L’angoscia della mamma di Welby

È rimasto muto. Piergiorgio Welby ieri non ha provato nemmeno a soffiare mezza parola nell’orecchio di sua moglie Mina. Muto anche quando la radio sintonizzata sulle onde dei radicali gli ha portato nella stanza la voce di Marco Cappato: «Noi faremo tutto quello che potremo fare. Ma sarà Piergiorgio a decidere. Sarà Piergiorgio a dirci cosa vuole che noi si faccia». Muto. È la prima volta da quando ha cominciato la sua guerra, a fine settembre, che Piero non reagisce. «È molto deluso», dice la moglie Mina. E spiega: «Piero ci aveva creduto in questa sentenza del giudice. Ci aveva sperato molto. Il parere positivo della procura gli aveva fatto credere che sì, alla fine tutta questa sua sofferenza non sarebbe stata vana». La battaglia non è ancora finita. «Lui però oggi è davvero stanco», dice ancora Mina. E aggiunge. «Ha sentito tutta la conferenza stampa dei radicali in diretta. Sa che oggi tocca a lui dire come andare avanti. Ma oggi non vuole nemmeno che gli si parli di questa storia». […]
Nel mondo virtuale, però, il dibattito era già cominciato quattro anni fa, quando Piero si era attaccato all’unico mezzo che può manovrare senza aiuto: il computer. E da lì ha aperto il suo sito e diffuso la sua battaglia per il diritto di una morte dignitosa. Per il diritto all’eutanasia.
Contro l’accanimento terapeutico. Decine, centinaia, migliaia: i contatti nella Rete si moltiplicano. Welby trova un senso alle sue giornate che dal 1997 sono governate da un ventilatore polmonare, una macchina che gli impedisce di uscire di casa, di muoversi oltre un raggio di pochi metri. Adesso, però, Piergiorgio Welby non può usare più nemmeno il mouse del suo computer. E dopo che ieri si è chiuso nel suo silenzio assordante, è stata la mamma che per la prima volta ha voluto far sentire la sua voce: «Fate qualcosa, vi prego. Fate quello che lui chiede». Un’implorazione quella di mamma Luciana che ha ottantasei anni e ieri pomeriggio non riusciva a trovare quiete in quella casa di suo figlio che da tempo, ormai, ha le sembianze di un ospedale. La sentenza del tribunale civile sarebbe dovuta arrivare soltanto domani. Forse, chissà, anche questo anticipo ha preso in contropiede Piero che ieri oltre che con il sonno che non gli regala riposo ha dovuto combattere tutto il giorno con un mal di stomaco che non gli ha permesso di buttar giù nemmeno le pappette da neonato. Forse. Chissà. Una spiegazione questa volta non la sa dare nemmeno sua moglie Mina. «Oggi ha deciso di non decidere», ripete, senza saper cosa aggiungere e come motivare quel silenzio. Mina non è abituata a vedere Piero deporre le armi. «È la prima volta, da quando lo conosco».

Fonte: Corriere.it

Un commento

davide

Mina non è abituata a vedere Piero deporre le armi.
Welby non arrenderti proprio adesso, capisco che anche grandi uomini come Socrate si sono arresi alla decisione dei giudici di condannarli. Tieni duro almeno per tua moglie e tua mamma, non aggiungere al loro dolore altro dolore, dimostra la forza che hai dimostrato di recente

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