C’è un vantaggio nel non sapere se esiste un potere ultraterreno? Mark Vernon, ex parroco anglicano, è ora agnostico e ha detto la sua sul sito della BBC. Secondo Vernon, anche autore del libro “Science, Religion and the Meaning of Life”, “il revival di un impegnato, appassionato agnosticismo in filosofia, nella religione e nella scienza è vitale per i nostri tempi. Senza l’agnosticismo la religione diverrà più estrema, la scienza più trionfalista e la politica sempre più basata sulla paura”.
L’articolo di Mark Vernon è stato pubblicato sul sito della BBC
quoto in toto. Agnostico è bello (e sano)
Concordo, il dubbio e’ lo stato naturale di una mente vigile e preserva dal fanatismo.
Io non saprei come autodefinirmi, ma penso di essere più ateo che agnostico. Dal mio punto di vista l’agnosticismo è appropriato per tutto ciò che è non decidibile (come l’esistenza di una generica di una entità creatrice), ma nel caso di molti dei che l’umanità ha “partorito” il livello di inconsistenza e contraddizione è tale da rendere più che decidibile la loro (non) esistenza.
Tanto per fare un esempio : vi definite Agnostici di fonte a Babbo Natale o a Zeus? Eppure nessuno è in grado di dimostrarvi che NON esistono.
Damiano, il problema di dimostrare l’esistenza di Babbo Natale, Zeus, dio, nonna papera spetta a chi ne vanta le lodi.
Ammesso, per assurdo, che esistessero a me non cambierebbe niente. Non è con la promessa di una magnifica vita extraterrena che comprano la mia libertà di pensiero. Poi è sempre patetico: aspetta la gallina domani, che l’uovo lo mangio io adesso.
Da libero pensatore non mi piace essere classificato in nessuna categoria, altrimenti si cade nella conformizzazione che rilutto. Ateo o Agnostico, o Razionalista, o scettico a me non interessa un’etichetta (o un simbolo come per gli atei americani), a me interessa essere coerente con ciò che penso. E essere libero di farlo.
“Da libero pensatore non mi piace essere classificato in nessuna categoria, altrimenti si cade nella conformizzazione che rilutto. Ateo o Agnostico, o Razionalista, o scettico a me non interessa un’etichetta (o un simbolo come per gli atei americani), a me interessa essere coerente con ciò che penso. E essere libero di farlo.”
L’essere classificato in un determinato modo non implica necessariamente essere condizionato da tale classificazione. Le classificazioni possono essere degli utili espedienti per riassumere una posizione un pensiero, oppure dei condizionamenti ideologicici ai quali aderire a prescindere da tutto il resto (della serie “il nemico dei miei amici e mio nemico”). Mi pare che, almeno in questo discussione, si tratti del primo caso e non del secondo.
L’unica cosa che volevo sottolineare è che, secondo me, spesso l’agnosticismo viene confuso con una vaga (e un po comoda dal mio punto di vista) posizione neutrale.
Riassumendo : posso essere agnostico nei confronti di un dio generico, ma non nei confronti del dio di B16 o di Allah o di Zeus o di Babbo Natale, in quanto tutti quanti hanno una cosa in comune, troppi dettagli inconsistenti tra loro per essere veri.
Agnosticismo e ateismo: esprimo il mio punto di vista.
Lo stato iniziale della mente è semplicemente l’ignoranza; al manifestarsi di una domanda (come ad esempio esiste dio?) possiamo reagire nei modi seguenti
1) disinteressandosene,
2) ammettendo l’ignoranza con la conseguenza che la domanda rimane attuale,
3) cercando una risposta.
Mi pare che dall’esterno possa essere definito agnostico, pur su posizioni differenti chi propende per gli atteggiamenti 1) e 2);
chi invece opta per il 3) una volta definita una personale risposta può definirsi credente oppure ateo (il termine non è corretto perchè contiene una contraddizione interna, ma non ne conosco altri).
