Per definire la nozione di accanimento terapeutico «si può fare una legge», specialmente al fine di prevedere il «testamento biologico», ma preservando, al contempo, la possibilità di scegliere la continuazione delle cure: lo sostiene il cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del pontificio consiglio per la Pastorale della salute.
«Penso che l’accanimento terapeutico si possa definire per legge in genere, specificando però che non lo si proibisce ma non lo si impone», ha detto il porporato messicano rispondendo, questa mattina, alle domande dei giornalisti a margine di un convegno che si è svolto a Roma. «Non si deve penalizzare quel medico o quell’operatore sanitario che non usi l’accanimento terapeutico. Se la famiglia o il paziente vogliono l’accanimento terapeutico, non è un peccato, ma non deve essere obbligato».
«Una legge – ha tenuto ad aggiungere Barragan – si può fare, specialmente collegata al testamento biologico». «Ognuno di noi può fare un testamento in cui dice: quando arrivo alla tappa terminale magari non sarò cosciente ma non voglio l’accanimento». Il ’ministrò vaticano della Salute ha sottolineato che così ha fatto Giovanni Paolo II: «Quando alla fine gli hanno detto: ’La portiamo al Gemellì, lui ha chiesto: ’Che cosa mi fareste, qualcosa per guarirmi?’. ’No non si può’, è stata la risposta. ’E allora lasciatemi quì, ha detto lui. Ha rinunciato a quello che sarebbe l’accanimento terapeutico, più chiaro non si può».
Quanto allo specifico del caso di Piergiorgio Welby, il cardinal Barragan ha ribadito che bisogna stabilire se la sospensione del respiratore artificiale si configuri o meno come accanimento terapeutico. «Se la risposta medica è si, allora si può staccare perché si tratta di un accanimento terapeutico, ma se la risposta medica è no non si può staccare perché si tratta della vita». In modo più esplicito, il porporato ha poi precisato la sua contrarietà: «L’idratazione e la nutrizione non appartengono all’accanimento teraputico perché non si tratta di terapie o medicinali. È senso comune che mangiare e bere non sono medicine». In termini più generali, Barragan ha ricordato la posizione della Chiesa cattolica sull’eutanasia: «Noi pensiamo che la vita è un dono di Dio che appartiene a Dio e non a noi. Noi la riceviamo e quando lui decide che finisca, finisce».
Vaticano: Se c’è accanimento terapeutico si può staccare la spina
Un commento
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A me sembra che da quando si è saputo che papa GPII rifiutò di farsi attaccare a un respiratore, dalla chiesa arrivi un segnale , flebile e contraddittorio, di apertura.
Per lo meno un imbarazzo a rimanere su posizione granitiche.
Che si stiano preparando a parare il colpo di una legge ormai inevitabile ??