Livia Turco, ministro della Salute, alla fine il giudice che doveva decidere sul caso Welby se l’è presa con voi politici…
«Non sono d’accordo. Ho letto con grande attenzione l’intero provvedimento. Lo considero un materiale molto importante e innovativo».
Innovativo?
«Sì è importante perché consegna in modo chiaro lo stato dell’arte sulla materia. Innovativo perché esordisce nel suo giudizio, e lo assume come punto di vista che guida l’intero ragionamento, il principio dell’autodeterminazione che viene considerato una grande conquista sociale. Quindi mette al centro il diritto di scegliere del cittadino, dà rilevanza al consenso informato, e soprattutto mette al centro il cittadino competente e non soltanto il cittadino assistito».
Il provvedimento parla molto chiaramente di «vuoto legislativo», chiede «un intervento della politica».
«Ci mette di fronte alla questione che, modestamente, avevo sollevato, chiedendo un parere al Consiglio Superiore di Sanità, agendo in punta di piedi, da profana».
La sentenza chiede qualcosa di più di un parere del Consiglio Superiore di Sanità.
«Non è in ritardo solo la politica, sono in ritardo tutti. Su questi temi bisogna partire dai principi che sono condivisi. Tutti siamo d’accordo sul fatto che bisogna evitare l’accanimento terapeutico ma nel caso di Welby il mondo medico è diviso. La grandissima umanità di Welby, che vorrei sottolineare perché è grazie a lui che si è creato un intenso e importante dibattito, ha permesso di capire che è necessario approfondire la definizione di accanimento terapeutico. Bisognerà farlo con pacatezza, con dialogo, con una departitizzazione, con uno sforzo di fare grande politica…».
…Con una legge che finirà per diventare il cavallo di Troia per chi vuole introdurre l’eutanasia…
«Io non so quale sarà lo strumento legislativo migliore in questo caso. Potrebbe essere una legge, ma anche delle linee-guida. Mi farò consigliare dal Consiglio Superiore di Sanità. So però che cosa dovrò fare in concreto: chiedere al Parlamento la delega per la ratifica della Convenzione di Oviedo del 1997 che regola la materia e che il precedente governo ha la colpa di aver lasciato decadere. Ho istituito una commissione sulle terapie antidolore che darà risultati molto importanti. E so anche che cosa ho già fatto: un provvedimento legislativo che diffonde le terapie antidolore».
In tanti hanno accusato il giudice di essersi comportata da Ponzio Pilato…
«Non credo. Bisogna elevare il tono del dibattito. Ci troviamo di fronte a novità sulle quali confrontarsi. La figura del cittadino competente e la necessità di convivere con la malattia portano a una profonda modifica delle politiche sanitarie. Non può esserci soltanto l’ospedale, devono esserci strutture riabilitative, bisogna garantire l’assistenza domiciliare».
Il ministro del Tesoro non glielo permetterà…
«Abbiamo già stanziato le risorse nella Finanziaria per il 2007. Dal prossimo anno ci sarà maggiore attenzione a un diverso modo di avvicinarsi alle malattie».
E’ andata alla veglia dei radicali per Welby?
«Sono stata molto vicina a Welby perché è una persona che mi ha molto coinvolta e che mi ha fatto riflettere. Spero di poterlo andare presto a trovare, so che non ci sono pregiudiziali da parte sua…»
Al nostro giornale Welby ha scritto che è meglio se lei lascia perdere…
«Non mi importa: esistono vari piani nella vita. C’è un interesse umano e c’è una responsabilità della politica. Lui si è rivolto alle istituzioni e io mi sono sentita chiamata in causa, per questo ho attivato il Consiglio Superiore di Sanità. Mio dovere è anche ripetere che mi farebbe piacere andare a fargli visita anche se lui non vuole».