Il credente dimostra mancanza di conoscenza o assenza di correlazione mentale tra le proprie conoscenze e le proprie credenze in modo da non percepirne le contraddizioni.
Ritengo che una persona di normale cultura e dotata di mente razionale se cerca una risposta possa arrivare all’ateismo, a patto che riesca a liberarsi da blocchi mentali inconsci acquisiti fin dall’infanzia a cd opera di una opprimente società di ceredenti.
Penso che per un razionalista che condivida il metodo scientifico e sia quindi un positivista esista solo l’agnosticismo, cioè il dire “Ciò che non conosco, per me non esiste. Crederò quando conoscerò”.
Per un razionalista non penso vi sia sostanziale differenza tra ateismo e agnosticismo.
Il più grande saggio è colui che sa di non sapere (Socrate)
Vi potrebbe interessare l’ultimo libro di Dawkins, “The God Delusion”. Dawkins è molto critico verso gli agnostici.
Il punto chiave è che il fatto che una cosa non sia dimostrabile non implica che sia ragionevole. Se ti dicono “Non puoi dimostrare che Dio non esiste”, Dawkins risponde “Neppure Babbo Natale o le fate. TU crederesti a Babbo Natale solo perché non puoi dimostrare che non esiste? ” Questo ha implicazioni ovvie anche per gli agnostici.
Vedi anche mio blog, dove sto traducendo il libro di dawkins.
In termini di conoscenza la parola “credere” non ha molto senso; infatti ammettendo che il mondo esista e non sia nella mente di una persona, che esista cioè una realtà abbastanza oggettiva, io posso conoscerla o ignorarla, ma una volta conosciutala non si tratta di credere bensì di constatare.
Per un razionalista positivista, inteso secondo quanto scrive RazionalMENTE, dentro una stanza chiusa la Luna non esiste, egli conoscerà e quindi constaterà solo se cercherà la risposta, a meno che non assuma un atteggiamento di attesa passiva, cioè agnostico.
Il positivismo inteso in tale senso comporta solamente il rileggere cose già conosciute senza possibilità quindi di allargamento della conoscenza. Se ci basassimo staticamente sul sapere antico saremmo sempre fermi al punto di partenza (quale?).
L’ateo, a differenza dell’agnostico, conosce la risposta.
La differenza tra un’ateo ed un agnostico è fittizia.
Allo stato attuale un’agnostico non può non dirsi ateo. L’agnostico è un’eterno ateo provvisorio.
Io propongo di abolire entrambi i termini e di definirci “brights”.
“Bright” non mi piace perché sottende un giudizio positivo.
Come se ci autodefinissimo non credenti in quanto “più brillanti della norma”, speciali.
Invece sono proprio i credenti che affermano qualcosa di speciale affermando l’esistenza di una entità della quale esistenza non esiste indizio. Sono loro ad avere un attributo in più, non noi.
Se proprio dobbiamo ricorrere a un inglesismo allora io preferirei “Plains” , che oltre a significare semplice significa anche franco, schietto.
Per dire che la nostra visione del mondo è semplice nel senso che è priva di fronzoli: priva di ipotesi non necessarie e che non aggiungono potenza descrittiva al modello.
E che siamo franchi, schietti nel senso che se l’esperienza sensibile ci suggerisce che quellop che stiamo bevendo è tanninico e alcolico supponiamo che sia vino, e non facciamo finta di credere che sia sangue!
Quanto alla distinzione fra atri e agnostici faccio mie le parole di Maria Turchetto.
Sono razionalista, quindi sono agnostico, quindi sono ateo.
O, per dirla con Staino:
Ateo è un modo aggressivo per dire agnostico. Agnostico è un modo politicamente corretto di dire ateo.
Non credo che chi si definisce ateo sia sicuro della non esitenza di Dio.
Non credo che chi si definisce agnostico ritenga che ci siano il 50% di probabilità che Dio esista e il 50% che non esista.
