I gesuiti contro Augias: ‘Attacco frontale alla fede cristiana’

Ai gesuiti non è piaciuto il libro su Gesù. La Civiltà Cattolica, autorevole rivista della Compagnia di Gesù, pubblica nel prossimo numero una dura recensione di Inchiesta su Gesù di Corrado Augias e Mauro Pesce, pubblicato nel settembre scorso da Mondadori, uno dei volumi più venduti della stagione. A firmare l’articolo, che suona come una vera e propria stroncatura, è padre Giuseppe De Rosa che definisce il libro “un attacco frontale alla fede cristiana”. “Soprattutto dispiace il fatto, storicamente ed esegeticamente ingiustificato – scrive il critico gesuita – che in tale volume sia contenuto obiettivamente, quali che siano state le intenzioni dei due autori, un attacco frontale alla fede cristiana”. Secondo Civiltà Cattolica, il libro di Augias e Pesce sostiene che il cristianesimo abbia falsato la figura di Gesù “cristianizzandolo” e facendone quello che egli non sarebbe stato. Sarebbe perciò falso tutto ciò che la fede cristiana professa riguardo a Gesù. A questa presentazione, padre De Rosa muove alcuni rilievi critici che contestano le principali affermazioni del volume. Il più forte di questi rilievi riguarda il fatto che nel libro di Augias e Pesce “viene negato il cristianesimo nella sua totalità: sono negate, infatti, tutte le verità cristiane essenziali, quali la divinità di Gesù, la sua incarnazione, la sua concezione verginale, il carattere redentivo della sua morte, la sua risurrezione dalla morte”. Padre De Rosa definisce poi “assolutamente inaccettabile proprio sul piano della storia” la frattura che il professor Pesce (uno dei massimi biblisti italiani, ndr) pone tra il “Gesù della storia” e il “Gesù della fede”, perché “in realtà questa frattura non esiste”. Una critica che Augias, già oggetto di una dura presa di posizione del quotidiano dei vescovi l’Avvenire, non sente di condividere. “Privato del suo mantello teologico – spiega – Gesù diventa una figura più affascinante, perché più drammatica, più fragile, una figura da amare, che si capisce molto meglio senza fede”. Quanto all’accusa di “attaccare frontalmente” la fede, la replica di Augias è altrettanto ferma: “Noi ci limitiamo ad analizzare Gesù dal punto di vista storico, al pari di Alessandro Magno o Giulio Cesare, altre grandi figure che hanno cambiato il corso degli eventi: se davanti a questo la fede barcolla, povera fede”. […]

Fonte: Repubblica.it

30 commenti

Giuseppe

Augias, a quanto ho capito (non ho letto il libro), non mette nemmeno in discussione la storicità di Gesù, cosa direbbero allora gli stessi gesuiti di quelle ricerche che portano a mettere in dubbio la sua reale esistenza?

Carlo

ha ragione Augias, questi commenti rivelano intolleranza. Inoltre mi sembra un argomento molto debole attaccare il pensiero di qualcuno dicendo che le conseguenze di tale pensiero siano negative (un’idea personale dei gesuiti, tra l’altro). Se vi sono inesattezze storiche o di documenti nel libro di Augias, lo si segnali. Se invece tali inesattezze non sono presenti, al massimo si puo’ contestare l’interpretazione dell’autore, ma lo si faccia almeno in maniera circostanziata, non generica.

cartman666

Il problema e’ che le fonti storiche a cui si riferisce la chiesa per giustificare l’esistenza di cristo praticamente non esistono,oramai citano soltanto i vangeli,che sono gia’ da loro stessi riconosciuti come verita’ di fede e non verita’ storica.
Non ho letto il libro di Augias, e non so a quali fonti si riferisce, pero’ credo che Cascioli abbia maggiormente colto nel segno.

davide

se si sono incazzati così tanto vuol dire che allora la fede cristiana è razionalmente parlando molto debole nonostante 2000 anni di tradizione teologica. Se una cosa infatti è vera che bisogno c’è di aizzarsi così tanto contro chi nega la verità di quella cosa?Quasi quasi se non costa tanto lo compro

Gio

Ma i gesuiti cosa vorrebbero? Che i fatti e i commenti su Gesù e sul cristianesimo possano essere raccontati solo da loro, e magari col solo uso della “fede”, invece che della Storia?

