[…] L’altra questione più spinosa, perché appare con caratteristiche di emergenza, deriva dai dati emersi da recenti ricerche che indicano una crescita epidemiologica delle malattie da HIV. La generalizzata idea che il problema fosse stato eradicato e che ci si avviasse ad una soluzione sul piano terapeutico rientra precipitosamente e fa capolino un’altra verità: le infezioni aumentano. In Italia c’è un contagio ogni 2 ore e diventano sette e non più quattro gli anni in cui avviene il viraggio dalla sieropositività verso la malattia clinicamente conclamata. In termini di diffusione sociale della malattia, significa che, mediante rapporti non protetti, in sette anzichè quattro anni si decuplica il numero di soggetti esposti al contagio. Il generale convincimento che esista già un vaccino – in termini numerici fino al 27% dei giovani ha questa cognizione – ha indotto i giovani ad abbassare la guardia nella protezione dei rapporti. […] Cosa c’entra con la laicità? Presto detto. Nel Lazio ed a Roma soprattutto, il diffuso e sbagliato senso del cattolicesimo, la mancanza di informazione in merito nelle scuole pesano come macigni nei confronti di ragazzi che vengono indottrinati sul Vangelo anche nelle scuole pubbliche ma che non ricevono insegnamenti, degni di questo nome, sul tema della prevenzione di questa gravissima malattia ma anche di altre malattie infettive, a diffusione anche non sessuale come l’epatite C che pure si trasmette da ago. La città della Chiesa è avvolta in una cappa di indolenza culturale su questi temi da consentire una larghissima diffusione di una malattia mortale che a questo punto ha anche gravi complicità. La battaglia sacrosanta sull’uso del profilattico, campagna epica negli anni novanta, è stata dismessa, abbandonata perché si riteneva che i dati epidemiologici fossero favorevoli e soprattutto perché la nostra classe dirigente ha fin troppo flirtato con la Curia vaticana, che in modo ratzingerianamente correct, di questa questione non ha mai voluto parlare fino in fondo. Non solo di questo problema non si parla più nelle scuole, ma si è abbandonata una politica di prevenzione che invece in Francia, nella Francia chirachiana e di destra, è sviluppatissima fino ad arrivare alla distribuzione quasi gratuita del profilattico. La laicità ha anche questo aspetto e risvolto sulla salute umana, essa serve a difendere la salute dei nostri ragazzi messa in pericolo da concezioni arcaiche, incompatibili con la vita moderna.
L’articolo di Aldo Ferrara è stato pubblicato sulla newsletter dell’Avvenire dei Lavoratori
Il problema è anche chi dovrebbe essere a spigare la sessuaologia ai giovani. Se fosse qualcuno come la ragazza che fa lezioni di sessuologia nel programma di Crozza sarebbe l’ideale perchè affronta l’argomento con naturalità ed esperienza. Se invece fosse qualcuno come il famoso professor Bossi (ve lo ricordate?), sarebbe una rovina assoluta. Anzi, per come è strutturata attualmente la mentalità dei pubblici dirigenti, finirebbero per essere assunti come sessuologi i preti o membri di associazioni cattoliche.
Ricordo il Prof. Bossi, ma non ricordo esattamente che diceva.
Certamente meglio Lorena Berdun.
In alternativa c’è la Dottoressa Merope Generosa:
http://www.razionalmente.net/multimedia/audiovideo/meropegenerosa1.html
http://www.razionalmente.net/multimedia/audiovideo/meropegenerosa2.html
La cosa che trovo più assurda è che il 27% dei giovani crede che esista un vaccino contro l’AIDS