Eseguita l’autopsia

Il fascicolo aperto dalla procura di Roma è intitolato «atti relativi alla morte di Piergiorgio Welby», ma fino a ieri il pubblico ministero incaricato delle indagini non aveva ipotizzato alcun tipo di reato, né iscritto alcun nome sul registro degli indagati. Il segretario dell’associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, e l’anestesista di Cremona Mario Riccio – che mercoledì sera ha sommistrato un sedativo a Welby prima di staccare la spina del respiratore che lo teneva in vita da dieci anni -, sono stati ascoltati giovedì in mattinata dal pm De Marinis, ma solo in qualità di persone informate sui fatti. Il magistrato dovrà stabilire se la versione fornita sugli ultimi momenti di vita di Welby corrisponda o meno a verità e se così dovesse essere molto probabilmente l’inchiesta verrà archiviata. L’ipotesi è che la procura riconosca il diritto per un malato di interompere il trattamento terapeutico a cui è sottoposto, cosa che in realtà ha già fatto con il parere espresso nei giorni scorsi dal procuratore capo Giovanni Ferrara e dai sostituti Salvatore Vitello e Francesca Loy. In caso contrario, Cappato e Riccio potrebbero dover rispondere dell’accusa di omicidio di persona consenziente, reato che prevede una pena compresa tra i 6 e i 15 anni di relusione. «Ribadiamo l’assoluta legalità dell’intervento compiuto , è un atto che ha tutti i crismi della legalità«, ha ripetuo anche ieri mattina l’avvocato Giuseppe Rossodivita, uno dei legali che assistono i radicali e la famiglia di Welby. «La procura – ha proseguito il legale – mira ad accertare il fatto, ma non ci attendiamo esisti diversi dall’archiviazione del procedimento».
Intanto ieri pomeriggio si è svolta l’autopsia sulla salma di Piergiorgio Welby, che da oggi è a disposizione della famiglia per i funerali. Poche ore prima, alla presenza anche dell’avvocato Rossidivita, il pm De Marinis aveva nominato il collegio di periti incaricati di eseguire l’esame autoptico, e che adesso avrà sessanta giorni di tempo per consegnare alla procura le sue conclusioni.
Solidarietà a Mario Riccio è stata espressa sempre ieri dalla Consulta di Bioetica, l’associazione di medici a cui appartiene anche l’anestesista cremonese. «La vicenda di Welby – ha detto il presidente della Consulta, Maurizio Mori – ha comuque confermato che i pazienti hanno diritto a rifiutare le terapie in qualcunque momento, prima del loro inizio e anche dopo che sono inziate. Su questo punto – ha concluso Mori – c’è stata la convergenza unanime di tutte le varie istituzioni intervenute, tra le quali, da ultimo, anche il Consiglio superiore della sanità».

Fonte: ilManifesto.it