Sempre più ridicoli, e sempre più anacronistici, questi fondamentalisti cattolici…

Leo55

Esistono molte pubblicazioni a riguardo, ognuna vuole presentare degli aspetti nuovi o pretende di argomentare scenari piu’ o meno verosimili.
Il libro di Cascioli (La favola di Cristo) è molto documentato e ricco di riferimenti storici attendibili, sebbene non nasconda che le fonti da cui attinge sono per forza di cose (manipolazioni e contraffazioni effettuate nel corso dei secoli dai padri della chiesa) frammentarie e incomplete.
Anche Cascioli propende per l’esistenza storica di un alter ego di Gesu’, tale Giovanni da Gamala, figlio di Giuda, bandito nazir catturato e giustiziato dai romani…..io sono del piu’ modesto avviso che la figura di Gesu’ sia del tutto immaginaria, creata a misura delle saghe del culto di Mitra con innesti di varie religioni orientali (Osiride, Ur, ecc) montate come si farebbe con un film, addivenendo attraverso correzioni e cassazioni funzionali alle esigenze dei regnanti e dei potenti, fino alla stesura definitiva dei quattro vangeli ufficiali.

Marja

GESUITI METTETEVI L’ANIMA IN PACE DIO E CRISTO SONO MORTI! NON CI CREDE PIU’ NESSUNO. NON CI CREDETE NEPPURE VOI, SOLO CHE VI FA COMODO CONTINUARE A FINGERE DI CREDERCI PERCHE’ SU QUESTE MENZOGNE SI FONDANO TUTTI I GRANDI E MAGNIFICI PRIVILEGI DI CUI GODE LA VOSTRA CORPORAZIONE SACERDOTALE!!!
QUALCUNO HA MAI AVUTO MODO DI VEDERE CHE VITA DI LUSSO CONDUCONO QUESTI PADRI, SE FOSSI STATO UN MASCHIO QUASI QUASI AVREI ANCH’IO FINTO DI CREDERE IN DIO PER FAR PARTE DELLA LORO CORPORAZIONE…

Steve

La Civiltà cattolica è quel giornale dei gesuiti che quanto Barnard effettuò il primo trapianto di cuore attaccò violentemente il chirurgo sudafricano perché i trapianti dissacravano il corpo umano e il cuore, simbolo dell’anima.

Ci volle un quarto di secolo perché Wojtyla ricevesse Barnard in Vaticano, senza ammettere l’errore commesso.

luigi

splendida veramente splendida marja.sono perfettamente d accordo con te. la chiesa cattolica ha solo rovinato tantissime persone. vergogna chiesa cattolica!!!!!!!!!!!!!!! che grinta che hai marja!!!!!!!!!!!!!!!!!

Marja

ma esiste qualcosa a cui la chiesa non sia opposta? ogni giorno ne sento una, fino ad ora ho sentito che la chiesa nell’ottocento era contraria agli asili per infanti di donne lavoratrici adducendo come pretesto che le madri per andare ad allattare i figli durante le pause dovevano stare tutte insieme in una stanza con il seno nudo(e ciò ovviamente era una cosa sconveniente), poi ho sentito che all’inizio la chiesa si è opposta anche alla pratica della chirurgia plastica(e mi pare che anche di recente abbia dato in materia delle direttive restrittive), adesso sento che era contraria anche ai trapianti di cuori, ma c’è stato qualche progresso, qualche novità, qualcosa che ha portato qualche vantaggio all’umanità a cui la chiesa non si sia opposta?

Christian

Riscoprire, anche se con 2000 anni di ritardo, la profonda umanità di Gesù, la sua paura per la morte, comune a tutti noi, il suo essere tentato di abbandonare tutto e fuggire, valorizza ancora di più la forza ed il coraggio delle sue scelte.
Ed essendo umano al 100% il coraggio delle sue scelte e la forza della sua vita mostrano ancora di più, per contrasto, la pochezza morale di chi oggi lo adora e che poco o nulla ha a che spartire con lui. E’ più facile dire “era Dio, io non sono Dio, quindi non sono tenuto ad imitarne il comportamento” piuttosto che “era umano come noi e quindi ogni fedele è tenuto a seguirne l’insegnamento”. Di questo sono davvero terrorizzati i cattolici.

RazionalMENTE.net

Secondo me…

In quel tempo, la Palestina era sotto la dominazione dell’Impero Romano e le autorità locali, insomma le autorità religiose, erano anch’esse sotto lo schiaffo dei romani, ma per opportunismo erano dalla loro parte. Ai tempi di Gesù in Palestina non c’era differenza tra legge di Stato e legge religiosa (un po’ come nell’attuale Islam). Tanto è vero che lo stesso Gesù parlava della legge, non della legge religiosa.

