Ricerca, ancora tensioni nel governo

Università e ricerca ancora al centro della polemica politica. Nei lavori domenicali della Camera spunta un piano di assunzioni e fondi, accolto bene dal nobel Montalcini («Se è vero potrei ritare la minaccia del non voto della finanziaria». Ma subito arriva la gelata di Mussi: non sono soldi nuovi, ha detto il ministro, e resta il problema tagli. […] «Non ci sono soldi aggiuntivi per l’Università e la Ricerca, dal momento che la somma di 177 mln di euro era già prevista» ha precisato il ministro dell’Università e Ricerca Fabio Mussi, commentando gli emendamenti presentati dal governo alla Finanziaria. Si tratta, ha detto Mussi, «di una parte importante della manovra già prevista dal governo». Il ministro ha poi precisato che resta «aperta la questione del taglio del 20% dei consumi intermedi dell’università e degli enti di ricerca e degli effetti sugli enti di ricerca degli accantonamenti previsti dall’articolo 53, pari a 207 milioni».
«Molto bene, se è davvero così ritiro la minaccia di non votare la legge Finanziaria». È questo il primo commento del Nobel e senatrice a vita Rita Levi Montalcini alla notizia dell’emendamento del governo per il via libera ad un piano straordinario per l’assunzione di ricercatori, sia nelle Università sia negli Enti di Ricerca, e ad un fondo contro il fenomeno della «fuga dei cervelli».[…]

Fonte: Corriere.it

[…] L’Italia investe nell’Università, complessivamente, lo 0,88% del Pil attuale: se dunque il Pil crescerà quest’ anno vicino al 2%, dati i numeri che ho esposto, è evidente che andiamo verso una riduzione della percentuale rappresentata dagli investimenti in formazione superiore. Veniamo agli enti pubblici di ricerca. Avevano 1630 milioni nel 2006, ne abbiamo messi in Finanziaria 1629 per il 2007: anche qui, il 2% se lo mangia l’inflazione. Su questi enti agisce pienamente l’articolo 53 della Finanziaria, che solo sul loro budget accantona 207 milioni. Poi agisce il taglio del 20% dei consumi intermedi. Qui siamo a riduzioni nette di finanziamento diretto vicine al 25% in termini reali. Il che vuol dire che dovremo fermare una parte dei laboratori, uscire da una parte consistente dei progetti internazionali, e che il nostro sistema pubblico non sarà in grado di utilizzare pienamente né il First né le risorse del VII programma quadro europeo, che vale 53 miliardi in 7 anni e parte il prossimo. […]

L’intervento completo di Mussi sul Corriere della Sera è disponibile su Corriere.it