Un ateismo luminoso

Siamo soli e sempre più assediati, costretti in un angolo, obbligati a difenderci da attacchi provenienti da tutte le parti. Se critichiamo gli uni, esponiamo – apparentemente – il fianco agli altri. E viceversa. Né gli uni né gli altri sono in grado di comprendere che critichiamo esattamente la stessa cosa – anzi, la respingiamo – proprio perché è la stessa cosa, che pure si manifesta in modi diversi. Ma noi ne riconosciamo l’identica sostanza e lo diciamo, tentando di sfuggire all’aut aut di chi ci impone di scegliere tra due assurdità. Siamo soli, dicevo, e siamo in minoranza, perché siamo fedeli a un unico principio che vediamo bistrattato da entrambe le parti. Di questa solitudine, però, facciamo una forza, la forza della ragione – che non impone di “credere” a nulla, ma garantisce invece il diritto e la possibilità di analizzare tutto con i suoi strumenti, anche quando i risultati a cui arriviamo sono diversi da quelli che ci aspettavamo. Non dobbiamo credere a nulla a priori, perché per noi chi crede ha già rinunciato a pensare – a meno che per “pensare” non intenda lo sciacquarsi la bocca con dogmi non sottoposti all’esame critico o, addirittura, del tutto contrastanti con l’evidenza empirica derivante dalla nostra esperienza. […] Io rivendico il diritto di dire no al cristianesimo senza per questo cedere di un millimetro ai vaneggiamenti e alle brutalità dell’islam e, allo stesso tempo, rivendico il diritto di dire no all’islam senza per questo cedere di un millimetro alla negazione dell’evidenza operata dal cristianesimo e dai suoi cantori, spacciata per “difesa dell’occidente”. E il mio no ha la stessa radice in entrambi i casi: il rifiuto di “credere” ad affermazioni che vanno contro ogni evidenza e a princìpi che non siano stati sottoposti all’esame scientifico per essere confermati o smentiti. A questo si aggiunge il mio rifiuto di accettare l’estensione o l’imposizione di comportamenti o divieti basati su dogmi irrazionali e inverificabili: solo l’individuo deve poter scegliere per se stesso. Per quanto riguarda le mie convinzioni o la mia percezione della realtà, io sono sempre stato disposto (e lo sarò sempre) ad aggiustarle e modificarle ogni volta che mi si presentino delle prove convincenti. Prove cioè fondate sulla realtà e non su una presunta autorità religiosa. […] Però c’è anche un altro aspetto che non si prende mai abbastanza in considerazione, ma che mi lascia ben sperare. In realtà, chi dice di credere, molto spesso non crede veramente, ma si limita a credere di credere. Ed è questa la nostra fortuna. Se interrogati sui dogmi del cattolicesimo, molti dei cosiddetti credenti verrebbero bocciati a un ipotetico esame di “fede”, e non soltanto perché non li conoscono, ma perché – ne sono certo -, se messi alle strette, non ammetterebbero mai di credere davvero in dogmi che contrastano palesemente con l’evidenza dei fatti e con le conoscenze più elementari in ambito scientifico. Quale persona ragionevole è disposta a sottoscrivere sul serio il dogma della transustanziazione, per esempio, che è una delle più smaccate idiozie della religione cattolica? Ma se anche coloro che ancora si dichiarano credenti e cattolici non fossero mai disposti a confessare quello che in cuor loro non credono, c’è qualcos’altro che mi dà ragione in questa ipotesi: i loro comportamenti concreti. I loro comportamenti non soltanto in ambito etico – dove ormai quasi nessuno dà più retta ai precetti strampalati nel caso migliore, disumani nel caso peggiore, imposti dalla chiesa cattolica – ma anche i loro comportamenti quotidiani che rivelano una fiducia ben più solida nelle conquiste della ragione, della scienza e della tecnologia. Una fiducia solida che non richiede alcun atto di fede, poiché è la stessa esperienza quotidiana a confermarlo: accendere un interruttore, fare una telefonata con un telefono cellulare, assumere un medicinale dimostrano che, a conti fatti, gli uomini danno più fiducia al metodo scientifico e ai suoi misurabili successi. Il passo successivo, dunque, sarà di abbandonare l’ipotesi di dio, che non serve più a nulla. Ma prima di allora, come scrive Cioran, “Finché resterà in piedi anche solo un dio, il compito dell’uomo non sarà terminato” – e nemmeno il nostro compito di “atei luminosi”.

Post pubblicato sul blog Cadaverexquis

17 commenti

davide

potrebbe essere benissimo una rivisitazione laica del mito della caverna di Platone. Ma come possiamo noi atei portare la vera luce della ragione e del primato assoluto dell’individuo in quanto essere umano a coloro che vogliono continuare a camminare nelle tenebre dell’asservimento dell’umanità alla religione?

