Ragione, la scienza non ha l’esclusiva

«C’è chi presuppone che si possano trattare argomenti metafisici, etici e religiosi con lo stesso metodo con cui si fa in laboratorio l’analisi del sangue. Un tale atteggiamento interdice di avere un qualsiasi incontro o contatto con le realtà che sono oggetto della ricerca metafisica, della ricerca etica o della ricerca religiosa, quali per esempio la vera natura del bene e del male morale, dell’agire umano». Lo ha affermato ieri il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, nella seconda lezione ai docenti universitari dedicata al rapporto tra fede e ragione. «Il prezzo che l’uomo paga – ha detto in premessa Caffarra – quando perde la chiave che gli consente di entrare in tutta la realtà, e non solo in quella regione che gli viene aperta dalla scienza, è molto alto. Perché l’uomo possa con la sua ragione muoversi verso la fede cristiana deve guarire la sua ragione da quell’uso positivistico in cui essa ha deciso di imprigionarsi». «È dunque necessario – ha proseguito – fare uso di tutta la capacità della ragione, altrimenti intere regioni dell’essere restano inesplorate e sconosciute. L'”organo” spirituale di cui faccio uso deve essere adeguato al tipo di oggetto in questione. Le questioni metafisiche, etiche e religiose esigono quindi un uso della ragione profondamente diverso da quello esigito dalle questioni scientifiche». Ne L’uomo senza qualità di Robert Musil, ha ricordato Caffarra «il marito che piange disperatamente la morte della moglie, urla: perché sei morta? Ed ecco la risposta scientificamente esatta ma drammaticamente priva di senso che riceve dallo scienziato: caro signore, sua moglie è morta per arresto del cuore. La ragione si automutila quando pensa che non potendo avere domande come queste risposte scientificamente verificabili, devono essere giudicate prive di senso oppure non suscettibili di risposte vere o false» È, questo, un rischio denunciato da Blaise Pascal già all’inizio della modernità; quale uso della ragione, allora, può sos tenere l’uomo nella sua fede e rendere la sua decisione di credere una decisione ragionevole? «Se mi ammalo gravemente – ha esemplificato il cardinale – è inevitabile che mi chieda perché è accaduto. […] La malattia cessa di essere un problema da risolvere e diventa un mistero da de-cifrare». Di qui la questione di fondo. La vita, alla fine, è solo un «problema da risolvere» o è anche e soprattutto «un mistero da decifrare»? E questo interrogativo è il segno di chi non è stato ancora consolato dalla luce benefica del sole della scienza? «Chi continua a ritenere – ha commentato l’arcivescovo – che merita il nome di ragione solamente quella espressa dal primo paradigma (la “razionalità neutra”), si preclude definitivamente l’ingresso nell’universo della fede». È una domanda di senso «che muove l’uomo a credere; è il desiderio di una vita buona non insidiata dalla morte. Che viene contraddetto quotidianamente da una serie di fatti che quanto meno sembrano dire che quel desiderio è vacuo; è destinato a non trovare risposta. La ragione che giudica “scandaloso” il dissidio tra le aspirazioni dell’uomo e le sue delusioni non si rassegna ma si chiede se non ci sia una risposta reale al desiderio umano di salvezza. L’uomo dispone in pr oprio di un solo strumento, la ragione, per cercare la risposta vera a quella domanda. È una ricerca messa in atto da un desiderio ragionevole e da una ragione desiderante: è questo l’uomo». Uno dei mali più gravi di oggi, ha concluso Caffarra, «è la separazione sempre più netta tra ragione e desiderio: conoscere razionalmente la realtà significa misurarla con misura spersonalizzata; desiderare è un mero fatto soggettivo, senza ragioni universalmente condivisibili».

Fonte: Avvenire.it

25 commenti

RazionalMENTE.net

La risposta è Cristo. E come giustamente ebbe a dire Daniele Luttazzi: “Nella mia vita ho imparato una cosa: ogni qual volta la risposta è Cristo, la domanda è sbagliata”.

Comunque a parte questo aneddoto, c’è da dire che l’uomo ha un lato razionale e poi un mondo di sentimenti e sensazioni.

La scienza ci fornisce dati oggettivi sui quali poter basare molte scelte importanti. Il sentimento non è da sottovalutare, ma è qualcosa di molto personale che può portarci anche su strade molto sbagliate.

