L’Alleanza per le minoranze pakistane ha manifestato contro l’approvazione di una legge di ispirazione islamica, accusata di rievocare i decreti talebani, nella Frontiera del nord ovest (Nwfp), provincia pakistana al confine con l’Afghanistan, “motivo di preoccupazione per ogni altra religione”. I membri dell’Alleanza sono cristiani, indù e sikh di ogni Chiesa e denominazione, ma anche organizzazioni per i diritti umani e partiti di minoranza. Insieme, hanno marciato il 19 novembre scorso dal Circolo della stampa estera di Peshawar fino al Palazzo del governo provinciale per chiedere l’annullamento della legge, l’Hasba Bill, che cerca di “talebanizzare la provincia e, da lì, il Paese”. Già a luglio 2005 l’Assemblea della provincia, guidata dalla Muttahida Majlis-e-Amal (MMA, coalizione di sei partiti islamici), aveva votato a favore del disegno di legge, con il quale istituiva la figura del muhtasib, una sorta di garante religioso per vigilare sull’aderenza dei cittadini ai valori islamici e alla sharia. Shahbaz Bhatti, presidente dell’Alleanza, spiega ad AsiaNews che il testo emendato “ricorda molto le leggi islamiche approvate dall’Afghanistan talebano, una spada che pende sul capo di minoranze religiose e sociali”. Nel settembre successivo la Corte Suprema ha annullato il testo, definendolo “incostituzionale e discriminatorio”. Il 13 novembre l’Assemblea provinciale ne ha approvato gli emendamenti, attenendosi – dice il governo locale – alle direttive dei giudici; ma per molti il rischio di discriminazioni e soprusi che permetterebbe è ancora molto alto.
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