«Io non servo musulmani»: con queste parole il titolare di un bar nella zona portuale di Ancona si sarebbe rivolto a un giovane italiano di origini maghrebine rifiutandosi di servirgli la consumazione richiesta. Il cliente, un pizzaiolo di 22 anni, ha raccontato l’accaduto ai carabinieri del Nucleo Radiomobile e il gestore dell’esercizio, un sessantenne del luogo, è stato denunciato per atti di discriminazione razziale. All’arrivo dei militari, l’uomo si è mantenuto assolutamente fermo sulle sue posizioni: «Il bar è mio – avrebbe detto – e faccio quello che mi pare». Ai carabinieri, insomma, per usare le loro stesse parole, è apparso «irremovibile» e per nulla intimorito dall’arrivo della pattuglia. Il ventiduenne, d’altra parte, secondo quanto hanno potuto accertare gli investigatori, non aveva avuto atteggiamenti aggressivi, né era ubriaco, né risultano precedenti discussioni con il titolare del bar. Oltre alla denuncia, per il sessantenne ci saranno anche sanzioni amministrative, essendosi rifiutato di servire da bere nonostante svolga un’attività di pubblico servizio. La legge, infatti, prevede che il rifiuto può essere opposto solo nel caso di persone ubriache, di minori e di infermi di mente.
Ancona: «non servo musulmani». Barista denunciato
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E per sapere se l’avventore è infermo di mente come si fa? A naso? O gli si chiede se ha votato per la Margherita? Ma poi che significa “infermo di mente”? Per me i preti sono infermi di mente, quindi posso rifiutarmi di servirgli un caffè? E se invece è il barista ad essere un prete? O anche semplicemente un cattolico osservante. Può rifiutarsi di servire un caffé ad un gay, visto che i gay per la Chiesa Cattolica sono dei malati mentali? E come fare per capire se l’avventore è gay? E se è bisex, come comportarsi? E se è un prete gay? Ma il magrebino era realmente musulmano? Conosceva il Corano a memoria? Ma i musulmani non sono infermi di mente? Oddio, la mente vacilla difronte a tali pensieri. In questo momento mi sento un po’ infermo di mente, non vado al bar, ok.
Una persona così cretina può essere solo leghista
mi garberebbe invertire i ruoli in questi casie poi vedremo…
Il comportamento è spregevole, ma sinceramente non credo che debba essere illegale. La soluzione sarebbe peggiore del problema, perché verrebbe meno il principio per cui ognuno dovrebbe essere libero di decidere chi entra nel proprio esercizio. Togliere questa libertà non è necessario in questo caso, perché ci pensa già il mercato a risolvere la discriminazione: se il barista manda via i musulmani rifiuta un guadagno, ha meno clienti, deve alzare i prezzi, viene scavalcato dai concorrenti in termini di rapporto qualità/prezzo e dovrà chiudere. O quantomeno se la passerà male, ed è già una punizione.
Magari bastasse il mercato a punire gli atti di razzismo.
Io invece immagino un altro scenario: il barista scaccia i musulmani e i razzisti come lui (perchè chiaramente per riconoscere un musulmano guarda se ha lineamenti mediorientali) ne sono lieti e vanno volentieri nel suo bar.
E l’italiano di origine mediorientale – che magari è pure ateo – viene discriminato in quanto presunto musulmano.
Se invece i comportamenti discriminatori vengono puniti, magari evitiamo di vivere situazioni come quelle delle banlieues.
Ho capito, ma se lo Stato decide chi può entrare e non entrare nel bar (che non è un luogo pubblico), non è quello Stato Etico che tanto combattiamo?
E poi, tornando al caso in esame, potrebbe anche succedere ciò che dici tu (che i razzisti vanno in quel bar) ma comunque il mercato (per la legge della domanda e dell’offerta) garantisce che ci siano sempre dei bar dove il musulmano potrà entrare.
