First lady arabe chiedono la promozione dei diritti delle donne

I Paesi arabi debbono dare pieno riconoscimento ai diritti delle donne, anche emigrate, se vogliono lo sviluppo “sostenibile” delle loro nazioni. A sostenerlo è la first lady del Bahrain Shaikha Sabeeka bint Ibrahim Al Khalifa, che è anche presidente dell’Organizzazione delle donne arabe. Parlando alle delegazioni dei 17 Stati arabi che partecipano alla conferenza dell’Organizzazione, che si svolge a Manama, ed alla quale hanno preso parte anche le “prime donne” di altri Paesi arabi, Sabeeka, riferisce il Gulf Daily News, ha sostenuto che le nazioni arabe debbono dare parità di diritti alle donne, così da poter vivere in dignità, pace e prosperità, libere da fame, povertà e malattie. La parità, ha sostenuto, va incorporata nelle legge e nella politica. “Non possiamo avere sviluppo senza che tutti lavorino con collaborazione e fiducia”. “Le donne – ha aggiunto – possono giocare un grande ruolo nella società, ma questo non può accadere se le donne non godono dei loro pieni diritti”. Sabeeka ha anche annunciato il lancio di una iniziativa della sua organizzazione per collegare tra loro le donne arabe emigrate ed ha chiesto alla Lega araba di appoggiare un analogo meccanismo. Nella dichiarazione conclusiva dell’incontro, i partecipanti chiedono che i programmi di sviluppo dei loro Paesi prevedano la crescita del ruolo delle donne, comprese strategie per aiutare le giovani generazioni. I governi dovrebbero anche promuovere l’uso della tecnologia da parte delle donne nel mondo arabo ed organizzare comitati nazionali per incrementare la loro partecipazione nelle scienze e nella tecnologia. Si vuole anche lavorare per lanciare una campagna di stampa per “promuovere il ruolo della donna in uno sviluppo sostenibile”. All’incontro erano presenti anche le first lady di Sudan, Widad Babaker, Syria, Asma Al Assad, Libano, Andrea Lahoud, Egitto, Suzanne Mubarak e Mauritania, Um Kalthoom bint Al Nat.

L’articolo è stato preso dal sito cattolico AsiaNews 

Un commento

g.b.

La presa di posizione è ovviamente un fatto positivo. Tuttavia andrebbe specificato che la parità di diritti delle donne va portata avanti perchè è giusta di per sè, a prescindere dalle conseguenze positive che può avere sullo sviluppo.

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