È parere diffuso che l’importanza della religione nella vita pubblica sia aumentata significativamente negli ultimi anni. Quando si sente un’affermazione del genere, il pensiero corre all’Islam. E alla complessità delle ricadute, non solo politiche ma anche economico-sociali, che provengono da quell’universo religioso e culturale. Ma non di solo Islam si tratta. La religione è molto importante nella vita pubblica di paesi come l’India e Israele. E lo è, come sappiamo dalle ultime campagne elettorali, pure negli Stati Uniti, paese leader del mondo. Il clima di una politica influenzata dalla fede è ricostruito – per quanto riguarda gli Usa – con eleganza da Gary Willis, nel numero del «New York Review of Books» di fine ottobre, con particolare riferimento alla figura di Gorge W. Bush. Il presidente, per dirne solo una, intervistato da un giornalista che gli chiedeva chi fosse il suo filosofo preferito, ha risposto sena esitazione o vergogna: «Gesù». E, naturalmente, alla domanda sul libro preferito, non ha avuto remore a rispondere: «La Bibbia»! Come si può capire, questi rigurgiti di religiosità a scopo politico suscitano reazioni eguali e contrarie. Nel mondo anglosassone, è nato così un movimento di «nuovi atei», movimento significativo, in verità, non tanto per il numero di persone che è in grado di mobilitare, ma per la qualità degli ingegni che riesce a richiamare. I nuovi atei sono contrari alla religione e alla fede in maniera più radicale di quanto siamo abituati a pensare. Essi, così, non condannano soltanto il fatto che si creda in Dio, ma stigmatizzano piuttosto anche il rispetto e la tolleranza che la maggior parte di noi nutre per i credenti, indipendentemente dal condividerne la fede. Tra i guru di questo nuovo ateismo, i più famosi sono due studiosi che negli anni passati ho avuto modo di conoscere e che sicuramente, nel loro campo specifico, hanno raggiunto livelli di eccellenza. Mi riferisco a Richard Dawkins e a Daniel Dennett. […] Dawkins insiste sul fatto che la religione è mera superstizione, in quanto tale opposta alla scienza. Credere in Dio è, così, come credere negli unicorni, in superman o negli spiriti della natura. Nè la scienza si deve preoccupare troppo di dimostrare la verità o la falsità degli assunti religiosi. La prova spetta a chi afferma e non a chi nega. E ovviamente, per Dawkins, è impossibile dimostrare alcunché di religioso con metodi scientifici. Simile messaggio è contenuto nel recente libro «Breaking the Spell: Religion as a Natural Phenomenon» di Daniel Dennett, filosofo ed esperto di robotica alla Tufts University. Anche Dennett combatte una battaglia di minoranza contro il popolo dei credenti. E si spende a favore di un’educazione obbligatoria anti-religiosa a cominciare dall’infanzia. Dennet riconosce la tendenza naturale alla religiosità, e addirittura si spinge ad affermare che anche robot perfezionati finirebbero con il nutrire sentimenti simili alla fede. Ma pensa anche i filosofi e i liberi pensatori dovrebbero sbaraccare il mondo da queste credenze superstiziose.
Il testo integrale dell’articolo di Sebastiano Maffettone è stato pubblicato sul sito del Mattino
Magari arrivasse una cosa simile anche in Italia…
Se arriva anche da noi questo “partito”, corro a tesserarmi.
Ci voleva anche il partito degli atei ora, come se non ci fossero tante disgrazie a giro per il mondo…..
e poi che partito sarebbe, se tanto mi desse tanto allora si potrebbe fondare un partito dei tomisti, dei platonici, dei cartesiani…..
MAH
disgrazie come l’ignoranza, ad esempio. o la bigottaggine…
Nessuno dei 2 propone un’educazione anti-religiosa, ma a-religiosa. Con che ragione ci si può opporre a lasciare che le persone si facciano un’idea del destino della loro vita e dell’universo quando hanno l’intelligenza per farlo e non quando sono stati appena svezzati??
Bhe, se no ricordo male ci sono svariati partiti, e non solo in Italia, che si definiscono cattolici o cristiani. Quali gravi disgrazie porterebbe al mondo la creazione di un partito ateo? Perchè, sai veramente sono curioso. Attendo una tua risposta.
a Leo55
non solo mi tessererei ma insisterei affinchè mi facciano fare il più azioni di militanza possibili
@ Gabriele(e a tutti i teocrati come lui),il partito degli atei serve e come, e vedrai che fra poco sorgerà anche qui da noi, perché voi credenti nelle menzogne delle religioni non avete nessun diritto di imporre il vostro modo di vivere e le vostre regole assurde, inutili e dannose a chi non condivide le vostre fisime!
in effetti Dawkins ha proprio ragione, fino a prova contraria sono i credenti nelle religioni che hanno torto, perché in mancanza di una prova valida i contenuti religiosi sono da presumere infondati, e invece siamo noi non religiosi a dover combattere per affermare la verità e per giunta dobbiamo pure stare attenti a non offendere voi credenti e rispettarvi!
e poi che partito sarebbe, se tanto mi desse tanto allora si potrebbe fondare un partito dei tomisti, dei platonici, dei cartesiani…..