Ciao
“La legge”…. ma quale legge? I giornalisti del corriere si sbattevano troppo a cercare l’articolo del codice…
Giachetti questi commenti politici li tieni per te.
Non sappiamo che cosa voti quell’uomo, ragion per cui stop.
Comunque sia, per quanto i fedeli li consideri dannosi per la mia società, dal momento che diffondono l’ignoranza e la superstizione, non credo sia giusto discriminarli in tal modo, sennò poi è logico che diventano ancora più fedeli irrazionali.
Maurizio, il tuo non è un modo utopistico di vedere l’economia di mercato? Il tuo raginamento potrebbe funzionare in un mondo ideale ma alla prova dei fatti la realtà è molto diversa: quel bar, per esempio, potrebbe essere l’unico nelle vicinanze! Ti faccio un altro esempio: il mio piccolo paese è lontano dalla ferrovia, per poter prendere il treno bisogna andare in un altro paese a 5 kilometri. chi non possiede una macchina può usufruire del pulmino messo a disposizione da una ditta privata che a in concessione quella tratta, non sarebbe ingiusto se il padrone del pulmino potesse decidere arbitrariamente chi può salire e chi no sulla base di pregiudizi?
@ Maurizio
Lo stato non decide chi può entrare in un bar e chi no, ci sono limitazioni basate sul fatto che ad alcune categorie non si servono alcolici. Tantomeno lo può decidere il padrone del bar. La libertà non è fare ciò che ci pare. Scusate, ma se per caso un noto ateo di un devoto paesino di campagna si vedesse rifiutare l’ingresso all’osteria per le sue idee che cosa diremmo?
@ Maurizio
Scusa non ti ho salutato, ciao
@Maurizio
se lo Stato decide chi può entrare e non entrare nel bar (che non è un luogo pubblico)
un bar è un locale pubblico, nn un circolo privato.
Scusate se rispondo a tutti insieme. Comprendo tutti i vostri argomenti, e confesso che sono molto combattuto io stesso. Però, sinceramente, continuo a pensare che c’è qualcosa di profondamente sbagliato in uno Stato che decide chi deve entrare nel mio locale.
E notare che andare al bar non è un diritto. Se fosse una cosa essenziale, lo Stato dovrebbe fornire dei bar statali. Se non lo fa, e si affida ai privati, allora rinuncia a decidere chi entra e chi no. Se lo Stato decide, la vedo come una violenza dello Stato sul cittadino. Immaginate che io voglia metter su un ristorante dove si serve solo carne. Lo Stato dovrebbe vietarlo, perché i vegetariani non ci possono entrare e sono discriminati? Cambia davvero molto con l’esempio dei musulmani?
Per quanto riguarda la mia visione utopistica del mercato: non credo sia utopistica semplicemente perché io non pretendo che funzioni sempre. Mi basta che funzioni spesso. Se un barista cominciasse a non far entrare gli atei, molto probabilmente la domanda farebbe nascere un altro bar, e questo basta per far funzionare una società. Naturale che non è garantito matematicamente, ma non mi pare ancora un motivo sufficiente per legiferare.
Mi rendo conto che una funzione importante dello Stato è evitare le discriminazioni, ma semplicemente non credo che questo sia il modo giusto. Mi concentrerei sui mezzi pubblici, i tribunali, le scuole pubbliche, e lascerei perdere gli esercizi commerciali. Ciao a tutti! Scusate la logorrea.
Un bar è un esercizio pubblico e come tutti gli esercizi pubblici deve sottostare a ben precise regole. Il negoziante può decidere cosa vendere, ma lo deve dichiarare una volta per tutte. Se non vende carne non è tenuto a venderla a chi la chiede. Io non entro in farmacia a chiedere bistecche, sarebbe assurdo. Il gestore di un bar non può negare al cliente un bicchiere d’acqua (a meno che non manchi l’acqua) o un caffè (a meno che non manchi la corrente). Se non sbaglio è anche’ previsto che i ristoranti siano tenuti a servire un primo piatto alla gente povera.
