Pochi soldi, poca istruzione, meno lavoro. Essere seguaci di Maometto nell’Unione europea significa affrontare ostacoli e barriere in più rispetto agli altri. Il rapporto “I musulmani nell’Unione europea: discriminazione ed islamofobia” diffuso ieri dall’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia (Eumc) rivela un’Europa poco accogliente. E in Italia le cose non vanno meglio. Nel nostro paese (così come in Spagna, Olanda e Portogallo) i musulmani sono più soggetti alla discriminazione di tipo religioso. Il primo elemento che salta all’occhio è la scarsità di dati. […] Il test ha confermato che è più probabile essere convocati per un colloquio per i britannici (25%), rispetto ai neri (13%) e ai musulmani (9%). Un analogo esperimento in Francia ha rivelato che la possibilità di ricevere una risposta per un nordafricano è cinque volte inferiore rispetto a un francese “doc”. In Irlanda, secondo l’ultimo censimento, l’11% dei musulmani è disoccupato contro una media nazionale del 4%. Passando dal lavoro all’istruzione, il divario rimane. In paesi come Danimarca, Germania e Francia, gli immigrati, in maggioranza musulmani, vantano titoli di studio più bassi. Statistiche come queste, però, non fanno notizia. Al contrario, i proclami e gli attentati di Al Qaeda e soci contribuiscono a rafforzare l’immagine di una comunità che minaccia i valori occidentali e la vulgata dell’invasione islamica. La percezione negativa dei musulmani, sottolinea il rapporto, è favorita anche dai media che spesso raccontano in modo distorto la realtà del’islam. In questo quadro, l’Italia si inserisce come un paese di immigrazione recente. La cultura mediterranea, comune a molti musulmani, non basta a spegnere i contrasti. Secondo una ricerca sull’intolleranza condotta dall’università di Roma “La Sapienza” su commissione dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei), più del 50% del campione (2mila duecento ragazzi tra 14 e 18 anni) hanno affermato che i musulmani hanno “leggi crudeli e barbariche” e “sostengono il terrorismo internazionale”. L’Italia, insieme con la Francia, è uno dei paesi dove i musulmani fanno più fatica a trovare un alloggio dignitoso. L’Osservatorio dell’Ue ricorda poi i graffiti intimidatori apparsi sui muri di centri islamici e moschee nel nord Italia, e le condizioni di semi-schiavitù di molti lavoratori stagionali nelle campagne del sud Italia. Il quadro, comunque, non è del tutto negativo. Nell’Ue non mancano le iniziative in direzione dell’integrazione, come i forum tedeschi e britannici sull’islam e il dialogo tra le associazioni giovanili religiose in Italia. Un esempio da cui ripartire per rilanciare l’integrazione e la comprensione dell’altro.
Il testo integrale dell’articolo di Gabriele Carchella è stato pubblicato sul sito di Lettera 22
Così queste rilevazioni mi dicono poco… sarebbe interessante comparare i dati sugli immigrati islamici con quelli riguardanti altre categorie di immigrati di altre religioni, ad esempio rumeni, polacchi etc… così come sarebbe utile sapere da quanto tempo si trovano in Italia le persone osservate nel camione d’indagine.