Le religioni, basate come sappiamo più sul sentimento che sulla ragione, hanno portato a incredibili violenze. La ragione non può mai portare alla violenza, a meno che non sia una ragione debole, poco razionale.

Occorre in definitiva dire che tutti facciamo uso della ragione, non esiste una vera dicotomia tra fede e ragione in quanto anche gli uomini di fede usano la ragione anche se spesso ne sono poco coscienti e la rinnegano.

Bisogna dire che non tutte le persone ragionano allo stesso modo, ci sono influenze culturali, ecc. Proprio per questo motivo abbiamo bisogno di un punto di riferimento preciso. E tale punto di riferimento è appunto la scienza.

Penso che dovremmo avere un po’ di fiducia in più nella scienza e un po’ meno nel nostro privato modo di ragionare e di provare sentimenti, incluso il sentimento religioso.

Facciamo un esempio: muore un congiunto, che spiegazioni ci diamo? La scienza ci dice che è morto per arresto cardiaco, ma a noi non basta una così fredda spiegazione. E allora ci affidiamo al sentimento, alla religione, alla superstizione. Quel congiunto è morto perché qualcuno ha operato una fattura, una stregoneria. Quindi abbiamo ora una causa alternativa di tale morte e di tale dispiacere. Occorre cercare e trovare l’autore di tale fattura e ucciderlo, affinché non possa nuocere più a nessuno.

Marco G.

Personalmente non sono contrario per principio al fatto che papi, cardinali e vescovi vengano accreditati a tenere più o meno probabili “lezioni magistrali” nelle facoltà universitarie di tutto il mondo (soprattutto il papa, almeno ce n’è solo uno…), ma non mi sembra che sarebbe chiedere molto a questi signori se si dimostrassero disponibili ad accettare due o tre condizioni: 1) siamo nel XXI secolo, non nel XIX, non sarebbe male avere un dibattito che tenesse conto degli sviluppi che la filosofia e la scienza hanno avuto negli ultimi 200 anni. 2) Espressioni vaghe e generiche come “c’è chi…” “alcuni…” “sempre più spesso…” ecc, appartengono al genere letterario della diatriba, la loro funzione è quindi esclusivamente retorica e/o propagandistica. Nell’ambiente scientifico di solito si usa citare l’autore, il titolo, il capitolo, il paragrafo ecc. 3) Il contradditorio è parte integrante di ogni attività accademica

Carlo

Mah, intervento interessante e abbastanza sopra la media per Avvenire e la chiesa cattolica. Ha come maggior pregio una certa onesta’ intellettuale che manca spesso ai cattolici. Secondo me il ragionamento di Caffarra pecca quando considera la ragione desiderante come uno strumento della sola fede. In effetti sono i desideri (di capire, che l’universo sia razionalmente spiegabile) che mandano avanti anche la scienza, la quale, pero’ ha i fatti con cui confrontarsi, e non solamente il proprio desiderio.

E’ quello che l’arcivescovo chiama “misura spersonalizzata” ed in effetti e’ una dura lotta tra la nostra ragione e i sempre sorprendenti risultati sperimentali.

Infine secondo me e’ un po’ infantile desiderare che ci sia una risposta, quando (per onesta ammissione del arcivescovo) i fatti dicono che non c’e’.

@ Ernesto. Non vedo la confusione tra scienza e tecnica.

Massimiliano

Ma cosa vi aspettate da un giornale come l’Avvenire?!
Quello è il giornale dei preti , dei vescovi , suore e compagnia bella

Giovanni

Forse la mia è una lettura semplicistica ma a me il testo sopra riportato mi è sembrato semplicemente una spiegazione della religione in generale: la scienza ci da una spiegazione fredda della morte e della malattia che non basta a consolarci, bene, inventiamone una che possa servirci da conforto. Ma questa spiegazione basata sui sentimenti è appunto un’invenzione, una finzione che, anche se parte da nobili scopi consolatori è pur sempre infondata e creata dall’immaginazione.

archibald.tuttle

“Le questioni metafisiche, etiche e religiose esigono quindi un uso della ragione profondamente diverso da quello esigito dalle questioni scientifiche”

ma e’ ridicolo. e nessun docente universitario che gli abbia fatto una pernacchia??? come fanno a esistere 2 usi diversi della ragione???? l’unico uso alternativo della ragione e’ quello sbagliato, E BASTA. perche sta gente da migliaia di anni puo dire tutto e il contrario di tutto senza mai nessuno che li sbugiardi una volta per tutte?