Mmm.. secondo me, invece, una differenza c’è: l’Agnostico dice
“Non so se Dio esiste (poichè non trovo ragionamenti razionali che possano essere incotestabili): nel dubbio non dò una risposta (sospendo il giudizio)… ma nel frattempo non credo a nulla (-> quindi potrebbe essere definito Ateo)”
mentre l’Ateo dice
“Sono certo, dopo aver fatto ragionamenti razionali la cui incontestabilità è indiscutibile, che Dio non esista. Quindi, non credo”
In buona sostanza: l’Agnostico sostiene di “non conoscere una risposta, ma di essere pronto a cmabiare se si dimostrasse l’esistenza di un qualsivoglia Dio”, mentre l’Ateo è fermamente convinto che “Dio non esiste. Pertanto, la dimostrazione dell’esistenza è impossibile -> non crederò mai”.
Per me la distinzione è questa. Poi magari sbaglio…
ritengo che agnostico e ateo siano profondamente diversi. Ecco cosa si trova sul dizionario:
Lemma ateismo
Definizione s. m. negazione dell’esistenza di Dio o di qualunque realtà trascendente l’uomo | concezione filosofica fondata su tale postulato.
Lemma agnosticismo
1 (filos.) atteggiamento o dottrina di chi sostiene l’inconoscibilità di tutto ciò che non è verificabile sperimentalmente […]
dunque, penso che si possa iterativamente descrivere così:
1. la persona si pone la domanda: ma dio esiste?
2. la persona cerca una risposta
3a. se ha usato un metodo razionale, arriverà ad affermare l’impossibilità a rispondere, quindi cadra nell’agnosticimo.
3b. se ha trovato una risposta, allora ha racchiuso in barriere razionali l’irrazionale: e sia affermativa o positiva (la risposta), quello che ha trovato è una storpiatura della realtà.
quindi – e non me ne vogliano gli atei qui dentro – ritengo che ateo e credente siano due facce della stessa medaglia: con lo stesso metodo (non razionale né scientifico) arrivano a risposte diametralmente opposte.
@pippo: è un po forzata la tua l’interpretazione dell’ateismo, per quanto ne so gli atei non sono affatto “certi, dopo aver fatto ragionamenti razionali la cui incontestabilità è indiscutibile, che Dio non esista”, perchè significherebbe aver dimostrato l’inesistenza, cosa che nessuno ha mai fatto.
In realtà nessuno ha mai dimostrato l’inesistenza di alcunchè se non di qualche ente matematico. Tuttavia io non mi definirei agnostico di fronte all’essere “Babbo Natale” perchè ritengo di avere sufficienti indizi per escludere che possa esistere, analogamente ci sono elementi (logici razionali, storici) per escludere che esistano la maggior gli dei antichi che la mente umana ha partorito, troppo assurdi e senza senso, (presunti) ispiratori di libri in cui vi sono scritte delle autentiche falsità in merito alla realtà della natura di questo pianeta, molto più probabile che ad ispirare questi “sacri testi” sia stata l’ingnoranza di chi li ha scritti piuttosto che l’intelligenza di un (presunto) essere onniscente.
Io mi sono sempre considerato in accordo con la definizione di Russell sull’Agnosticismo, e ritengo che non abbia senso analizzare né l’esistenza né la non esistenza di concetti metafisici. Anzi, direi che perfino il concetto di “esistenza” sia metafisico.
Nel suo famoso dibattito con padre Copleston sull’esistenza di dio (vedi giá alle prime battute)
http://www.bringyou.to/apologetics/p20.htm
Russell, dichiarandosi Agnostico, prende le distanze dall’Ateismo, la cui posizione ritiene che la non esistenza di dio sia dimostrabile.
Chi ritiene che non ci sia differenza tra le due prospettive, é allora intrinsecamente agnostico, in quanto ritiene che non si possa dimostrare niente al riguardo. Comunque esistono milioni di persone che sono convinte che la non esistenza di dio sia dimostrabile razionalmente.
Un interessante esempio é la “prova” logica di Quentin Smith
http://www.infidels.org/library/modern/quentin_smith/logic.html
che personalmente trovo convincente in termini propositivi ma non predicativi.