Pecoraro Scanio: «Dalla Chiesa veti incomprensibili, manterremo gli impegni presi»

Ministro Pecoraro Scanio, come giudica la durissima offensiva lanciata dalle alte gerarchie cattoliche?
Sono molto sorpreso. Ero piccolo ma ricordo bene le frasi di Fanfani che negli anni ’70 diceva che il divorzio avrebbe distrutto la famiglia. Non mi pare sia andata così. Credo invece che riconoscere i diritti dei conviventi al di fuori del matrimonio sia un atto di solidarietà verso uomini e donne che fanno già una pluralità di scelte. A maggior ragione per i cittadini omosessuali si tratta di consentire che due persone che si vogliono bene abbiano un riconoscimento della propria convivenza. Stiamo parlando di elementi di civiltà giuridica verso i quali un’opposizione così dura da parte della Chiesa è veramente incomprensibile. La Chiesa è libera di intervenire perché è un punto di riferimento per i cattolici praticanti. Ma quando dice che un buon cattolico non deve divorziare non per questo la legge dello stato non riconosce il divorzio. Basta con le strumentalizzazioni. Se le famiglie sono davvero il luogo degli affetti si possono allargare i diritti di tutti senza restringerli a nessuno.
Emma Bonino, che come lei è al governo, si dice pessimista, vede pochi margini per approvare la legge. Lei?
Già partiamo da un programma che su questo non è avanzatissimo. Sarebbe molto grave se non passasse nemmeno ciò che io già considero un arretramento. Può essere che in parlamento ci siano due o tre casi di coscienza ma l’importante è che i partiti che hanno sottoscritto quel patto lo mantengano. Ne va della serietà dell’Unione e dei cattolici democratici di questo paese. Dobbiamo dimostrare di essere una coalizione progressista. Invece c’è molta ipocrisia in chi dice di voler riconoscere i diritti delle persone purché non si riconosca la loro relazione di convivenza. Ma come si fa!
Però è scritto nel programma…
Sì ma il titolo parla chiaramente di «unioni civili»: prevede di riconoscere i diritti delle persone che le scelgono.
Gianfranco Fini in televisione si dice pronto a discutere la «bozza Ceccanti». Quanto deve pesare il dialogo tra i poli sul ddl governativo?
Il dialogo è utile se consente a tutto il paese di fare un passo avanti. Non può essere una scusa per dire che se non c’è l’accordo con il centrodestra non se ne fa niente. Spero che la Cdl la finisca con la demagogia e appoggi una proposta normale per le destre conservatrici di tutta Europa. Solo in Italia è la sinistra a dover difendere una legge molto moderata. Tuttavia, l’attuale difficoltà va superata: abbiamo il dovere di mantenere gli impegni presi nel programma anche separando i convincimenti personali da quello che è un dovere dello stato. Rispetto alla fecondazione assistita è molto più semplice, milioni di italiani convivono da decenni.
I centristi di entrambi i poli però continuano a tratteggiare un «blocco» di ispirazione cattolica. Sui «valori» se non ancora nelle urne.
Chi vuole fare un terzo polo tradisce il patto con gli elettori. Le voci di «inciucio» tornano periodicamente ma spero che non si vogliano sacrificare i diritti di milioni di persone per un trasformismo politico che guarda ad altro. […]
Domani (oggi per chi legge, ndr) un giudice di Roma si esprimerà sui «caso Welby». Lei che ne pensa?
E’ un caso palese di accanimento terapeutico. Piergiorgio Welby è una persona perfettamente lucida che purtroppo non ha speranza di guarire ed è costretta a una sofferenza che non vuole. Rivendica per sé lo stesso diritto alla libertà di cura di chiunque altro. Se penso a me o alle persone che amo credo che una fine naturale dell’esistenza sia auspicabile. Spero che il tribunale domani prenda atto di una cosa giusta: che non è diritto dei medici imporre un trattamento che si traduce in tortura. Spero che anche su questo prevalgano la carità e l’amore invece che la cultura dell’imposizione e del divieto.

L’intervista è stata pubblicata sul sito del Manifesto

4 commenti

giops

mah, più che veti incomprensibili direi fuori luogo e demagogici, comunque in sostanza concordo con le dichiarazioni di Pecoraro Scanio

Kaworu

perchè la chiesa non predica in chiesa ma dalle tv?

non sarebbe più logico che il prete di turno facesse la predica ai propri “agnelli” (a me sembrano schnauzer bianchi, ma tant’è) dal pulpito della chiesa piuttosto che da tv e giornali che tecnicamente non sono (non tutti) della chiesa?

sarebbe una questione di coerenza.

ma la coerenza è morta.

ALESSIO DI MICHELE

La posizione della chiesa cattolica è drammaticamente coerente: una organizzazione nata per (a chiacchiere) salvare il prossimo, non può accettare che il prossimo voglia morire e che si proclami proprietario della propria vita. E figuriamoci se il prossimo rivendica il diritto di rovinarsi la salute con qualche droga !

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