Penso che le idee “cristiane” circolassero già da un po’ di tempo in Palestina, un po’ come una Chiesa clandestina che aveva come scopo anche l’opposizione alla dottrina ufficiale e quindi l’opposizione al governo ebraico e romano.

L’ingresso nel Tempio di Gerusalemme da parte di Gesù, secondo me non fu come narrato nei Vangeli canonici e come spesso abbiamo immaginato. Intendo dire che forse fu un vero e proprio tentato golpe.

Il Tempio era luogo religioso ma era anche un po’ il simbolo del potere politico ebraico. Le tensioni che da tempo serpeggiavano tra il popolo trovarono espressione in questo movimento che aveva come leader Gesù o chi per lui.

Insomma, con una religione popolare che contrastava con quella ufficiale, e quindi con ideali molto diversi da quelli del potere, si cercò di liberarsi dell’oppressione romana che era appoggiata dalle autorità religiose ebraiche.

Comunque leggerò il libro di Augias, per vedere quali ipotesi vengono fatte.

Veritas

La vera origine del cristianesimo ed il vero profilo dei personaggi coinvolti sono così diversi da ciò che il clero bugiardo va raccontando da circa 19 secoli che chiunque, anche le persone addette ai “lavori”, faticherebbero a crederlo!! La vicenda è stata volutamente “ingarbugliata” dal clero falsario alfine di renderla “inricostruibile”! A paragone di ciò che fu nella realtà, quello che hanno scritto i vari Augias-Pesce, Dan Brown, Baigent-Leigth-Lincoln, ecc. può far solo che sorridere! Questo spiega ampiamente il motivo per cui, sebbene il Nuovotestamento sia pieno zeppo di contraddizioni, nessun erudito, per quanto “blasonato”, sino ad oggi è riuscito a venire a capo della faccenda, sebbene ciascuno di coloro che si sono interessati alla ricerca esegetica abbia dipinto una “tessera” molto importante per la ricostruzione dell’intero “mosaico”.

“Anche Cascioli propende per l’esistenza storica di un alter ego di Gesu’, tale Giovanni da Gamala, figlio di Giuda, bandito nazir catturato e giustiziato dai romani…. ”

Ho contattato più volte il Cascioli prospettandogli dei dati che inficiano chiaramente la sua tesi secondo la quale Gesù non fu un personaggio storico, sebbene egli ABBIA ragione quando afferma che l’uomo crocifisso (probabilmente non da Pilato ma dal suo successore Marcello) non fu Gesù, ma Giovanni di Gamala! Ed è altrettanto errato affermare che l’uno sia l’ “alter ego” dell’altro, quando in realtà essi furono di COMPENDIO l’uno all’altro! La dicitura “Gesù Cristo” NON è un errore grammaticale in quanto secondo la logica ci sarebbe dovuto essere di mezzo l’articolo “il”, visto che “Cristo” non è un cognome ma un attributo (unto), ma il risultato della SOVRAPPOSIZIONE della figura di Gesù su quella del “Cristo” crocifisso (Giovanni di Gamala)! Non fu un’operazione originale da parte dei falsari fondatori, ma essi ebbero un famosissimo modello pagano per ciò!!.

Negli scavi archeologici della zona del Palatino venne rinvenuta una lastra di pietra, che anticamente doveva aver fatto parte di una costruzione (probabilmente frequentata da schiavi), su cui era stato riportato un “graffito”, risalente al II secolo d.c.. Il graffito riproduceva uno “strano” crocifisso: una figura crocifissa con il corpo di un uomo e con la testa di un asino!! Accanto due omini stilizzati ed una scritta in greco che recitava: “Alexamenos adora il suo dio”. Subito il clero falsario, che aveva “mangiato la foglia” (perchè sa come andarono effettivamente le cose!) affermò tout-court che si trattava di un rarissimo esempio di una delle prime manifestazioni blasfeme nei confronti della religione cristiana! Ma le cose stavano effettivamente così?…ASSOLUTAMENTE NO!

Può anche darsi che l’autore abbia “disegnato” il suo capolavoro con spirito sarcastico, tuttavia quella figura è una preziosissima testimonianza (e forse qualcuno degli archeologici potrebbe averlo cominciato ad intuire) di ciò che avvenne all’origine del cristianesimo: la fusione della figura gesuana, rappresentata dalla testa d’asino, con quella del crocifisso (Giovanni di Gamala). Esistono delle spiegazioni logiche per cui la figura di Gesù fu strettamente accostata a quella dell’asino (in virtù della reale vicenda gesuana) ed il graffito ne testimonia inequivocabilmente la verità!

