Una cristianità più laica ci libererà dal dominio del sacro

La laicità non è uno qualsiasi fra i gravi problemi che agitano il nostro tempo. E’ piuttosto una delle radici più profonde dei processi di trasformazione.
La stagione storica che stiamo vivendo è segnata dall’emergere di eventi che portano la laicità in primo piano. Manipolazioni genetiche, senso di illimitatezza delle conquiste della scienza, onnipotenza della tecnologia, dissolvimento delle frontiere tradizionali fra vita e morte, nuove dimensioni del diritto internazionale, la guerra ideologicamente motivata come intervento umanitario o come difesa di una civiltà; lo scontro di civiltà e il terrorismo con forti implicanze religiose; la difficoltà della convivenza fra società laiche e comunità e gruppi etnici con concezioni e usanze religiose/culturali diverse; il ritorno del sacro come dimensione normativa nelle problematiche che emergono in campo etico per lo smarrimento che producono le grandi trasformazioni del costume e della biologia (nuove forme di convivenza, tecniche procreative, pillola abortiva, ricerche sulle cellule staminali).
Tutte sfide immani che richiedono da un lato vigile senso critico ma dall’altro anche rinuncia a ogni dogmatismo e a tutte le assolutizzazioni, in sostanza rinuncia alla dimensione del sacro come realtà separata.
Di questo si è parlato in un convegno di notevole spessore culturale ed ecclesiale promosso dalle comunità cristiane di base, che si è svolto a Frascati nei giorni scorsi sul tema della laicità. Dai documenti redatti a conclusione dell’incontro emerge l’impegno, insieme a tanti cristiani in tutto il mondo e in ogni dimensione dell’impegno ecclesiale, a vedere e vivere il Vangelo come annuncio di liberazione dai pesi insopportabili che il legalismo istituzionale di tutti i tempi, e anche di oggi, scarica irresponsabilmente sulle spalle della gente. Fra questi pesi c’è il senso del peccato che graverebbe di per sé sull’amore umano in ogni sua espressione, da cui conseguirebbe il bisogno assoluto di purificazione essenziale e di sacralizzazione dall’alto attraverso il matrimonio.
Il vero problema della società attuale è la laicità come superamento del dominio del sacro. Il sacro è stato una tappa dell’evoluzione umana. L’istinto di conservazione ha creato il sacro per razionalizzare la violenza e forse per contenerla. Ma oggi la violenza ha raggiunto un potere tale che la razionalizzazione del sacro non è più capace di contenerla. La violenza e il sacro sono una miscela capace di distruggere la faccia della terra. E’ tempo che l’orizzonte del sacro sia superato. La laicità e non il sacro deve essere il nuovo orizzonte della razionalità.
Ci vuole coraggio da parte delle religioni del sacro e anche da parte della Chiesa cattolica. Non bastano parole di pace, non bastano abbracci e buoni propositi fra rappresentanti del sacro nelle diverse religioni. E’ tutto il mondo simbolico del sacro che va rovesciato come un guanto.

[…] E dunque lo scontro reale non è, come si vuol far apparire, fra cristiani e laici; è piuttosto fra chi ha paura dell’amore, ne diffida e vuole ingabbiarlo nelle categorie sacrali, e chi ha fiducia nell’amore e nella capacità creativa dello stesso di affrontare e superare i rischi di derive egoistiche e irresponsabili. Concludo con il messaggio delle comunità di base: crediamo nella forza dell’amore capace di far fiorire i valori a lui intrinseci, della responsabilità e solidarietà, col sostegno delle relazioni sociali e delle istituzioni.

L’articolo di Enzo Mazzi è stato pubblicato sul sito del Manifesto

8 commenti

lik

“Lo dicono le comunità cristiane di base con la lucidità derivante dalla loro collocazione di frontiera che le rende segni premonitori.”

Mah io non ne sarei tanto sicuro, cosa si intende per comunità cristiane di base? Don Gallo? Don Ciotti? Fondamentalmente contano meno del 2 di picche, tra le comunità cristiane è senz’altro l’associazione cattolica che ha la più grande diffusione nel territorio, capillare e popolare, e poi la caritas. Non mi risulta che né l’una né l’altra si siano pronunciate per i pacs.

RazionalMENTE.net

Condivido l’articolo di Enzo Mazzi. Speriamo che anche il “Papa Re” si renda conto della strada sbagliata che la Chiesa sta percorrendo.

lik

Razionalmente, io non riesco ancora a capire in che senso la strada del Papa sarebbe sbagliata, mettendosi dal punto di vista dell’interesse della chiesa. E’ sbagliata per noi laici, per la laicità dello stato, ma non per gli interessi della chiesa.

Pietro Ancona

non conta niente. Conta la gerontocrazia al potere da duemila anni. Aiutare le Comunità di base nell’opera di una Fede nell’Amore significa fare il gioco della Chiesa che si copre di un’ala democratica per fare una politica di destra e riesce ad avere il consenso sempre di tutti.

Questo fino a quando non avrà termine la gerarchia piramidale faraonica e le comunità di base non potranno eleggersi il loro sacerdote (anche donna).

Giovaneskywalker

È sbagliata anche per i fedeli che abbiano un minimo di onestà intellettuale. È chiaro ed evidente che la chiesa ha il diritto di dire ciò che pensa parlando ai suoi fedeli. Ma non può lavorare per far si che questa opinione si trasformi in legge, cancellando di fatto il libero arbitrio dei fedeli ed omologando anche i comportamenti dei non fedeli a posizioni frutto di un opinione personale

giops

A mio parere il Papa sa bensissimo quello che fa ed è estremamente convinto (almeno lui), non si vede solo dalla coerenza delle sue condanne alla scienza e alle forme di amore “deboli e deviate” (l’unica coerenza per ora lol), ma si vede anche dalla faccia che ha quando le dice! Fa paura O___o (lol)

lik

“Ma non può lavorare per far si che questa opinione si trasformi in legge”

Evidentemente si, se lo sta facendo, come del resto riescono a fare i musulmani nei loro paesi. L’articolo pretendeva dire che cosa sarebbe giusto o sbagliato per la chiesa, ora per la chiesa la secolarizzazione non è certo un bene. Cosa sia giusto poi per la società è un altro discorso.

davide

concordo in tutto con Mazzi. Giops il papa, non manca mai di dimostrarlo, ha un’immensa paura, come tutti i suoi predecessori, di perdere l’immagine che ha agli occhi della gente comune, cioè della “pietra su cui fonderò la mia chiesa”, di garante appunto del sacro. Basta leggere un suo grugnito a caso per capirlo.
x Pietro Ancona
Scusa ma le Comunità di Base non sono di ispirazione protestante? Come fanno quindi ad essere l’ala democratica della Chiesa e a farne il gioco?

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