Il fatto nuovo e rilevante di questi giorni è l’accordo tra il governo e la sua maggioranza, per una volta unanime, sul tema delle coppie di fatto. Dopo molti mesi durante i quali i problemi dell’economia e della fiscalità hanno interamente occupato la scena suscitando non piccola confusione ed eccitando egoismi corporativi che hanno messo a rischio ogni sentimento di solidarietà sociale e ogni visione di interesse generale, finalmente si sono cominciate ad affrontare questioni eticamente sensibili. Sarò magari un laicista vituperando, di quelli contro i quali il Papa non cessa di lanciare ogni giorno il suo monotono anatema, ma a me pare che quell’accordo sulle coppie di fatto rappresenti una svolta positiva della quale si sentiva urgente bisogno. […] A me pare, da vecchio e vituperato laicista, che si tratti di un ottimo accordo né mi sembra possa essere criticato lo stralcio d’un articolo della Finanziaria sulla fiscalità successoria che il governo ha ritirato per reinserirlo più coerentemente nel disegno di legge in questione. Capisco che i laicisti “arrabbiati” temano che il disegno di legge sia stravolto nel suo iter parlamentare sicché le componenti cattoliche del centrosinistra abbiano sottoscritto l’accordo incrociando nascostamente le dita per tradire poi la parola data nel momento conclusivo. Li capisco perché i laici di analoghe delusioni ne hanno sofferte non poche. Penso però che in questo caso il gioco valga la candela. Per due motivi importanti: è stato deciso di presentare una legge sulle coppie di fatto e non di considerarle vincolate soltanto da un semplice contratto privato; si è deciso altresì all’unanimità che la legge e le sue norme regolino tutti i tipi di convivenza indipendentemente dal sesso dei conviventi, riguardino cioè eterosessuali e omosessuali. L’unanimità raggiunta su questi due punti è essenziale. È chiaro che se qualcuna delle forze politiche si ritirasse dall’accordo già sottoscritto – obbedendo agli anatemi lanciati anche ieri dall’Osservatore Romano – ciò segnerebbe la fine dell’Unione e del governo che ne è l’espressione. […] Ho letto ieri sulle pagine di Repubblica l’intervista di Ferzan Ozpetek, il regista di Fate ignoranti che pone, appunto, queste domande. Le condivido in pieno e penso che dovrebbero condividerle tutti i cristiani e tutti i cattolici. In particolare – e non si dica che è un paradosso – la gerarchia, i vescovi successori degli apostoli, il Papa vicario di Cristo. Dov’è l’amore? Dov’è l’inclusione? Dov’è la pietà? I sacerdoti con cura di anime dovrebbero far sentire la loro voce su temi così coinvolgenti che arrivano nell’intimo della carne e dell’anima. Il laicato cattolico dovrebbe parlare e agire nella propria autonomia per il bene della Chiesa. Dov’è il coraggio cristiano per la difesa del prossimo? […] Noi, laicisti vituperati, non solo non impediamo (non lo potremmo e non lo vogliamo) ma anzi desideriamo che la Chiesa parli e i cattolici si esprimano. Ci stupiamo anzi del loro silenzio ostile e del silenzio altrettanto ostile della gerarchia e del clero che cura (dovrebbe curare) le anime per il silenzio e l’ostilità contro i conviventi. Contro i diversi. Non sono anch’essi da considerare figli dell’unico Dio? C’è un’inquietante e ottusa mancanza di amore in questa brutale crociata indetta dalla gerarchia, che mette in dubbio l’autenticità del messaggio cristiano e rischia di trasformarlo in un fondamentalismo della peggiore specie. Di questo noi non credenti ci rammarichiamo; in questo, lo ripeto, vediamo un peccato mortale di superbia e di orgoglio, una lacuna d’amore, una ferita profonda di quel messaggio che Gesù lasciò come retaggio ai suoi discepoli. Mi stupisce che questo messaggio così platealmente tradito venga fatto proprio da cattolici che dicono d’esser pervasi dalla fede ancorché l’abbiano a loro volta tradita nei comportamenti della loro vita privata. L’hanno tradita in nome dell’amore e non saremo certo noi laici a censurarli. Tutt’altro. Ma non comprendiamo perché l’amore che li ha ispirati sia da essi stessi negato a tutti gli altri simili a loro. Questo sì, resta incomprensibile a meno di non pensare che la convenienza politica li accechi e getti polvere nei loro occhi. […]
Il testo integrale dell’articolo di Eugenio Scalfari è stato pubblicato sul sito di Repubblica
Approvo totalmente le ottime parole di Scalfari e spero come lui che l’Ulivo mantenga nel migliore dei modi le promesse fatte.
Purtroppo i ciarlatani in sottana si sono gia’ scatenati… Basta leggere le scemenze che scrive oggi quel giornalucolo che si stampa in vaticano….