Marja

Le questioni metafisiche, etiche e religiose esigono quindi un uso della ragione profondamente diverso da quello esigito dalle questioni scientifiche».
Forse questo sarà vero per le questioni metafisiche e per le questioni religiose. L’etica invece deve avere fondamenti positivi perché serve a disciplinare la vita dell’uomo, ad opera dell’uomo, esclusivamente in questo mondo materiale e quindi deve essere condivisibile da tutti, deve tendere ad obiettivi di utilità compravata, perché nessun uomo ha il diritto di limitare le scelte e i comportamenti degli altri uomini se non c’è una necessità pratica evidente di tutela di un altro interesse materiale ed evidente pertinente alla collettività o ad altri individui!

annarosa

X Marja: quali possono essere i fondamenti positivi di un’etica condivisa? Non credo sia facile trovarne anche perchè già il “Non nuocere agli altri”, che sembrerebbe condivisibile da tutti, si scontra con cosa si intende per “altri”. I razionalissimi Romani erano convinti che gli schiavi fossero meno “altri” dei padroni e i “barbari” non avessero lo stesso valore dei “cives Romani”. I modernissimi Rivoluzionari francesi pensavano che gli uomini di colore non fossero uguali ai bianchi; i comunisti di Mao che i tradizionalisti valessero un po’ meno dei rivoluzionari; i nazisti che i non-ariani potessero essere sterminati..ecc. Senza nessun accento polemico, secondo te quali potrebbero essere?

Marja

Ciò significa solo che l’etica come tutto ciò che è umano ha dei limiti perché l’etica è per sua natura relativa svolgendosi nella storia e nella storia, nella società e per la società, il fatto però che tutto ciò che è umano ha un limite non autorizza alcuni uomini ad imporre i propri valori che se fossero fondati su una verità assoluta, quando invece sono fondati su assunti indimostrabili. E poi mi sembra che allo stato attuale gli ordinamenti giuridici evoluti riconoscono piena tutela a qualsiasi essere umano a prescindere dalla razza, dalla condizione sociale, dalla religione etc… cosa che la chiesa non si è mai sognata di promuovere, visto che per esempio ha sempre discriminato gli ebrei, e inoltre la chiesa non è mai stata contro la schiavitù, l’ha sempre tollerata, anzi Paolo di Tarso raccomanda agli schiavi di obbedire ai propri padroni, non è mai stato nel suo programma di abolirla. Se poi secondo voi l’ordinamento giuridico di uno stato deve qualificare come altro da tutelare anche un ovocita fecondato, una forma di vita ancora allo stadio meramente cellulare, opprimendo il diritto della donna di disporre del proprio corpo e della propria esistenza….

Marja

Ciò significa solo che l’etica come tutto ciò che è umano ha dei limiti perché l’etica è per sua natura relativa svolgendosi nella storia e per la storia, nella società e per la società, il fatto però che tutto ciò che è umano ha un limite non autorizza alcuni uomini ad imporre i propri valori come se fossero fondati su una verità assoluta, quando invece sono fondati su assunti indimostrabili. E poi mi sembra che allo stato attuale gli ordinamenti giuridici evoluti riconoscono piena tutela a qualsiasi essere umano a prescindere dalla razza, dalla condizione sociale, dalla religione etc… cosa che la chiesa non si è mai sognata di promuovere, visto che per esempio ha sempre discriminato gli ebrei, e inoltre la chiesa non è mai stata contro la schiavitù, l’ha sempre tollerata, anzi Paolo di Tarso raccomanda agli schiavi di obbedire ai propri padroni, non è mai stato nel programma del cristianesimo l’abolizione della schiavitù. Se poi secondo i cattolici l’ordinamento giuridico di uno stato deve qualificare come altro da tutelare anche un ovocita fecondato, una forma di vita ancora allo stadio meramente cellulare, opprimendo il diritto della donna di disporre del proprio corpo e della propria esistenza…

Marja

del resto la natura è il regno della sopraffazione, l’uomo facendo parte di questa natura non è diverso, talora per sopravvivere deve fare del male anche ai propri simili, l’etica serve per ridurre questo male al minimo necessario. Un mondo dove regni l’armonia e la giustizia perfetta è impossibile, tutte le volte che qualche regime politico ha tentato di realizzarlo ha prodotto immani tragedie!

