Forse Giorgio Napolitano non immaginava di scatenare tante polemiche sulla questione della bioetica condivisa.
Oggi Federico Guiglia ci offre la possibilità di riflettere una volta di più e ci mette in guardia verso il vero pericolo e la vera origine delle proteste verso l’invadenza vaticana, Bioetica, chi teme la Chiesa ha paura delle proprie idee, Il Giornale, 27 novembre 2006. […] Io mi ritrovo a pormi domande talmente ingenue che ci deve essere qualcosa che non va: non è in discussione il dialogo o la ricerca di soluzioni che possano essere condivise, ma il modo di cercare queste soluzioni. Le credenze religiose (e parlo al plurale perché è bene ricordare che esiste qualche altra religione oltre a quella cattolica) sono una questione privata, a differenza delle leggi di uno Stato. Una legge che permetta di compiere un atto che secondo una religione è immorale non impone al credente di quella religione di peccare (si pensi al divorzio), ma lascia liberi gli altri cittadini di scegliere. Questa è la formidabile invenzione che si chiama Stato laico. Che non implica l’impiccagione di chi rivolge speranze e parole al crocifisso. […] Non è questione di temere il pensiero della Chiesa. Ma dell’assenza di pensiero (e di coraggio) della politica, su questo siamo perfettamente d’accordo. Il Vaticano fa il suo lavoro, la politica tace e forse si augura che, passata l’emergenza del momento, ci si dimentichi e si ricominci a pensare ad altro, a questioni meno scottanti, per non rovinare accordi e intese già fragili. E per non sciupare il flusso di turisti a caccia di souvenir e di espiazione.
L’articolo di Chiara Lalli è stato postato sul blog Bioetica
imporre comportamenti legati a un credo religioso e alla morale che ne consegue ad una persona non credente è una violazione dei suoi diritti.
Finchè non si accetta questa cosa per me non c’è alcun dialogo possibile.
Io penso che nessuna persona dotata di un minimo di intelligenza possa avere paura delle idee della chiesa, io penso che piuttosto siano da temere il potere politico che la chiesa è riuscita ad acquistare in Italia grazie ad una classe dirigente debole e connivente.
Una legge che permetta di compiere un atto che secondo una religione è immorale non impone al credente di quella religione di peccare (si pensi al divorzio), ma lascia liberi gli altri cittadini di scegliere.
questo è il centro di tutte le argomentazioni laiche… se tutti la pensassero in questo modo allora noi saremmo tutti + sereni… 🙁 .. purtroppo però quando si tratta di influenza politica e di potere le gerarchie ecclesiastiche se ne infischiano della libertà altrui…
Comunque, in Europa, c’è un solo paese che ci supera in fatto di teocrazia, indovinate chi è? La Polonia,dove, nello scorso ottobre è iniziato l’esame su un disegno di legge che renda pressocché impossibile la pratica dell’aborto. Infatti su iniziativa della fondamentalista Lega delle famiglie polacche si sta cercando di far inscrivere nella costituzione il principio del diritto alla vita fin dal momento del concepimento. Già oggi la legislazione polacca in materia di aborto è una delle più restrittive,permettendo la IVG solo in caso di stupro(ma non è sempre facile provare l’esistenza di una violenza sessuale),incesto, malformazione irreversibile del feto o pericolo di vita della madre. Restrizioni che hanno fatto crescere il numero degli aborti clandestini, stimati fra gli 80.000 e 200.000 l’anno. Studi ginecologici fuori legge pubblicano annunci mascherati sui giornali.
Il fondamento laico che pone l’ordinamento giuridico su di un piano di razionalità, quindi non condizionabile da etiche derivanti dalle religioni, , in Italia, sarebbe accolto e approvato dalla grande maggioranza dei cittadini, che pur definendosi di religione Cattolica, vivono la secolarizzazione nei costumi e nei comportamenti attraverso i fatti oggettivi.
E’ la forza politica che la chiesa Cattolica esercita attraverso le sue molteplici organizzazioni , che permeano come virus la società reale, a costituire il problema della disarmonia tra il comune sentire e i contenuti legislativi.
Ma in questo sono fiducioso: sono in atto processi di crescita culturale che si realizzano attraverso i moderni mezzi di comunicazione, contro cui poco o nulla potranno il magistero della fede e gli epigoni politici che lo sostentano; è solo questione di tempo , i costumi cambieranno a dispetto delle encicliche e di quantaltro la chiesa predisporrà per frenare la crescita della cultura e della consapevolezza.
E’ sempre stato cosi’ da secoli.
Leo55