MAH
scusa perchè….democrazia cristiana dove la metti?
Io se devo essere sincero penso che tra le tante illusioni che viviamo quella di Dio e’ proprio quella piu’ grande.
La gente e’ debole quando si affida ad un Dio, un Dio che da’ senso alla loro sofferenza: ma e’ difficile possedere questo tipo di coraggio…proprio meno crediamo in Dio e piu’ possiamo capire perche’ gli altri ci credono…perche’ appunto, si tratta dell’illusione piu’ grande, la gente ha un’infinita paura di non credere in Dio.
I nuovi atei riusciranno a distruggere l’illusione piu’ grande che ancora l’umanita’ sta vivendo?
«Credere in Dio è, così, come credere negli unicorni, in superman o negli spiriti della natura»
Non ho mai capito questi distingo da parte dei religiosi verso chi crede in altre forme di soprannaturale: c’e’ un che’ di razzismo.
Chi crede negli unicorni o negli spiriti della natura e’ un essere di serie B rispetto a chi crede un divinita’ onnipotenti, onniscenti, immensamente buone? bah
Io non ne condivido le opzioni spiriutali ma li colloco sullo stesso piano di rispetto e di liberta’ di pensiero.
Ciao
Roberto Grendene
L’intera politica dovrebbe essere basata sul buon senso, e quindi il concetto di Dio dovrebbe essere automaticamente escluso, per logica, non per ideologia. E’ questo che bisogna capire, indipendentemente dai partiti, e da un eventuale “partito degli atei”.
Riguardo al concetto di religione opposta alla scienza, direi che gli opposti si attraggono. Lo scientismo oggi, che tanto critica tutto quello che c’è di “alternativo” alla biofisica (dalla medicina alternativa, all’omeopatia, all’esistenza dei fantasmi, tanto per spararne qualcuna) non si comporta molto differentemente dalla religione. Pretende di aver ragione unicamente perchè la conoscenza del nostro tempo ci impedisce di dimostrare correttamente alcune cose. Quando nel 1600 scoprirono la circolazione sanguigna, i massimi luminari della medicina di allora gridarono alla bufala e alla buffonata. Prima dell’invenzione del microscopio non era dimostrabile che fossero i batteri e i virus a interagire con le malattie.
Perchè tutto questo? Perchè i comportamenti che tanto ci danno noia in quanto atei costretti a subire più o meno direttamente la bigottaggine dei religiosi, nella politica e nella società, rischiamo di adottarli anche noi, e quanto riporta l’articolo è a mio parere un esempio evidentissimo.
Trovo che sia fondamentale che la genta creda un po a quello che gli pare, fintantochè tu non venga a ledere la mia libertà in nome di qualcosa a cui solo tu credi. Che sia l’esistenza di dio, che sia l’illusione di dio, che sia che i fantasmi non esistono perchè non li puoi rifare in laboratorio.
Un partito degli atei sarebbe solo una iattura!. Sgombro il campo da dubbi e dico subito che sono un ateo anch’io e che anch’io penso che la religione sia una delle forme con cui si manifesta la superstizione! Detto questo però non confondiamo il sacrosanto diritto degli atei di associarsi in organizzazioni, come ad esempio l’UAAR, strumenti quindi di crescita sociale e di difesa dei propri diritti con organizzazionini partitiche che hanno compiti diversi. Non ho mai tollerato la presenza di un partito che si chiamasse democrazia cristiana, perchè la fede è un discorso, i programmi politici un altro. Diciamoci la verità il nome era solo un imbroglio. Per lo stesso motivo non credo in un fantomatico partito degli atei ed in genere non credo alla particolarizzazione della politica, male tutto italiano. Infatti noi possiamo vantare un partito per qualsiasi questione particolare: il partito degli automobilisti, dell’amore, dei consumatori, dei pensionati, ecc.. No siamo seri! Affrontare ed approfondire i temi che stanno a cuore a noi atei è necessario e va fatto con strumenti utili a tale scopo. Così come è necessario evitare di alzare barriere di identità e di orgoglio, rappresentato da un partito. Per arrivare poi a quale conclusione sul piano politico? nessuna!
