Lo scorso mese una donna, Miriam Shear, israelo-americana, mentre viaggiava a bordo di un bus che transitava per la zone ultraortodossa di Gerusalemme è stata invitata da una pattuglia di ultraortodossi ad accomodarsi in fondo all’automezzo. Al suo rifiuto è scattato l’attacco, con insulti, sputi e percosse. Il caso è stato inserito in una petizione inviata alla Corte Suprema israeliana a proposito della legalità degli autobus segregazionisti.
Un articolo (in inglese) di Daphna Berman è stato pubblicato sul sito di Haaretz
fatemi capire? in israele ci sono autobus segregazionisti LEGALI???
Come accadeva in America tanto tempo fa per i negri.
e Israele sarebbe una democrazia. Ah-Ah-Ah.
“A tali sciagure ha potuto portare la religone..”
(Lucrezio, De rerum naturae)
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“ogni due o tre giorni c’era qualcuno che mi diceva di sedere dietro, a volte gentilmente, a volte no” ricorda Shear questa settimana in un’intervista televisa.
“Io sempre gentilmente rispondevo ‘No, questa non e’ una sinagoga. Non mi siedo dietro'”
Ma Shear, 50 anni, credente, dice che la mattina del 24 un uomo e’ salito sul bus e ha chiesto il suo posto, anche se, sempre davanti, ce n’erano altri disponibili.
“Ho detto, no non mi muovo e lui ha detto ‘Non te lo sto chiedendo, te lo sto ordinando’ Poi mi ha sputato in faccia, a quel punto mi e’ salita la rabbia e l’ho chiamato Figlio di puttana, una cosa di cui non vado fiera. Poi ho ricambiato lo sputo. A quel punto mi ha buttata in terra, la gente urlava che ero pazza. Quattro uomini mi mi hanno circondata e hanno cominciato a darmi schiaffi in faccia e pugni al petto, tirandomi i vestiti picchiandomi e anche dandomi calci. Il mio snood (cuffietta per i capelli) e’ volato via. Io cercavo di fare resistenza, ho dato un calcio nelle parti intime di uno di loro. Non mi dimentichero’ mai l’espressione sul suo viso.
Shear dice che quando si e’ piegata nel corridoio per cercare il suo copricapelli “uno degli uomini mi ha dato un calcio in faccia. Grazie a dio mi ha mancato l’occhio. Mi sono alzata e gli ho dato un pugno. Ho detto ‘Voglio indietro il mio copricapelli ‘ ma lui non me la voleva ridare, allora gli ho preso il suo cappello nero e l’ho buttato in mezzo al corridoio”
Per tutto il tempo, Shear dice che l’autista “non ha fatto niente”. Le altre persone, dice, la incolpavano di non spostarsi nel retro del bus e la chiamavano “stupida Americana senza buon senso. La gente mi ha dato addosso perche’ non stavo al mio posto e non andavo nel retro del bus, il posto che secondo loro mi apparteneva.”
Secondo Yehoshua Meyer, testimone oculare dell’incidente, il racconto di Shear corrisponde perfettamente all’accaduto. “Ho visto ogni cosa” dice, “qualcuno e’ salito e ha chiesto il suo posto dicendole di sedersi nel retro, ma lei si e’ rifiutata. E’ stata brutalmente picchiata su tutto il corpo con calci e pugni. Lei ha provato a reagire ma nessuno l’ha aiutata. Io ho provato ad aiutarla ma qualcuno mi ha impedito di alzarmi. Il mio cellulare era scarico e non potevo neppure chiamare la polizia. Ho urlato all’autista di fermarsi. Si e’ fermato ma non ha fatto niente. Quando alla fine siamo giunti al muro occidentale era ormai stata brutalizzata e l’ho aiutata ad andare alla polizia.
Shear dice che quando aveva iniziato a prendere la linea num.2, non sapeva neppure che fosse in qualche modo oggetto di apartheid sessuale. Dice anche che sedersi davanti e’ semplicemente piu’ comodo. “Sono una donna di 50 anni a non mi va di sedermi dietro. Sono vestita dignitosamente e inoltre ero su un bus pubblico,”
Shear Dice:
“E’ una cosa pericolosissima che un gruppo di persone prenda possesso di una proprieta’ pubblica ed imponga il proprio volere senza che vada incontro a un giusto processo”.
“Anche quando (gli Haredim) sono una maggioranza – e io non credo che lo siano – hanno altre opzioni a cui far ricorso. Possono presentare una petizione a Egged (l’azienda dei trasporti) oppure noleggiare il loro proprio bus, non mi frega niente se ci sono anche 500 persone che mi dicopno dove sedermi. Io mi siedo dove voglio io e cosi’ puo’ fare chiunque altro.
Mayer dice che per tutto il tempo gli altri passegeri hanno dato addosso a Shear per non volersi sedere dietro. “Probabilmente affermano che lei li ha attaccati per prima, ma e’ assolutamente falso. Hanno abusato di lei in modo terribile, non ho mai visto nulla del genere”
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Il caso è già stato sanzionato dall’Alta Corte di Giustizia che , tra l’altro, ha collezionato sentenze simili nel corso degli anni, comprese le chiusure “forzate” dello shabbat. Per la correttezza dell’informazione sotto l’articolo erano riportate le motivazioni della sentenza.
sono:-O e 🙁
stupefatta e costernata…