Negazionisti a convegno, nel mirino c’è Tel Aviv

Cercare di negare o ridimensionare lo sterminio di sei milioni di ebrei durante la Seconda guerra mondiale per intaccare la legittimità dello Stato d’Israele. E’ questo l’obiettivo del convegno internazionale aperto ieri a Tehran e promosso direttamente dal regime degli ayatollah. Il ministro degli esteri, Manouchehr Mottaki, precisa che il fine di «Review of the Holocaust: global vision» (questo il titolo della conferenza) «non è negare o confermare l’Olocausto. Il suo scopo – continua il capo della diplomazia della repubblica islamica – è dare un’opportunità agli intellettuali che non possono esprimere liberamente le proprie opinioni sulla Shoah in Europa».
Tuttavia l’evento, presentato nei giorni scorsi come un consesso di studiosi di prim’ordine, riunisce nella capitale iraniana firme screditate del negazionismo europeo, razzisti del Ku Klux Klan, un manipolo di rabbini ultraortodossi e, unico relatore italiano, un nipote del futurista Marinetti che ha stigmatizzato il «colonialismo giudeo-cristiano», promotore di una «lotta contro l’Islam». C’è l’ex consigliere regionale del Fronte nazionale Georges Thiel, condannato in Francia per i suoi opuscoli negazionisti, che dichiara che l’Olocausto è stato «un’enorme bugia». Certo, concede Thiel, «il popolo ebraico è stato perseguitato e deportato, ma non c’è stata alcuna macchina di sterminio in alcun campo, nessuna camera a gas».

Secondo il ministero degli esteri di Tehran, alla due giorni che si conclude oggi sono presenti 67 ricercatori arrivati da 30 paesi. Tra loro anche David Duke, leader del Ku Klux Klan che sostiene che «è scandaloso che l’Olocausto non possa essere discusso liberamente. Ciò fa chiudere gli occhi sui crimini israeliani contro il popolo palestinese», taglia corto Duke, teorico della supremazia bianca e della segregazione razziale che ai tempi dell’università era famoso perché girava vestito con l’uniforme nazista e celebrava l’anniversario della nascita di Adolf Hitler. Il giordano Taysir Bushe rifiuta l’etichetta di antisemitismo per i negazionisti, dal momento che, spiega sicuro, «la ricerca della verità può aiutare anche gli ebrei a progettare meglio il loro futuro». «Durante il nazismo – aggiunge però il ricercatore – sono stati uccisi appena 50mila ebrei». «Senza l’invenzione dell’Olocausto – conclude il giordano – gli ebrei non avrebbero mai ottenuto l’appoggio dell’Occidente per costruire un proprio Stato e cacciare via i palestinesi dalla loro terra». Il siriano Ghazi Hussein rincara la dose: l’Olocausto è «una triste favola che ha tolto la terra ai palestinesi per regalarla agli ebrei, con l’appoggio di un mondo cristiano che si sente in colpa per un delitto inventato e mai commesso».
Un gruppetto di rabbini ortodossi, anti-sionisti, scambia i biglietti da visita con i rappresentanti del clero sciita. «Certamente c’è stato un Olocausto. Ma non può essere usato in alcun modo come una giustificazione per perpetrare azioni ingiuste contro i palestinesi», dichiara il rabbino britannico Ahron Cohen. Prima che la diplomazia internazionale, è la comunità ebraica iraniana a stigmatizzare questa riunione voluta fortemente dal presidente Mahmoud Ahmadi-Nejad, l’uomo che nella galassia sciita insegue la popolarità del libanese Nasrallah e dell’iracheno Al Sadr farcendo la politica estera di Tehran d’infiammata retorica anti sionista: Israele è «un cancro» e va «spazzato dalla mappa del mondo», solo per ricordarne due. Per Moris Motamed, unico rappresentante ebreo nel parlamento di Tehran, «negare l’Olocausto è un grande insulto». Il premier israeliano Ehud Olmert parla «di un evento penoso che dimostra l’intensità dell’odio e del fondamentalismo radicale del governo iraniano». Reazioni sdegnate da parte delle comunità ebraiche, del Dipartimento di stato Usa e del governo italiano. Il premier Olmert ieri ha potuto iniziare la sua prima visita in Europa da premier – dopodomani sarà a Roma – usando da Berlino toni bellicosi: «Non abbiamo mai minacciato di distruggere alcuno stato. L’Iran ha apertamente minacciato di spazzare via Israele dalla carta geografica. Olmert ha chiesto per questo alla Germania d’interrompere i propri rapporti economici con Tehran, mentre oggi chiederà l’appoggio a Berlino per sanzioni sulla questione nucleare.
Leonardo Clerici, nipote dell’iniziatore del Futurismo, Filippo Tommaso Marinetti, può affermare a Tehran che «Israele non esiste come Stato, è una entità colonialista europea, e il Sionismo è puro razzismo colonialista». Ehud Olmert sarà ben contento di utilizzare le sparate negazioniste del Convegno per accelerare lo scontro con un Iran sempre più forte sullo scacchiere mediorientale.

Fonte: ilManifesto.it

3 commenti

davide

vorrei chiedere a tutti questi signori che negano la Shoà se hanno mai dato un’occhiata al materiale fotografico prodotto dagli Alleati quando incrociavano nella loro strada verso Berlino un lager

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