«È forse immorale un gay? Lo è forse un trasgender? Immorale sarebbe un film sulla pedofilia tra gli ecclesiastici». Parte così l’onorevole Vladimir Luxuria, parlamentare eletto con Rifondazione comunista e protagonista, suo malgrado, di una nuova polemica che rischia di incendiare la discussione politica e culturale innescata dall’ex ministro Carlo Giovanardi sulla fiction di Rai Uno «Il padre delle spose». Il caso scoppia nella città di Ravenna, in un piccolo cinema d’essai che conta, col pienone, un centinaio di spettatori. Il 12 giugno scorso, nella piccola sala, 35 spettatori assistono alla proiezione di «Mater Natura», ultima fatica del regista Massimo Andrei. La trama racconta di quattro transessuali napoletani che, delusi dal mondo, decidono di mettere in piedi un agriturismo. Che la pellicola sia di qualità è indubbio. Il film è stato premiato a Venezia con un premio della critica e uno del pubblico. La piccola sala ravennate è però di proprietà della parrocchia San Rocco. E così quando don Ugo, il parroco, scopre di che tratta il film, corre ai ripari. In agosto al gestore, la società Jolly, arriva una lettera dell’avvocato della parrocchia. Si ordina di chiudere e considerare risolto il contratto d’affitto per aver violato una delle clausole. L’accordo, infatti, prevede l’impegno della società a proiettare solo pellicole «che rappresentino valori artistici e culturali unitamente riconosciuti e di indiscusso valore morale». La società risponde che non se ne parla, che non c’è stata alcuna violazione e il caso finisce in tribunale. […] Un giudizio, però, la Chiesa lo ha già emesso. La Commissione nazionale valutazione film della Cei (Conferenza episcopale italiana) ha bollato la pellicola «inaccettabile», «negativa», «gravemente contraria e in antitesi alla morale cristiana». Su questa valutazione, d’altra parte, don Ugo ha poggiato la sua richiesta di sfratto. Ma il gestore della sala, Giovanni Mendola, non ne vuole sentire parlare. «Don Ugo dice di aver ricevuto la richiesta dall’Acec, l’associazione degli esercenti cattolici – racconta -. Io, però, ho iscritto il cinema Jolly all’Anec, l’associazione nazionale esercenti cinema, e con la curia e la Cei non ho nulla a che fare. Grazie al cielo». E dire che il cinema Jolly è l’ultima sala a resistere allo strapotere delle multisale. Il penultimo ha ceduto l’anno scorso. Per provocazione si è trasformato in un tre sale porno. Ingresso nel centro storico della città a partire dalle 15. Anche lì la Curia non ha fatto i salti di gioia.
Film con Luxuria, parroco chiude cinema
15 commenti
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Probabilmente al parroco danno fastidio gli uomini che vanno in giro con la gonna e che non hanno rapporti con le donne 🙂
eh, eh, eh! questa è carina, bravo Razi!
“Immorale sarebbe un film sulla pedofilia tra gli ecclesiastici”. questa frase di wladimiro guadagno suona piuttosto ambigua…..
La parrocchia proprietaria è quella di san Rocco.
Probabilmente vogliono mettere su anche li un cinema porno; si vocifera che ce ne sia già più d’uno di proprietà (segretamente) di preti ed è più remunerativo di uno d’essai.
Inoltre la parrocchia farà onore al nome del suo santo:
San Rocco (Siffredi).
Invece “la mala educacion” sarebbe andato bene, visto che si racconta di abusi da parte di preti su bambini, cosa che nella realtà succede?
ipocrisia, ipocrisia…
quando si dice che la chiesa non odia le persone……..le ghettizza solo, non dando loro possibilità di esprimersi (chiusura sala docet)
Povera Italia, schiava dei preti. Dove andremo a finire?
Sarà il tribunale a decidere in merito, resta il fatto che i programmatori delle “sale della comunità” (come si chiamano adesso le sale parrocchiali) sanno benissimo che non possono proiettare film classificati “inaccettabili” dall’ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema). La chiusura mentale di questo ente, che fa capo direttamente alla CEI, si può toccare con mano dando una scorsa alle “valutazioni pastorali” dei film nel loro database:
http://www.db.acec.it/pls/acec/datafilm_consulta_gp_relII.pannello_ricerca?avanzata=1
selezionando giudizio “Inaccettabile” e anno di uscita “tutti” si hanno l’elenco dei film incriminati (tra le tante oggettive schifezze, molti gioielli e capolavori)
Bisogna anche dire che in molte realtà italiane le sale parrocchiali sono le uniche ad offrire una programmazione cinematografica che non sia puramente commerciale e promuova film altrimenti destinati alla censura del mercato (che può essere altrettanto forte di quella ecclesiastica).
