Welby, silenzio politico

Piergiorgio Welby ha fatto una richiesta: politica, pubblica e soprattutto scomoda. Scomoda perché costringe quanti avrebbero il dovere di rispondere a dismettere ipocrisie e giochi di parole. E forse è proprio per questo che di risposte sensate ne ha ricevute poche. La politica tace, o si nasconde dietro a pretestuosi argomenti. Welby chiede che gli sia risparmiata una morte atroce: ma lo chiede come esercizio della propria libertà e non come pietismo. Chiede che gli sia staccato il ventilatore polmonare e che sia sedato per non morire soffocato da sveglio. Chiede di essere liberato da quella che lui chiama la sua “prigione infame”, un corpo tenuto in vita dai macchinari e sottrattogli in nome della sacralità della vita. Un corpo straziato e torturato. Welby ha anche un altro difetto: è un militante radicale. Se avesse scelto la via della clandestinità, senza fare baccano e senza rivendicare il diritto di interrompere i trattamenti che lo tengono in vita, avrebbe da tempo coronato i suoi desideri. Il Presidente dell’Ordine dei Medici, Amedeo Bianco, intervistato da Anna Meldolesi l’ha dichiarato esplicitamente: un fratello gemello di Welby, meno ostinato e senza la pretesa di affermare il diritto civile e politico ad una morte naturale, avrebbe ottenuto da settimane quanto Welby chiede. Alla chetichella. Per rispondere a Welby non sarebbe nemmeno necessario scomodare la parola ‘eutanasia’ né discutere di una eventuale legalizzazione. Basterebbe rispettare la legge esistente, quella legge che condanna l’accanimento terapeutico e le sofferenze inutili e che riconosce al cittadino (prima ancora che al paziente o al militante politico) il diritto di rifiutare le cure anche nel caso in cui tale rifiuto implichi la morte. Nel caso di Welby, e dei tanti malati nelle sue condizioni, non c’è nemmeno la scusa della difficoltà di interpretare la sua volontà. Welby è perfettamente in grado di intendere e di volere e la sua lucidità è di gran lunga superiore alla maggior parte di coloro che (non) gli hanno risposto.

L’articolo di Chiara Lalli è stato pubblicato oggi su Il Sardegna

Un commento

forzalube

Piu’ che su Il Sardegna penso fosse su tutti i giornali del gruppo e-polis. Io l’ho letto su Il Padova

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