Insomma esistono regole ben precise, non si può fare di testa propria. Ovviamente il negoziante può usare delle scuse dicendo di aver finito una tale merce anche se non l’ha finita. Se la cosa si ripete si becca una bella denuncia e così impara.
Ma dico, vogliamo tornare al tempo delle leggi razziali quando sulle vetrine scrivevano vietato l’ingresso agli ebrei?
Andando avanti di questo passo inizieranno a comparire anche cartelli con scritto: “Vietato l’accesso ai cani e ai mussulmani”
Ormai sempre più spesso mi vergogno di essere italiano.
Corretto il discorso di Razionalmente.
Inoltre se nel mio bar voglio fare entrare solo determinate persone faccio un circolo privato con tessera e tutto quanto. Ma non è più un luogo pubblico (che per definizione è aperto a tutti).
Per cui non ci vedo tutta questa limitazione di libertà.
P.S.
Quando in un locale/discoteca non vogliono farvi entrare per come siete vestiti (o altro) ed il locale/discoteca NON sono un club privato si possono chiamare le forze dell’ordine che oltre a farvi entrare daranno una bella multa al gestore (come è successo al barista)
Lo stato non decide chi far entrare o meno in un locale pubblico ma precisa che non è nemmeno facoltà del gestore discriminare in tal senso. Io credo sia giusto così.
Ricordo però che molti farmacisti si rifiutano di dare farmaci in commercio e perfettamente legali con la scusa dell’obiezione di coscienza. E’ la stessa illegale posizione e lo stato dovrebbe usare con loro la stessa severità.
Netzer dici una cosa giustissima. Ci sono farmacisti che rifiutano di vendere anticoncezionali.
Pensa poi che lo Stato ha dato loro la possibilità di vendere prodotti omeopatici… insomma acqua fresca. Una bella truffa stile Wanna Marchi.
Ormai in farmacia ci trovi di tutto, scarpe, vestiti, qualunque cosa.
siete culattoni per caso?
a paolo
meglio “culattoni” (nel senso di fortunati…?) che cattolici fondamentalisti di merda come te…
“siete culattoni per caso?”
perche, cerchi compagnia?
PAOLO !!
ci mancavi con i tuoi preziosi contributi.
Paolino, il nostro troll neo-con e teo-con.
Anzi “neo-troll”
🙂
# paolo scrive: siete culattoni per caso?
No, siamo legaioli 🙂
@ razionalMENTE, netzer, orso_zen:
Devo dedurre che per voi lo Stato e’ “Stato etico” solo quando fa una regola su cui non siete d’ accordo. Quando invece impone una regola su cui siete d’accordo, non e’ piu’ etico. Bella roba. A me non piace. Io lascerei il barista libero di farsi le regole che vuole lui, che competeranno con le regole degli altri baristi. Il problema della discriminazione non si pone: si porrebbe solo se lo Stato RATIFICASSE la discriminazione, come avveniva per gli autobus al tempo di Rosa Parks. Ma il caso in questione e’ del tutto diverso.
PS: che lo Stato distingua tra circolo privato e esercizio pubblico mi pare sinceramente artificioso e inutile. Qual e’ la ratio di questa distinzione?
Inoltre, se lo Stato puo’ decidere che tutti devono poter ENTRARE in un bar, allora perche’ non che tutti devono poter MANGIARE QUALCOSA in quel bar? Allora ogni bar deve servire obbligatoriamente roba senza carne per vegetariani, carne con macellazione halal per musulmani, roba senza arachidi per allergici… Altrimenti e’ discriminazione pure quella, no? Se tu ci puoi entrare ma non puoi mangiare niente, sei discriminato.
Allora secondo me e’ chiaro che c’e’ qualcosa che non va nel fatto che lo Stato decida che del tuo esercizio devono poter usufruire tutti.