Tale accostamento fu così profondo nel mondo gesuano che i “padri falsari” avvertirono la necessità, per mistificare tale scottante aspetto, di inventarsi la panzana di Gesù che fa ricercare un asinello su cui salire in groppa, prima di entrare “trionfalmente” in Gerusalemme (cosa per’altro vera!), affinchè si adempisse la profezia dei profeti: insomma, profezie che si adempivano non per puro caso o per volontà “trascendente”, ma per mera volontà umana!! Pazzesco! 20 secoli di generazioni hanno creduto a tali allucinanti fandonie!

Anche nelle registrazioni rabbiniche del Talmud troviamo elementi (sebbene adeguatamente mascherati per sfuggire all’inquisizione assassina) che accostano INEQUIVOCABILMENTE la figura di Gesù a quella dell’asino, aggiungendovi particolari di devastante portata per la dottrina dei falsari!

giops

@Sagredo
Per fortuna la ragione ci fa progredire… ma ci libereremo mai di tutte queste baggianate? Mah…

charlotte

Consiglio a tutti di leggere i libri di David Donnini, in particolare CRISTO UNA VICENDA STORICA DA RISCOPRIRE. è una vera bomba, una ricostruzione minuziosa dei testi evangelici in cui mostra nei dettagli tutte le contraddizioni e le falsificazioni. leggetelo, costa solo 9,30 euro!!!!! 😉

netzer

Però i Gesuiti hanno ragione a criticare gli autori di questo libro perchè hanno fato un’analisi storica di Gesù e non si fanno le analisi storiche delle favole…..

Leo55

E’ proprio vero…..non si possono fare analisi storiche delle favole.
Il processo storiografico, da sempre, si alimenta di fonti attendibili.
Ossia la storia la si scrive basandosi su documenti comprovati scientificamente (con metodo scientifico), senza però avere il piglio di colui che indaga per dimostrare qualcosa disperatamente. Di Gesu’ di Nazaret, la storiografia documentale e comprovata scientificamente del tempo, non riporta alcunchè. Questo dovrebbe essere piu’ che sufficiente per escludere l’esistenza umana e terrena di un simile “fenomeno” adunatore di folle oceaniche , capace di compiere prodigi che tutti avrebbero dovuto notare.
Pensate un po’ se adoperassimo lo stesso zelo per dimostrare l’esistenza di tante creature mitiche , dai ciclopi agli ippogrifi, passando per i centauri (non Valentino Rossi) e finendo alle ninfe e ai fauni.

Kris

Siccome la penso come Neil Gaiman, e cioè che “le storie non hanno bisogno di essere accadute realmente per essere vere” penso che, anche se Gesù non esiste, alcuni suoi insegnamenti siano validi( i suoi insegnamenti originali, non quelli politici inventati dai suoi seguaci), nello stesso modo, ho imparato tantissimo da libri come il ciclo di Malaussène di Pennaco i libri di Vonnegut, ma anche da fumetti come Watchmen di Alan Moore e da tante altre storie ancora. Tutte storie inventate ovviamente.

Vassilissa

@ Marja “ma esiste qualcosa a cui la chiesa non sia opposta?”

Come no: gli strumenti di tortura

Leo55

@Vassilissa

Scusa, ma non ho capito bene se la tua è una battuta o un’affermazione seria….. Nella seconda e malaugurata ipotesi ti inviterei a documentarti su quali metodi il Tribunale della Santa Inquisizione si servisse per condurre gli interrogatori verso tutti quei poveri sfortunati/e che cadevano sotto il suo campo di indagine.
C’è una grandisima bibbliografia a riguardo, non hai che da consultarla.

Giovanni

Non ho avuto modo di leggere il libro, ma da quanto ho capito dalle recensioni non mi sembra più radicale di molti altre ricerche su Gesù, probabilmente se la sono presa tanto solo perchè questo libro avrà un adiffusione molto ampia. Comunque penso che Augias e Pesce non intendessero “attaccare” proprio nessuno, ma solo fare una ricerca storica, quindi se gli si possono fare delle obiezioni queste devono essere solo sul piano delle scienze storiche.

Leo55

@Vassilissa

Scusami, non avevo letto bene, Buona la tua battuta.

Ciao

Marja

ormai non ho più la minima esitazione a dire che la chiesa è ed è stata la più grande associazione a delinquere della storia e soprattutto l’unica che non ha mai pagato niente per i crimini di cui si è macchiata!

