Ciclo di lezioni di storia del Novecento per temi e problemi sezione DS Parioli “M. D’Antona”. Martedì 28 novembre 2006 ore 18:30 Via Scarlatti 9/A (Sezione DS Parioli – D’Antona) Roma. 1° incontro: “Laicità”. Relatori: dott. Francesco S. Paoletti (UAAR) su “Etica e Laicità: le parole e le cose”; prof. Sandro Baldi, su “Il primo novecento”; prof. Carlo Pauer, su “Dal Concilio Vaticano II ad oggi”; prof. Stefano Ceccanti, su “Laicità e Costituzione”. E’ prevista inoltre la partecipazione di Vera Pegna (rappresentante FHE presso l’OSCE).
Roma, 28 novembre, partecipazione UAAR a conferenza su laicità
5 commenti
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Spettabile Uaar,
ho visto che non è comparsa nellla Vostra sezione “ultimissime” la notizia dell’attenzione della Chiesa per i metodi contraccettivi e della richiesta del Papa di un dossier in materia. Ovvio che avete piena discrezionalità nel selezionare le notizie, però, tenuto conto che il Vostro sito è fonte di informazione primaria sulle questioni di chiesa per molti atei, sarebbe opportuno che deste anche le notizie che mostrano ove la Chiesa fa (pur tenui) progressi nelle direzioni da Voi sperate. In caso contrario rischiate di far apparire la Vostra posizione come un vittimismo costruito in malafede, e penso proprio che questa non sia la Vostra intenzione.
Cordialmente
Luigi
Un progresso c’è stato, anche se lieve. D’ora in poi non sarà più necessario bucarli prima dell’uso. Si consiglia comunque l’uso di preservativi difettosi.
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Lo ha chiesto Benedetto XVI, preoccupato per la diffusione dell’Aids
Dalla Chiesa un dossier sul preservativo
Il “ministero” vaticano della Salute ha ultimato uno studio con le indicazioni sull’uso del condom, ora al vaglio del Sant’Uffizio
CITTÀ DEL VATICANO – E’ pronto il «manuale» della Chiesa con le indicazioni sull’uso del preservativo. Non è ancora certo se e quando il documento verrà pubblicato – e tanto meno se esso confermerà il «no» al profilattico o se introdurrà qualche elemento di permissività (all’interno di una coppia di coniugi, di cui uno sieropositivo), ma è ormai sicuro che il Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute ha terminato il suo studio scientifico e teologico-morale sull’utilizzo del condom. Lo ha annunciato il presidente del dicastero vaticano, cardinale Javier Lozano Barragan, durante la conferenza stampa per presentare la conferenza internazionale sugli «Aspetti pastorali della cura delle malattie infettive».
SCIENZIATI E TEOLOGI – Il dossier del «ministero» vaticano della sanità, realizzato su indicazione di Benedetto XVI e redatto con l’ausilio sia di scienziati che di teologi, è stato inoltrato per competenza alla Congregazione della Dottrina della Fede, l’ex Sant’Uffizio. «Il nostro dicastero non ha competenze dottrinali, ma solo pastorali», ha spiegato Barragan. Il tema dell’uso del preservativo, in particolare in relazione alla prevenzione del contagio da Aids, «è un punto che preoccupa molto Benedetto XVI – ha sottolineato il cardinale -. Lui mi ha chiesto di condurre su tale tema un dialogo con la Congregazione per la Dottrina della Fede. Seguendo il suo desiderio, abbiamo compiuto uno studio accurato sul preservativo tanto dal punto di vista scientifico quanto dal punto di vista morale, e abbiamo consegnato il nostro studio – più di cento pagine, anzi quasi 200 – alla Dottrina per la Fede, che lo sta esaminando. E speriamo che il Santo Padre dica quello che sia più conveniente su questo argomento».