Ela

RazionalMENTE.net scrive: “La ragione non può mai portare alla violenza, a meno che non sia una ragione debole, poco razionale.”

Sarà… ma a me sembra che diversi conflitti nella storia derivino da ragionamenti utilitaristici, molto poco sentimentali o emotivi…

Generalizzare, estremizzare e demonizzare in toto non fa mai bene, da NESSUN lato!

Giovanni

x annarosa e Marja, secondo me l’uomo non è perfetto quindi può sbagliare, può fare leggi ingiuste ecc.. ma penso che sia fondamentale che si sforzi di adottare una morale il più condivisa possibile e volta al miglioramento della vita del più alto numero di esseri umani possibile. Anche se esistesse dio tutto ciò non cambierebbe, perchè se fosse vero che dio è perfetto, egli nella storia ha lasciato testimonianze alquanto criptiche e sta agli imperfetti uomini interpretarle e queste interpretazioni possono essere sbagliate, quindi la morale religiosa è sempre in fin dei conti umana-imperfetta e non divina-perfetta

RazionalMENTE.net

# Ela scrive: RazionalMENTE.net scrive: “La ragione non può mai portare alla violenza, a meno che non sia una ragione debole, poco razionale.”

Sarà… ma a me sembra che diversi conflitti nella storia derivino da ragionamenti utilitaristici, molto poco sentimentali o emotivi… Generalizzare, estremizzare e demonizzare in toto non fa mai bene, da NESSUN lato!

Rispondo:
a meno che non sia una ragione debole, poco razionale significa appunto che escludevo l’apparente razionalità di dittature e conflitti. O forse pensi che il nazismo abbia rappresentato un momento di alta razionalità?

Giuseppe

«Perché l’uomo possa con la sua ragione muoversi verso la fede cristiana deve guarire la sua ragione da quell’uso positivistico in cui essa ha deciso di imprigionarsi»

Qui si da’ per scontato che l’uomo *debba* muoversi verso la fede cristiana. Domanda: perché?

«La ragione si automutila quando pensa che non potendo avere domande come queste risposte scientificamente verificabili, devono essere giudicate prive di senso oppure non suscettibili di risposte vere o false»

Probabile, ma resta da chiarire in base a quali criteri decidere se certe risposte (ma io direi prima ancora le rispettive domande) abbiano un senso e se siano giudicabili vere e false. Quali possono essere questi criteri?

«quale uso della ragione, allora, può sostenere l’uomo nella sua fede e rendere la sua decisione di credere una decisione ragionevole?»

Torniamo all’inizio. Diamo per assodato che l’uomo debba tendere alla fede (e in particolare a quella cristiana) e cerchiamo un uso della ragione che renda “ragionevole” la sua decisione di credere. Ma così assumiamo che la decisione di credere sia giusta già in partenza e poi cerchiamo un modo di ragionare che ci conforti di questo. Ma se scegliamo assiomaticamente la fede, che bisogno abbiamo poi di giustificarci?

«Chi continua a ritenere – ha commentato l’arcivescovo – che merita il nome di ragione solamente quella espressa dal primo paradigma (la “razionalità neutra”), si preclude definitivamente l’ingresso nell’universo della fede».

Idem come sopra.

«La ragione che giudica “scandaloso” il dissidio tra le aspirazioni dell’uomo e le sue delusioni non si rassegna ma si chiede se non ci sia una risposta reale al desiderio umano di salvezza. L’uomo dispone in proprio di un solo strumento, la ragione, per cercare la risposta vera a quella domanda. È una ricerca messa in atto da un desiderio ragionevole e da una ragione desiderante: è questo l’uomo».

