Olanda, referendum sul burqa

[…] Rotterdam, ore 10.05, pioggia a catinelle. La donna in nero non parla con gli sconosciuti. Nell’attesa, ha invece voglia di conversare Grasilla, 27 anni, famiglia del Suriname, impiegata in un ufficio della centralissima Coolsingel. Anche lei non ha battuto ciglio davanti al burqa che il governo di centrodestra vuole mettere al bando, se gli olandesi oggi gli ridaranno fiducia. «Cambieranno idea – dice – è una trovata per attirare gli elettori populisti ancora indecisi. Il paese si sta spostando a sinistra, per loro sarà una lezione». Grasilla voterà per i laburisti. Non è la sola a credere che il clima sia cambiato. «Da ragazzo ho vissuto a lungo a Rotterdam – racconta un’ora più tardi Abdelkader Benali, scrittore marocchino cresciuto nei Paesi Bassi -, il burqa si vedeva in giro già negli anni Ottanta. Quello che dà fastidio ai più tradizionalisti è che delle donne colte lo adottino per scelta religiosa. In realtà, per la maggior parte dei musulmani la questione non è importante. Lo si è visto dalle moderate reazioni alla proposta di abolizione annunciata dalla Signora Vedonk». Ovvero da «Rita d’acciaio», numero due dei conservatori del Vvd, anima dura della coalizione di centrodestra. Benali disegna uno scenario in evoluzione. L’ondata estremista scatenata dall’assassinio di Pim Fortuyn, l’Hayder olandese ucciso alla vigilia delle elezioni del 2002, gli appare esaurita. «Si parla meno dell’immigrazione perché il governo ha fatto proprie alcune delle tematiche dei populisti e ha calmato gli spiriti – insiste lo scrittore -. D’altra parte il dibattito oggi è più maturo, fra gli olandesi e fra i musulmani. Molti si sono resi conto che le esigenze sono mutate e che le polemiche le provoca il governo per fini propri. Di qui la deriva a sinistra». […]

Amsterdam, ore 17,05, cielo di piombo, pioggia a schizzi. Non c’è nulla che ricordi Theo Van Gogh, il regista massacrato sulla Linnaeus Straat il 2 novembre 2004, per aver criticato «la minaccia islamica» con un suo film. Forse questa sobrietà la dice lunga sul cambiamento del Paese, su come Job Cohen, sindaco laburista, ebreo non praticante, abbia guidato la protesta per l’orribile delitto. Una rivoluzione. «L’effetto populista è scomparso – dichiara Sophie In’t Veld, centrista del D66 -. Difficile capire di cosa si parli, non sento l’Europa, l’Immigrazione come problema globale, il riscaldamento del pianeta, la qualità della democrazia». Il nodo è economico, risponde dall’opposizione il laburista Jan Marinus Wiersma: «Con la crescita al 3 per cento e i conti pubblici in attivo gli elettori si attendono un dividendo». Ecco il nodo. «Se nessuno si fa esplodere domani mattina il problema Islam in Olanda si può togliere dalle emergenze – riassume Benali -. Gli olandesi hanno capito che è il momento di voltare pagina».

Fonte: LaStampa.it