Enrico

“Noi ci limitiamo ad analizzare Gesù dal punto di vista storico, al pari di Alessandro Magno o Giulio Cesare, altre grandi figure che hanno cambiato il corso degli eventi: se davanti a questo la fede barcolla, povera fede”. […]

Grande Augias. Lo stimo sempre più. Vi ricordate quando in piena orgia agiografica mediatica dopo la dipartita di GPII, ebbe il coraggio di fare una puntata di “Le storie” in cui analizzava gli errori di woytila?

RazionalMENTE.net

Augias è una persona che merita grande stima, persona colta e di grande saggezza ed equilibrio. Ovviamente in TV gli hanno concesso 20-25 minuti perché le cose che dice non sono troppo politically correct. Per i non credenti in TV una parola è poca e due sono troppo. Anzi, una è già troppa.

mauro Pesce

Diffondere la conoscenza del dibattito esegetico su Gesù è oggi necessario

Mauro Pesce

Il Padre Raniero Cantalamessa ha dedicato un lunghissimo articolo al libro “Inchiesta su Gesù” di Mondadori scritto da Corrado Augias (intervistatore) e da Mauro Pesce (intervistato). Lo scopo principale delle mie risposte ad Augias in questo libro è di esporre ad un pubblico vasto alcune delle questioni dibattute da decenni nell’esegesi di tutte le parti del mondo sulla base della competenza che mi sono fatto in quasi quaranta anni di studio. Leggo nell’articolo di Cantalamessa la forte preoccupazione che questa diffusione di opinioni esegetiche possa nuocere alla fede dei lettori. Da qui il bisogno che un ecclesiastico noto critichi questo libro in modo che i lettori siano vaccinati. Ma io mi domando: quale tipo di fede è quella che vacilla di fronte all’esposizione di opinioni esegetiche? La ricerca storica – almeno la mia e di molti, molti esegeti oggi – non è né per la fede, né per la non-fede. Non nasce da una ragione corrosiva ed “incredula”. Rivendico l’autonomia della ricerca dalle fedi e dalle non fedi.

