Ricerca: il governo trova 110 milioni

«Ora ci sono 110 milioni in più per l’università e la ricerca». Lo ha detto il ministro Fabio Mussi, al termine dell’incontro con il collega dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa a Palazzo Chigi. «Sessanta milioni sono stati già dentro un emendamento depositato. Ora occorre fare un ulteriore sforzo, non per avere abbondanza, ma per poter ripartire».
In precedenza la Rosa nel pugno aveva annunciato «astensione a oltranza» alla Camera se non ci fosse stata una marcia indietro sui tagli all’università e alla ricerca, dopo che già venerdì scorso la senatrice a vita Rita Levi Montalcini aveva minacciato di non votare la Finanziaria al Senato se i tagli fossero rimasti, minaccia rientrata dopo che il governo aveva già fatto alcune concessioni.

Fonte: Corriere.it

9 commenti

Alba Rossopedali

Ho letto l’editoriale in questione e devo dire che ne ho avuta un’impressione piuttosto negativa. Molte banalità e luoghi comuni.

Dei 4 capisaldi che addita come “sbagliati” ne condivido tre.
Non certo il primo. Anzitutto perchè non è vero: l’università la pagano ANCHE le famiglie e parecchio, almeno per la parte di cui usufruiscono i figli, ovvero la DIDATTICA, che è solo una delle attività dell’università. E poi non lo condivido perchè penso che GIUSTAMENTE sono anche i contribuenti a condividere parte di una spesa che (certo, se poi gestita bene) può avere una ricaduta positiva su TUTTO il paese. E non solo, ci sono realtà universitarie (mi riferisco a quelle più “tecniche”) che si finanziano quasi per il 50% da contratti esterni con aziende. Ci sono poi gruppi, come quello in cui “lavoro” io, che si finanziano al 100% da contratti con aziende, perchè si sa, non importa quanto il governo apra i rubinetti, ai pesci piccoli non arrivano mai nemmeno le briciole se scelgono di lavorare bene in modo indipendente rifiutando i loschi giochi di potere di certi ordinari.

Non capisco poi dove Giavazzi veda questo “patto implicito: in cambio della cattiva paga chiunque abbia un posto lo mantiene automaticamente”. Forse non si rende conto che “giovani” in università che ottengono il posto fisso ce ne sono assai pochi e solitamente parenti di ministri… per il resto c’è un ESERCITO di carne da macello, che ASPIRA a ottenere un posto fisso e che ha una minima probabilità di ottenre, magari alla tenera età di 35-40 anni dopo grandi sacrifici, facendo anche il lavoro dei professori.

Ma lui lo sa quanto prende un dottorando?
Ha idea del perchè un laureato in ingegneria dovrebbe rinunciare al posto fisso in azienza da 1300 euro/mese (un normale inizio per un ing. dopo al massimo 6-12 mesi di stage) per passare 3 anni a 826 euro/mese, poi 5-6 anni di precariato e poi FORSE passare un concorso da ricercatore? 826 euro al mese fanno sì che in università si fermino NON I MIGLIORI, ma gli ASPIRANTI MARTIRI DELLA RICERCA che non coincidono necessariamente con i MIGLIORI.

Se gli sembra così strano che uno a 30 anni, a prescindere dal lavoro o dottorato, cerchi di mettere su famiglia, comprare una casa, accendere un mutuo, allora mi viene il sospetto che il bambinello sia venuto su un po’ comodo nella bambagia di paparino e non sappia cosa significa cavarsela nella vita. E lo dico cosciente del fatto che io pure ho ricevuto una grossa mano dai miei genitori nel salto verso l’indipendenza, mi chiedo come possano fare quelli che non hanno possibilità di aiuto economico dalla famiglia.

Questo Giavazzi mi sembra che parli un po’ a vanvera di roba che conosce appena di vista.
D’altronde sul suo curriculum non leggo di dottorati conseguiti ma in compenso l’hanno fatto direttamente professore e pro-rettore (a economia… lui è ing… mah!).
“Fa parte del Gruppo dei consulenti economici del Presidente della Commissione europea”.
Dicono che a cantare per prima sia sempre la gallina che ha fatto l’uovo….

Alba Rossopedali

Aggiungo che quando parla di “fuga dei cervelli” Giavazzi brancola nel buio. Non sono solo gli USA ad attirare i cervelli italiani, un qualsiasi paese europeo è mille volte più attraente. Un dottorando olandese prende quasi 2000 euro al mese e la vita, ve l’assicuro, non costa più che in italia da quando c’è l’euro (sono stata in Olanda l’anno scorso e ho constatato). Per cui consiglio ai dottorandi italiani di farsi un salto all’estero restando in europa, per tornare con le credenziali giuste per avere il famigerato posto fisso (di cui Giavazzi si schifa tanto, salvo che poi lui ne ha 3 o 4). E questa non è “fuga dei cervelli” se vogliamo iniziare a ragionare da europei, non crediate che un californiano passi tutta la sua carriera universitaria in california.

gianfalco

12 miliardi e mezzo (+ 5% rispetto al 2006) sono stati destinati alle spese militari (non comprendono le missioni all’estero), nel più assoluto silenzio.
Più distruzione e meno istruzione: ormai a questo siamo.
ciao
gianfalco

Carlo

Sono d’accordo con Alba. Giavazzi non ha capito nulla e ragiona x luoghi comuni. Sono dottorato in germania e prendo 1300 euro al mese, non 826 come avrei preso in Italia. E i dottorandi italiani che conosco non hanno molte possibilita’ di ottenere un posto fisso in italia, anzi. Inoltre sulla bassa produttivita’ vs. alti costi: in alcuni casi e’ vero, in altri e’ proprio una balla colossale, conosco dottorandi italiani che con 826 euro hanno prodotto molto di + di un dottorando medio olandese o tedesco.

L’unica cosa che condivido e’ che esista una lobby di prof. da combattere.

Alba Rossopedali

@ Gianfalco:

e 1,7 milioni di euro (o addirittura 17, non ricordo, mi tengo il dubbio e poi verifico) figurano sotto RICERCA ma sono per “ammodernamento e sviluppo del parco armamenti” (o qualcosa del genere, cito a memoria).

Gustose le vignette, ho sottoscritto da un bel po’ il feed RSS 🙂

archibald.tuttle

interessante quello che scrive giavazzi, ma quando dice che chi e’ giovane accetta una paga bassa perche poi non rischia di perdere il posto mi pare un po strano. ci sono fior fiore di ricercatori con contratti a tempo E paga bassa.

fabio

Squallida pubblicità politica al centro-sinistra:(
L’UAAR deve farsi un’esame di coscienza e decidere se schierarsi politicamente o meno. Non si tratta diun giudizio positivo o negativo, a seconda dello schieramento,ma di una presa di responsabilità.
Capisco l’importanza della notizia, ma ricordo che qualche post fa esprimeva profonda ammirazione per fondi previste dal precedente Governo attribuiti a quello attuale. Si è visto poco dopo dell’abbaglio e si tenta di rimediare ora.
Ha importanza per un’associazione atea la promozione della ricerca universitaria? Se si, si differenzia dal giudizio di un cittadino qualsiasi?

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