Uomo dell’ Islam sono radicati nella convizione che Dio, e Dio soltanto è autore della Legge e fonte di tutti diritti dell’ uomo – Carta della cosidetta ” Dichiarazione islamica…)In parole povere, un musulmano dove obedire alla Shariah e nient’altro ….
Comunque in un modo o nell’altro data la prolificità degli immigrati tra un centinaio di anni saremo tutti mussulmanizzati. Al posto delle chiese ci saranno le moschee, al posto dei preti non so come si chiamino esattamente e potremo finalmente noi maschi avere tante mogli. Io ne vorrei sette: una per ogni giorno della settimana
Mi spiace, ma ne puoi avere al massimo 4 (questo stabilisce la religione musulmana).
Comunque, non tutti gli immigrati sono musulmani. Ho sentito dire (anche se non ho statistiche al riguardo) che tra gli immigrati sono più i cristiani che i musulmani.
Se la religione insegna che il diritto è solo della comunità e che la libertà è vivere nella verità di dio, non fa che dimostrare che la religione è la fine dell’uomo e la morte della ragione.
Fa sorridere sentire poi parlare di compatibilità tra fede e ragione quando la religione insegna cose come queste..