Il Padre Cantalamessa nell’intento di proteggere i lettori di Avvenire dal supposto pericolo rappresentato dal libro, mi attribuisce delle affermazioni che io non ho mai scritto, anzi, che ho esplicitamente criticato. Non credo che questo dipenda da una volontà di screditarmi ingiustamente, ma forse da una non perfetta conoscenza di una parte della ricerca esegetica e storica attuale, più che giustificata da parte di chi da tempo si occupa di altro. Siccome l’articolo mi attribuisce – non solo una o due volte, ma in continuazione – dei pareri che io non ho mai sostenuto, sono costretto a ribadire quello che ho effettivamente scritto.
1. Cantalamessa scrive che io sarei «sulla scia» del Il Codice da Vinci di Dan Brown. Mi stupisce l’affermazione del recensore. Ad una critica severa del libro di Dan Brown sono infatti dedicate le pagine 231-232 del libro. A mio parere, anzi, Cantalamessa non mette a fuoco il vero veleno di Dan Brown che è la falsificazione di tutti i documenti che fa finta di utilizzare e l’invenzione totale di un Gesù che considera un rito sessuale il centro dell’unione con Dio e concepisce tutta la storia in chiave occultista. La verità sarebbe per definizione occulta e solo una setta perseguitata la trasmetterebbe. Nessun esegeta professionista ha mai sostenuto questo e certamente non io e neppure Augias. La distinzione tra Gesù storico e Cristo della fede (che del resto mi appartiene poco) è cosa ben diversa dalle fantasie di Dan Brown.
2. Cantalamessa scrive: « Il filone scelto è quello che va da Reimarus, a Voltaire, a Renan, a Brandon, a Hengel, e oggi a critici letterari e «professori di umanità», quali Harold Bloom e Elaine Pagels. Del tutto assente l’apporto della grande esegesi biblica, protestante e cattolica, sviluppatasi nel dopo guerra, in reazione alle tesi di Bultmann, molto più positiva circa possibilità di attingere, attraverso i Vangeli, il Gesù della storia». Questa affermazione deforma completamente quello che ho scritto. Io ho criticato Voltaire (pagine 47-48). Il libro di Renan su Gesù non mi è mai piaciuto. Di Brandon ho scritto decine di pagine di critica aspra per dimostrare che la sua idea di un Gesù rivoluzionario politico-militare è esegeticamente infondata. Del libro di Bloom, non ho avuto il tempo che di sfogliarne qualche pagina. Martin Hengel è uno studioso di fama mondiale che appartiene invece alla grande esegesi. Dire che la grande esegesi è «del tutto assente» dalle mie risposte è una vera e propria offesa. Sono stupefatto. Ho avuto come maestri Heinrich Schlier, Jacques Dupont e Rudolf Schnackenburg. Mi sono sempre ispirato a W.G.Kümmel e Ph. Philhauer. Nei miei libri e articoli sul Vangelo di Giovanni e anche nel libro scritto con Augias tengo conto costantemente dell’esegesi che Raymond Brown e Schnackenburg hanno fatto del Vangelo di Giovanni, per non parlare di Theissen, Sanders, Dunn, Meeks, Milgron, Levine e infiniti altri. Ed è francamente assurdo rimproverare a me di ignorare Brown o Schnackenburg, visto che sono stato uno di quelli in Italia che li ha sempre utilizzati quando il defunto Padre de la Potterie al Pontificio Istituto biblico cercava di limitarne l’influsso, perché li riteneva troppo audaci, per non parlare del sospetto con cui investiva il Padre Boismard. Da più di vent’anni dirigo una rivista specialistica tra le più importanti di studi esegetici. Non riesco a capire perché il padre Cantalamessa voglia dare di me un’immagine così deformata.
3. Il padre Cantalamessa scrive: «All’uso selettivo degli studi corrisponde un uso altrettanto selettivo delle fonti. I racconti evangelici sono adattamenti posteriori quando smentiscono la propria tesi, sono storici quando si accordano con essa». Se questo fosse vero io sarei un esegeta poco serio e senza metodo. Al contrario, in quaranta anni di lavoro esegetico, ho elaborato una precisa e articolata criteriologia per la ricerca degli elementi più antichi e più vicini alla figura storica di Gesù. Era ovvio che nelle poche frasi di un’intervista non potevo ogni volta procedere alla dettagliata dimostrazione esegetica che esige decine e decine di pagine. Il padre Cantalamessa ha tutto il diritto a non essere d’accordo con la mia esegesi: non lo chiedo neppure ai dottorandi in scienze bibliche da me diretti. Ma non può dire ai suoi lettori che infrango le regole elementari dell’onestà metodologica.
Ad esempio, io sostengo che la concezione del perdono dei peccati di Gesù è diversa da quella della chiesa primitiva. Il testo che mi permette di attingere la visione di Gesù è una delle invocazioni del Padrenostro che ritengo assolutamente certo essere gesuano. La versione di Matteo delle parole dell’ultima cena mi sembra invece influenzata da una cristologia successiva, ma lo ritengo sulla base di un confronto dei racconti del battesimo da cui risulta che la frase “in remissione dei peccati” fu probabilmente tolta da Matteo al battesimo del Battista per attribuirla a Gesù. Ma è una ipotesi scientifica, fatta con metodo, e quindi verificabile (o falsificabile).
4. Il padre Cantalamessa scrive che secondo me le «scoperte di nuovi testi … avrebbero modificato il quadro storico sulle origini cristiane. Esse sono essenzialmente alcuni Vangeli apocrifi scoperti in Egitto a metà del secolo scorso, soprattutto i codici di Nag Hammadi». Anche questo non corrisponde a verità. Per me i testi gnostici di Nag Hammadi hanno ben poca importanza per il Gesù storico. Il lettore vedrà che i cosiddetti apocrifi che a volte cito sono il Protoevangelo di Giacomo che sostiene la verginità di Maria, l’Ascensione di Isaia e la Didaché che non sono vangeli e non sono gnostici perché contengono tradizioni più antiche del Vangelo di Matteo, secondo la grande esegesi degli ultimi trent’anni. Cito poi il Vangelo di Pietro che, secondo storici molto cauti (e non solo secondo J.D. Crossan) contiene un racconto della passione che nella sua fase di redazione più antica potrebbe essere addirittura premarciano. Cito anche il Vangelo del Salvatore che non è gnostico da nessun punto di vista, ma non credo affatto che sia più antico del Vangelo di Giovanni. Lo cito semplicemente per informare il pubblico italiano di una scoperta molto importante della fine degli anni Novanta che non ha avuto alcuna ripercussione in Italia. Sul Vangelo di Tommaso la ricerca esegetica è molto più complessa di come la presenta il padre Cantalamessa e io mi sono limitato ad esporre un parere esegetico molto cauto, quello di J.D. Kaestli, che gode di fama inossidabile, il quale ritiene che alcune parti di Tommaso siano indipendenti dai Sinottici e altre no e che bisogna valutare caso per caso. D’altra parte i monaci cristiani antichi sembra che abbiano utilizzato per secoli il Vangelo di Tommaso come nutrimento spirituale, come emerge dagli scritti spirituali dello Pseudo-Macario.