@ Alberto
dio non è l’illusione più grande, bensì l’abitudine più grande…. il che è ancora più triste…
@ Micky
Non son sicuro di essere d’accordo, in vista della situazione italiana. Dici bene, il nome della democrazia cristiana era solo un imbroglio. Un imbroglio che l’ha fatta diventare il principale partito italiano della prima repubblica. Sebbene in linea di principio il mio pensiero si allinei al tuo, credo che tu non stia tenendo conto del fatto che la religione cattolica, in Italia, influenza pesantemente il programma politico sia di destra sia di sinistra. E che, qualora Berlusconi uscisse dalla scena politica, la Democrazia Cristiana (certo, sotto altri nomi e forme) si ricostituirebbe. Se vogliamo veramente sperare nella possibilità che il Paese progredisca dal punto di vista delle conquiste civili, è necessario un partito che prenda posizioni chiaramente e statutariamente non-Cattoliche. Un partito del genere sarebbe strumentale alla situazione contingente, dove esiste una silenziosa dittatura clericale (come altrimenti chiamare una situazione in cui viga un partito unico?).
Credo tutti i presenti concordino sul fatto che il vero male profondo dell’Italia sia l’incapacità di emanciparsi dalla Chiesa Cattolica. Prova ne sia il languore scientifico nel nostro paese, e il provincialismo imperante (uno status quo che è ben comodo ai partiti di ispirazione cristiana, proprio per continuare quel proficuo imbroglio di cui parlavi).
@ Marco
Ribadisco il concetto che un partito creato solamente sulla base delle proprie convinzioni religiose non aiuta la causa degli atei, ma la rinchiude in un contenitore troppo rigido. Dobbiamo invece convincere gli elettori e gli eletti di tutti i partiti (tranne ovviamente quelli che dicono di rifarsi direttamente al cattolicesimo come unico faro di giuda) ad una maggiore laicizzazione delle ns. istituzioni. Le nostre battaglie devono essere simili a quelle di altri gruppi presenti sul territorio (ad es. omosessuali) che con le loro battaglie quotidiane sono andati ben oltre l’asfittico scontro destra-sinistra, che sicuramente non avrebbe portato a nulla.
E poi, ammesso e non concesso che in italia nasca un partito degli atei che si contrappone a quello dei cristiani, sulle altre questioni, ugualmente importanti (stato sociale, economia, lavoro…), come si comporterebbe? Ci vorrà pure un programma, no? E non credo propiro che tutti gli atei la pensano allo stesso modo su cose così diverse. E quindi? siamo sicuri di voler costruire un ghetto in cui rintanarci e soffocare?
Ciao
“qualora Berlusconi uscisse dalla scena politica, la Democrazia Cristiana (certo, sotto altri nomi e forme) si r
ricostituirebbe.”
ma come, non l’hai saputo? si e’ gia ricostituita. a festeggiare sono andati anche prodi e rovati. le iene hanno fatto un interessante servizio.
@ Micky
Il partito a cui facevo riferimento non sarebbe ovviamente un “partito degli atei” come la notizia a cui ci riferiamo, ma un partito che facesse dell’aconfessionalità il proprio punto di riferimento. Poni molto giustamente il problema delle altre questioni e dei programmi. Purtroppo, in una situazione teorica in cui non esistesse un afflato teocratico in tutte le istituzioni del paese, potrei dirmi completamente d’accordo con te. In un paese veramente civile, proporre l’istituzione di un partito laico sarebbe completamente assurdo e ridondante, dato che tutti i partiti dovrebbero esserlo.
Ma dico, guardiamoci attorno. Il centro-destra si è chiuso in un reazionarismo cattolico quasi polacco, mentre il centro-sinistra, per accattivare i voti dei cattolici, ha tradito vilmente i propri principi di laicità (vedi l’ultimo esempio di proposta di legge per ripristinare l’ICI sulle proprietà della Chiesa). Questa è, di fatto, una situazione di grave emergenza per il progresso culturale, sociale e politico del nostro paese.
Un raggruppamento laico sarebbe contingente alla situazione attuale, estremamente pericolosa per il futuro generale del nostro paese. Di fronte a regimi totalitari, storicamente è sempre capitato di vedere gruppi di pensiero anche decisamente opposti che si coalizzassero per il bene pubblico. Non credi che sia questo il nostro caso? Anche dopo gli ultimi referendum? Anche dopo le crociate quotidiane di inciviltà contro gli omosessuali?
Forse non posso generalizzare, ma io, ateo, bisessuale, e scienziato, ho lasciato l’Italia da 2 anni, nel più profondo disgusto. E, personalmente, mi considero esule con poche speranze di ritorno.