Gio

Questo articolo è ottimo, anzi: ECCELLENTE! Condivido in pieno tutto quanto vi è scritto!

Anja

Bisogna iniziare …dall’inizio… combattendo contro l’ora di religione imposta ai bambini, offrendo loro altre esperienze più formative e di maggiore apertura mentale. Sicuramente non è un percorso facile, che richiede attenzione e dedizione. E’ più comodo raccontare delle storielle e dire di crederci che spronare la mente al pensiero critico, all’analisi (aiuto! un cervello che pensa!!!!), ma se non ci diamo una mossa qui si torna al medioevo!!

Germano

Da nichilista non vedo quale sia la luce. Già luminoso è un aggettivo gnostico… Non riesce nemmeno a trovare i vocaboli. Tra poco forse per noi sarà tutto finito e si chiuderanno gli occhi. Che sia stato luce o buio…puff! Tutto perderà senso.

Francesco M.Palmieri

Che i cosiddetti credenti, in realtà ” credono di credere” è cosa che vado affermando da tempo, e finalmente vedo che non solo il solo. Che poi quando agli stessi credenti fai la domandina “facile facile” i nostri vadano in confusione è cosa facilmente verificabile. Consiglio a tutti i frequentatori di questi sito, ogni volta che si trovano in presenza del credente, di fargli questa semplice domanda.” Un mussulmano che, per la maggior gloria di Allah, si fa esplodere e ammazza insieme a se una decina di infedeli, nell’altro mondo finisce nel paradiso dei mussulmani o nell’inferno dei cristiani?” Poi ci vorrebbe una bella rubrica per pubblicare le varie risposte. Altro che Paperissima!!

Germano

Penso finisca nell’inferno di chi propone quesiti del genere, cioé nel mio paradiso! 😀

Secondo qualche teologo musulmano nel giudizio finale Dio tiene conto dell’ambiete in cui il fedele si è formato. Peciò lo sbaglio può essere assolto. Aggiungi che Allah è misericordioso, e così anche il Dio cristiano. Dunque in Paradiso.

guido giachetti

BELLO!
uno degli articoli migliori che ho mai letto a riguardo!

Francesco M.Palmieri

Germano ha dato una delle prime risposte al quesito, peccato che citi “QUALCHE teologo mussulmano” e gli altri? E i teologi cristiani ?
La storia continua………

Germano

Bé..per gli altri vale la prima riga del mio messaggio…!

Francesco M.Palmieri

Germano.
essere confusi è un diritto di tutti, ma qualcuno esagera !

Francesco M.Palmieri

Germano
pensaci, anche i mafiosi sono tali grazie all’ambiente in cui si sono fomati.

Germano

I mafiosi son sempre una minoranza nel loro ambiente. Tu con questo ragionamento annulli anche il concetto laico di libertà della ragione, e dai a te stesso del pupazzo. Non sono d’accordo perché, seppure per alcuni può esser stato anche determinante, pure in ambiente di mafia la maggior parte della gente è onesta. Altrimenti, se tutto è già stabilito chiudete ‘sto sito e buonanotte.

Emilio Gargiulo

Bellissima notizia! Raffaele, Barbara: complimenti. Sempre così!

Francesco M.Palmieri

Germano qui stiamo uscendo dal seminato, io sostengo che non esistono ne’ paradiso ne’ inferno e che la morte ci livella tutti indistintamente, a prescindere dall’ambiente in cui ci siamo formati. Quello che contesto alle religioni è di volerci condizionare con la speranza di un premio o il timore di un castigo entrambi inestistenti ma che fanno molto comodo per condizionare i gonzi che ci credono e mettere le mani nelle loro coscienze prima e nei loro portafogli poi.
L’ esempio del kamikaze mussulmano serve a spiegare le contraddizioni in cui il pensiero religioso cade inesorabilmente e poi a mettere mettere in evidenza, appunto, che se ci fosse un aldilà questo non potrebbe essere che uno e uno solo e non tanti e diversi ad uso e consumo delle singole confessioni.
Cosa si pensa che una si possa scegliere il Paradiso che preferisce?
Io magari a quello mussulmano pieno di odalische un pensierino ce lo farei !

Germano

Francesco Palmieri

Cosa ho scritto io? Mi leggi? ” Tra poco forse per noi sarà tutto finito e si chiuderanno gli occhi. Che sia stato luce o buio…puff! Tutto perderà senso.”
Ho semplicemente contestato la possibilità di usare l’aggettivo luminoso con l’aeismo, pur se virgolettato. Non c’è niente da illuminare, secondo me.

Francesco M.Palmieri

Non preoccuparti RazionalMENTE se del caso mi procurerò un TIR di Viagra !! E una cassa di Lambrusco per evitare la birra !!

Bè Germano, alla fine diciamo le stesse cose, l’importante è che la ragione prevalga e l’ateismo si diffonda, acquisendo connotazioni sempre più positive, con o senza lampadine.

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