Soprattutto io non credo affatto che il Gesù storico si trovi nei vangeli gnostici. Quando Augias mi ha interrogato sull’essenza del messaggio di Gesù ho risposto: «Luca è a mio parere colui che ha meglio compreso l’essenza del suo messaggio» (p.221).
Inoltre ho scritto: «altri danno credito a certi scritti apocrifi, negando quasi per principio ogni attendibilità ai testi canonici o alle affermazioni delle chiese» (p. 235). Perché dire al lettore che io ho scritto cose che non ho mai affermato e pensato?
Il mio interesse per scritti non canonici del primo cristianesimo nasce negli anni Settanta quando volevo integrare la mia preparazione di specialista delle lettere di Paolo. Questo interesse si è incanalato nella Association pour l’Etude de la Littérature apocryphe chrétienne divenuta in trent’anni una delle organizzazioni scientifiche più serie in tutto il mondo. Questa associazione che raccoglie i migliori esegeti francesi, svizzeri, italiani, europei (e ora anche americani) ha letteralmente rinnovato lo studio del cristianesimo antico proprio grazie all’edizione critica e commento storico di un numero cospicuo di fonti trascurate come «apocrife», ma i testi gnostici sono stati del tutto marginali in questa associazione. Basti vedere le edizioni critiche e la raccolta in due grandi volumi presso la Pléiade.
5. Il padre Cantalamessa scrive: «i vangeli apocrifi professano tutti, chi più chi meno, una rottura violenta con l’Antico Testamento, facendo di Gesù il rivelatore di un Dio diverso e superiore». Mi dispiace doverlo contraddire, ma non è vero che «tutti» i vangeli apocrifi presentino una rottura violenta con le sacre scritture ebraiche. Molti vangeli apocrifi non sono gnostici e non presentano la contrapposizione tra messaggio cristiano e sacre scritture ebraiche che molti testi gnostici invece sostengono.
Ma poi, sia detto una volta per tutte, nel libro io utilizzo pochissimo gli scritti apocrifi. Li cito solo qua e là. Non capisco perché concentrare tanta attenzione su questo elemento marginale.
6. Il padre Cantalamessa passa immediatamente dopo a parlare della « rivalutazione della figura di Giuda nel vangelo omonimo» e si domanda: «Si è disposti a seguire i vangeli apocrifi su questo loro terreno?». Il lettore di Avvenire ha così l’impressione che io sostenga le teorie del Vangelo di Giuda. Nel libro invece io ho scritto: «Questo testo non ci offre alcuna notizia storica attendibile né sulla figura di Gesù né su quella di Giuda. E’ una specie di controvangelo, scritto per contestare i vangeli di Giovanni e di Matteo per condannare le idee e le pratiche religiose della Chiesa maggioritaria, che si rifaceva ai dodici apostoli» (p.229). In agosto 2006, ho pubblicato su una rivista francese un articolo in cui dimostro filologicamente che il Vangelo di Giuda dipende dai vangeli di Giovanni e di Matteo e forse anche da Marco e Luca, oltre che dagli Atti degli Apostoli e un mio articolo più argomentato è imminente presso la rivista Humanitas. Come posso essere sospettato di attribuire attendibilità ad uno scritto del genere?
7. Il padre Cantalamessa mi accusa di non utilizzare Paolo per ricostruire la figura storica di Gesù. Scrive: «La sua testimonianza viene solo discussa a proposito della risurrezione, ma per essere naturalmente screditata». Mi domando: perché io screditerei «naturalmente» la testimonianza di Paolo? Io, come storico, nutrito di qualche conoscenza antropologica prendo molto sul serio quando un testo mi dice che si sono verificate delle apparizioni del risorto. Io credo che realmente Paolo e i primi discepoli ebbero delle apparizioni. E mi sono anche domandato in qual luogo, in quale zona di un grande edificio avesse potuto verificarsi un’apparizione a cinquecento persone. Il padre Cantalamessa sembra irridere al tentativo di alcuni esegeti di interpretare le apparizioni come «stati alterati di coscienza». Questa espressione tecnica non significa affatto che una persona è «alterata». Significa solo che esistono stati di coscienza diversi dal normale. Questi esegeti, di cui io riporto solo l’opinione, ritengono che le neuroscienze permettano di capire come le apparizioni possano verificarsi e come entità «soprannaturali» possano entrare in contatto con la coscienza degli uomini e si rifanno anche alla teoria dei cosiddetti stati alterati di coscienza. Ma questa spiegazione può poi essere interpretata in due modi. Alcuni, come John Pilch della Georgetown University, che ne ha scritto più volte presso case editrici cattoliche americane, ritengono che le realtà soprannaturali entrino realmente in contatto con l’uomo. Altri ritengono che si tratti di un fenomeno psichico interamente autogenerato dal cervello umano e influenzato da logiche collettive. Io non ho preso posizione, perché non mi intendo di neuroscienze. Da storico che si interessa anche ad aspetti antropologici del cristianesimo primitivo mi è sembrato doveroso/importante informare i lettori di questo settore di ricerca, che offre materiale interessante al dibattito scientifico.
8. Il padre Cantalamessa scrive: Secondo Pesce «il cristianesimo “nasce addirittura nella seconda metà del II secolo”. Come conciliare quest’ultima affermazione con la notizia degli Atti degli apostoli (11, 26) secondo cui, non più di sette anni dopo la morte di Cristo, circa l’anno 37, “ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani”»? Qui sono costretto a rimandare ai molti libri e decine di articoli che da venti anni discutono la questione. L’interpretazione che dà il padre Cantalamessa di questo testo è oggi variamente contestata. Rimando ai diversi contributi del volume di Annali di Storia dell’Esegesi dal titolo “Come nasce il cristianesimo” (Edizioni dehoniane, Bologna, 2004), agli studi di Judith Lieu, ecc. Gran parte del problema sta nel precisare cosa si intende per cristianesimo da un punto di vista storico. L’apparire della parola cristianesimo del resto non è anteriore – allo stato attuale delle conoscenze – al primo decennio del II secolo.
9. L’idea che il cristianesimo fin dall’inizio presenti una pluralità di posizioni e che solo ad un certo punto si affermi un cristianesimo normativo è tesi storica che è ampiamente diffusa almeno dalla metà degli anni Trenta del XX secolo e che oggi mi appare largamente prevalente. Credo che proprio un patrologo cattolico, Alain Le Boulluec, abbia tempo fa mostrato come il concetto di eresia faccia la sua apparizione nel cristianesimo antico alla metà del secondo secolo e che il termine airesis assuma allora il significato negativo che ha poi assunto.
10. Un ultimo punto. Il padre Cantalamessa mi accusa di sottolineare «sempre» le divergenze, e «mai» le convergenze tra i Vangeli canonici. In realtà, io sottolineo a volte differenze tra alcuni testi e a volte somiglianze tra altri testi. Somiglianze e dissimiglianze si aggregano e si disaggregano. Io non sono preoccupato di difendere l’unità del Nuovo Testamento, perché questa collezione di scritti è ben posteriore a Gesù, a Paolo e alla redazione dei primi vangeli, che è l’epoca che mi interessava nel libro.