E la risposta è…? Qual è questa risposta? Come la si deve cercare? Come si fa ad essere infallibilmente certi che è quella vera? Io sarei tranquillamente d’accordo a metter da parte la ragione “scientifica” nell’affrontare certe questioni, ma ciò che Caffarra sottintende (ma non dice) che la risposta esiste già ed è quella che lui professa, ovviamente. Altro che ricerca…

archibald.tuttle

“forse pensi che il nazismo abbia rappresentato un momento di alta razionalità?”

sicuramente no, ma i nazisti pensavano di si…

RazionalMENTE.net

Archibald, mi sembra di essere stato molto chiaro. Ho detto che la ragione dell’individuo può sbagliare, ma che la scienza è qualcosa di oggettivo e quindi un punto di riferimento cui possiamo affidarci con sufficiente tranquillità. Lo so che anche un folle può credere di essere razionale. Tutti pensiamo di essere razionali, ma c’è chi ragiona meglio e chi peggio. Capisco che il mio è un discorso un po’ idealista, ma anche quello di Caffarra lo è. Quindi, mettendomi sullo stesso piano, dico che la ragione è preferibile al sentimento e che idealmente non può condurci al male.

RazionalMENTE.net

Frena!! La fede invece è in parte ragionevole, nel senso che la dottrina in cui ti viene chiesto di credere o che ti viene imposta non è totalmente illogica. Anzi questo uso della logica (certamente stentato e approssimativo) serve ai teologi per poter dire che il loro discorso è basato sulla ragione e che fides et ratio non sono in contrapposizione.

In sintesi è come se io mettessi un po’ di cacao in una zuppiera di latte e cercassi di spacciarlo per cioccolata calda.

I credenti a volte non si rendono conto che nella quotidianità come nei loro studi teologici usano la stessa ragione che usano tutti, non una ragione “divina” diversa e separata. La usano male, su questo non ci piove.

Bright Alien

Io non freno, e penso invece, come raphael, che la fede non possa essere mai considerata “in parte ragionevole”.

Questo per il semplice motivo che la dottrina di fede poggia su un’ipotesi di partenza che é totalmente metafisica e non falsificabile (esistenza di dio), e quindi impossibile da analizzare con la ragione e/o la logica. In altre parole, per dirla come Popper, una teoria che non é falsificabile non é scientifica.

Quando invece veniamo posti di fronte a strutture che partono da ipotesi falsificabili, allora possiamo utilizzare la ragione.

O si utilizza la ragione, o la fede, ma ognuna di esse fino in fondo, senza “mescolamenti”.

raphael

E’ chiaro che se si salta il fosso “Dio esiste”, ogni religione dà poi sfoggio di una logica quasi ineccepibile. Più il bisogno di avere risposte è intenso e più ci si incammina verso la luce o in termini atei si sparano cazzate ma non alla cieca bensì mirate all’ultima risposta: Cristo (risposta cattolica)

RazionalMENTE.net

Evidentemente non mi sono espresso bene. Diciamo allora che la dottrina è in parte ragionevole, ok. La fede è credere senza sapere, quindi non è ragione ma sentimento.

La dottrina è in parte ragionevole perché utilizza non solo le verità di fede, ma anche gli strumenti della ragione che applicati ai paradossi della fede e del dogma falliscono miseramente il loro obiettivo.

Insomma, è questione di intendersi. Non scomodiamo Popper.

RazionalMENTE.net

Ti faccio un esempio. Leggi il mio articolo sul diavolo. Il ragionamento che cercano di fare in questo passo del catechismo parte da verità di fede, cerca poi di giustificare le cose in modo razionale e conclude poi con una resa: il mistero.

Questo tipo di dialettica porta molta gente poco accorta a credere che in tali disquisizioni vi sia una certa logica che in realtà è solo un tentativo fallito di spiegare razionalmente delle verità di fede.

Bright Alien

[Insomma, è questione di intendersi. Non scomodiamo Popper]

Non é che io sia in disaccordo, intendiamoci. Diciamo che insisto su una particolare prospettiva.
Il fatto é che da molto tempo ho un chiodo fisso: secondo me mescolare la ragione e la fede é un processo comodo ma illegittimo. Comodo per i credenti, che in tal modo verniciano con una patina di credibilitá i loro assurdi dogmi; comodo per gli ecclesiastici, che in tal modo fanno leva sulle menti semplici con degli slogan ad effetto; comodo per tutti coloro che vogliono mentire a se stessi.
Ma é anche totalmente illegittimo, ed é semplicemente questa la mia battaglia. O si utilizza la ragione, o la fede. Quindi, scomodo Popper per il semplice motivo che mi dá energicamente una mano a separare il dominio della ragione (che chiamo scienza) dal dominio della fede (che chiamo religione).

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