FUNZIONE ANTI-AIDS – Se poi la Chiesa debba dare effettivamente una risposta, e come debba essere tale risposta, Barragan ha detto di non saperlo. «Penso – ha però avvertito – che nessuna risposta della Chiesa debba essere tale da favorire il libertinaggio sessuale. Questo lo dobbiamo sapere chiaramente».
Inquietanti, ancora oggi, le cifre sulla diffusione del virus Hiv nel mondo, con 40 milioni di persone infettate, 8.000 morti al giorno e un trend tutt’altro che in diminuzione: tanto che anche recentemente autorevoli uomini di Chiesa – si pensi ai cardinali Carlo Maria Martini, il belga Godfried Danneels, lo svizzero Georges Cottier, ex teologo della Casa Pontificia, l’inglese Cormac Murphy ÒConnor o il vescovo sudafricano Kevin Dowling – hanno guardato all’uso del condom come al «male minore», se esso impedisce il contagio mortale dell’Hiv, fermo restando che per la Chiesa la via migliore rimane la castità.
PRECEDENTI APERTURE – Per sostenere che l’uso del condom può non rappresentare un peccato, Martini aveva affermato nell’aprile scorso in un articolo sull’Espresso che «lo sposo affetto dall’Aids è obbligato a proteggere l’altro partner e questi pure deve potersi proteggere». Due mesi prima Danneels, altra voce dialogante in tema di morale sessuale, aveva spiegato che «se permette la protezione della vita il preservativo non ha un rilievo solo sessuale. Se un uomo malato di Aids obbliga una donna ad avere relazioni sessuali, lei deve poter imporre il preservativo, altrimenti si aggiunge un altro peccato, l’omicidio». «Nella parte scientifica dello studio siamo stati esaustivi – ha spiegato oggi Barragan – e i dati sono di grandissima qualità. Per quanto riguarda poi l’aspetto teologico-morale abbiamo un arcobaleno enorme di posizioni, da quelle più rigorose ad altre più comprensive». Come propria opinione personale, il cardinale Barragan ha voluto ricordare il punto 30 dell’esortazione apostolica «Familiaris consortio», emanata da Giovanni Paolo II nel novembre 1981: «Dice – ha spiegato – che ogni atto coniugale deve essere aperto alla vita. E come dicevano i miei maestri antichi, “intelligenti pauca”, a buon intenditor poche parole».
Corriere.it 21 novembre 2006
Insomma potrà essere indossato… ma sul naso.
bah, il condom mi sembra che ancora lo si possa comprare liberamente un po’ dovunque,non è che forse la novità di questo documento pontificale risiederà nel raccomandare l’obiezione di coscienza anche per la vendita dei profilattici! Oppure,la proposta sarà quella di subordinarne la vendita all’esibizione di un certificato di matrimonio e di sieropositività!
Per Luigi R.
La notizia è stata appena inserita.
Non censuriamo nulla, ma devi anche tenere presente che il nostro lavoro è condotto su base volontaria e rubando tempo alla nostra vita privata. Del resto, se la stessa SIR, l’agenzia di stampa dei vescovi italiani, non pubblica alcuna notizia dopo cena, forse pretendere il ‘real time’ dall’UAAR è una richiesta leggermente eccessiva.
Molto probabilmente nel dossier ci sarà scritto che in certe particolari situazioni può essere usato, ma che non deve essere usato come contraccettivo, ecc. Insomma dopo le tante critiche riguardanti il discorso ai vescovi africani affinché sia ribadito il divieto dell’uso del preservativo, come al solito la Chiesa si adegua pian pianino, molto lentamente, con qualche concessione e con la raccomandazione di essere casti.
Cosa vi aspettate?
Io aspetto un vademecum papale anche sull’uso del vibratore, come usarlo, quando usarlo, che modello, ecc.
Insomma come sempre invece di occuparsi di etica, la Chiesa entra nello specifico dicendo come fare sesso, con chi, dove e quando. Poi ci spiegheranno come mangiare la zuppa di latte e come pettinarci. Siamo in pieno medioevo.