Il padre Cantalamessa dice concludendo che ci divide la fede. Non sono d’accordo. La fede non mi divide da nessuno. La ricerca storica non divide, se non da altre opinioni storiche. Ricondurre tutto a fede e non fede o addirittura fede-incredulità, significa compromettere un sereno e libero dibattito. La notizia dell’articolo polemico di Cantalamessa mi è giunta quando ero negli Stati Uniti per partecipare a quella che è forse la riunione principale di tutti i biblisti del mondo. In essa circa cinquemila docenti di Facoltà laiche o teologiche discutono con acribia, ma anche con estrema libertà, di ogni questione esegetica, senza nessuna censura o condanna. Questa appassionata ricerca, solida, documentata, arriva ormai anche al grande pubblico e continuerà sempre più ampia e inarrestabile anche nei prossimi decenni. Bisogna conoscerla, farla conoscere e – ovviamente – scegliere criticamente ciò che ciascun competente ritiene valido.

Pluralista

Il libro non vale la carta su cui è stampato:
1) smentisce sé stesso: il sottotitolo parla dell’ “uomo che ha cambiato il mondo”. Si suppone che il mondo sia cambiato per l’irruzione del Cristianesimo (che altro se no?). E invece si “danna l’anima” per convincerci che fu un ebreo che non disse nulla di cristiano! E allora? Chi fu a cambiare il mondo? Forse doveva scrivere di qualcun altro!
2) una bibliografia insignificante. Vuole insegnare ai gatti a camminar sui tetti (ai cattolici cosa sia il Cattolicesimo), ma non un testo di un biblista “allineato”, né cattolico, né protestante, almeno per parlarne male. Neanche il Catechismo! ma i superatissimi Voltaire, Renan e Loisy, sì;
3) Candidamente confessa che “… non essendo cattolico ho conoscenze solo marginali…[di cosa pensano i cattolici]” (pag. 22). E allora? Visto che c’era, perché non ha scritto un trattato di fisica nucleare?

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