INVECE DI SCONFIGGERE IL REGIME TALEBANO IN AFGHANISTAN, PENSASSERO A SCONFIGGERE IL REGIME CLERICALE ITALIANO!!!
ma luxuria chi?quella che ha bocciato l emendamento della rosa del pugno sul ripristino dell ICI ai monasteri e ai beni immobili ecclesiastici????
LE INVASIONI BARBARICHE
Giudizio: Inaccettabile/negativo
Valutazione Pastorale: Denys Arcand aveva diretto nel 1986 “Il declino dell’impero americano”. Oggi precisa: “Un giorno mi è venuto in mente che avrei potuto rimettere insieme il cast di personaggi meravigliosamente stravaganti di quel film: il loro senso dell’umorismo, il loro cinismo e il loro genio avrebbero rivissuto nella leggerezza alla quale aspiravo (…) Remy è convinto che siamo entrati in un’epoca di barbarie…L’impero americano è il dominatore assoluto del mondo. In quanto tale, dovrà costantemente respingere il flusso di attacchi barbarici. L’11 settembre é stato il primo che è riuscito a colpire al cuore l’impero. Il primo di molti a venire…Visti da Washington i francesi, i bulgari o i giapponesi sono un’unica cosa: barbari”. Queste dunque sono le premesse sulle quali il canadese Arcand costruisce la teoria di un mondo contemporaneo ormai arrivato al capolinea delle proprie sensazioni e incapace di trovare nuove motivazioni di vita. Per supportare questo percorso, Arcand mette in scena un malato terminale e lo segue nel suo ricordare il ‘felice’ passato di quei giovani che ‘volevano cambiare il mondo’. Siccome, a loro dire, non lo hanno fatto e anzi le cose sono andate all’opposto di come loro volevano che andassero, ne consegue che ormai la civiltà é finita, la barbarie è alle porte, anzi è già qui in mezzo a noi, e opporvisi serve a poco. La sconfitta é imminente e tanto vale prenderla in contropiede, dandosi da soli la morte. Così Arcand, muovendosi con indubbia capacità professionale, fa della stanza dell’ospedale un microcosmo, la sintesi di tutto ciò che succede ‘fuori’, il resoconto degli errori e degli orrori che pesano sull’Occidente. Il limite più grosso e evidente di questa architettura filosofico-culturale è nelle premesse e nella conclusione: nella consapevolezza cioè di essere sempre schierati dalla parte giusta, in passato (quando la rivoluzione era il sogno da inseguire), nel presente (rifiutando tutto ciò che esiste), e nel futuro (per migliorare il quale non vale più la pena battersi e così è più facile togliersi di mezzo). Ne esce in sostanza una specie di continuato autocompiacimento e di autoassoluzione da tutte le scelte fatte. Che poi Arcand certo enumera e passa in doverosa rassegna: l’educazione cattolica, la difficoltà di ricompattarsi su certi valori sociali e religiosi, l’invettiva umoristico-irriverente contro Maria Goretti e quella contro Madre Teresa e il Papa, la presenza in ospedale della suora laica, il magazzino della chiesa con arredi religiosi ormai dimenticati. Elementi che senz’altro allargano il ventaglio di tematiche del copione, ma che non possono sottrarsi al confronto con la conclusione: l’eutanasia come rifiuto cosciente e programmato della vita. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come inaccettabile, e nell’insieme negativo.
Utilizzazione: l’utilizzazione é da evitare in programmazione ordinaria. In altre circostanze, la proposta della pellicola é da subordinare al parere dell’ordinario in vista di proiezioni mirate con introduzione, dibattito, e supporti utili ad un migliore approccio al film.
http://www.db.acec.it
Sembra un sito neonazista (e probabilmente lo è).
A me è sembrato un film molto bello, intelligente, pieno di considerazioni sagge. Si vede che quel che sembra bello a me, sembra brutto a loro. Che ci vogliamo fare?
Sì, Alessandro, proprio quella.
La stessa parlamentare che ora s’incazza se in un’attività commerciale di proprietà della Chiesa, quindi esentata dall’ICI grazie anche al suo voto, la CEI decide che il suo film non merita d’essere proiettato.
Questi cattolici criticano tanto la scienza poi però la usano, eccome! Hanno invaso Internet coi loro assurdi siti, un vero e proprio spam di scemenze. Si può dire che ci sono più siti cattolici che cattolici. Una vera follia.
MENO MALE CHE C’E’ LA CHIESA CATTOLICA APOSTOLICA E ROMANA CHE VEGLIA SULLA MORALE E LA VERITA’
fORZA BENEDETTO SIAMO TUTTI CON TE!!!!!!!!!!!!!!!!!
Il bello è che tutti questi film, giudicati come inaccettabili, quei censori li hanno visti e sicuramente rivisti diverse volte, vista la dovizia nella descirzione di tutti i particolari, per ogni pellicola, contro i quali si sono scagliati
Soprattutto quelli porno, come giustamente faceva notare Giordano Bruno Guerri.
http://www.razionalmente.net/html/saggi_chiesaecinema.html