Giovanni De Luna: ‘Tra Chiesa e laici, gode il mercato’

Accanto alla questione drammaticamente concreta delle «unioni di fatto» Benedetto XVI ne ha sollevata un’altra, dalla portata squisitamente simbolica, legata alla visibilità delle immagini e dei segni religiosi nella vita pubblica, spiegando anche cosa debba intendersi come una «sana laicità» nei rapporti tra Stato e Chiesa. È un fatto che molte delle risposte laiche all’accentuarsi della presenza politica della Chiesa sembrano ispirate più alla tentazione di rispolverare il vecchio armamentario anticlericale del «muro contro muro» che alla voglia di capire da quali fermenti scaturisca questo nuovo ruolo della Chiesa. E invece, oggi, una visione laica del mondo è quella che rompe le «separatezze», si propone come un territorio di mediazione e di dialogo, moltiplica i contatti tra le diverse culture. Nel momento in cui le grandi fedi religiose ricominciano ad azzuffarsi, per i laici tale scelta diventa obbligata. Facile sul piano delle coscienze individuali, questo percorso diventa più accidentato quando viene riferito allo Stato. […] Pronta a combattere quel mondo laico che è il suo avversario tradizionale, la Chiesa appare in realtà tremendamente a disagio quando si tratta di affrontare la sfida sui modelli di comportamento e sulle scelte individuali imposte dal mercato e dalla secolarizzazione. È come se, proprio in quello spazio pubblico in cui si muove con sempre maggiore disinvoltura, il suo tentativo egemonico abbia trovato nel mercato un avversario fin troppo agguerrito, in grado di imporle le sue gerarchie e i suoi valori. In questa ottica, lo stesso «esibizionismo» dei segni religiosi ha una sua irrisolta ambiguità; da un lato sembra dar corpo agli aspetti fortemente identitari che ha assunto oggi la riscoperta dei «fondamenti» della religione; dall’altro si presta però a operazioni di bricolage commerciale, a una loro permanente contaminazione con usi che appartengono più alla dimensione ludica e estetica dell’esistenza che a quella religosa: tuniche, burqa, kippah, croci sono scaraventate in un vortice di mode da consumare senza nessuna consapevolezza della loro portata simbolica. Alla fine, l’impressione è che laici e cattolici siano come due eterni duellanti, impegnati in uno scontro che prosegue sempre più stancamente: esausti, ma incapaci di accorgersi che il terreno del duello è cambiato e che stanno per essere sconfitti entrambi. Oggi, il presepe scompare dalla linea dei prodotti in vendita all’Ikea e la mangiatoia fatta allestire a Montecitorio dal laico Bertinotti delinea lo scenario di una malinconica marginalità.

Il testo integrale dell’articolo di Giovanni De Luna è stato pubblicato sul sito de “La Stampa”

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2 commenti

RazionalMENTE.net

Il sogno di Ratzinger è riportare il mondo al medioevo, riacquistare in pieno il potere temporale, schiacciare il popolo sotto il peso dell’ignoranza, del bigottismo e della superstizione. Tornare all’inquisizione, alle crociate, all’indice dei libri proibiti. Ai fasti della Chiesa di Pio IX, ai paramenti sacri d’oro e pietre preziose, alle reliquie miracolose.

Il potere gli ha dato alla testa.

lik

Non riesco a capire dove vuole andare a parare questo articolo, mi sembra un surrogato di luoghi comuni (magari in parte anche veri). Ma ci sono affermazioni troppo comode ad esempio:

“invece, oggi, una visione laica del mondo è quella che rompe le «separatezze», si propone come un territorio di mediazione e di dialogo, moltiplica i contatti tra le diverse culture”

Dunque la conferenza negazionista organizzata da Teheran è un esempio di lacità visto che promuove il dialogo tra i negazionisti neo-nazisti e i negazionisti islamisti?
Dialogo non vuol dire nulla di per se, dipende quali sono gli obiettivi di questo dialogo, potrebbe essere anche l’abolizione della separazione tra stato e religione.

“tuniche, burqa, kippah, croci sono scaraventate in un vortice di mode da consumare senza nessuna consapevolezza della loro portata simbolica.”

Il burqa non credo sinceramente faccia parte di una moda da consumare. Che provi a girare con il burqa d’estate e poi ne riparliamo. La kippah è poco diffusa in Italia essendo gli Ebrei solo 30.000.

“Alla fine, l’impressione è che laici e cattolici siano come due eterni duellanti, impegnati in uno scontro che prosegue sempre più stancamente: esausti, ma incapaci di accorgersi che il terreno del duello è cambiato e che stanno per essere sconfitti entrambi.”

Questa è una possibilità, ma non è dovuta solo al mercato, se la scuola laica pubblica è molto in crisi ad esempio in Francia non è tanto per colpa del mercato, ma a causa dell’islamizzazione (rifiuto di assistere ai corsi di biologia, sulla shoah da parte degli studenti musulmani), quindi forse i laici e i cattolici saranno sconfitti, ma a profitto dell’islam.

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