Su “La Stampa” diverse riflessioni sulla storia di Piergiorgio Welby

Sul sito del quotidiano “La Stampa” sono stati pubblicato oggi ben cinque articoli sulla vicenda di Piergiorgio Welby. Le opinioni sono ovviamente assai variegate, ma tutte, in un modo o nell’altro, meritevoli di attenzione.

Dio non vuole una vita insensata, di Elena Loewenthal

Welby, pacs e idolatria giacobina, di Gian Enrico Rusconi

Il diritto al testamento biologico, di Piergiorgio Strata

La piazza contro la Chiesa, di Franco Garelli

Perché la chiamano eutanasia, di Franzo Grande Stevens 

3 commenti

mez

Molti non hanno compreso perché a Welby siano stati negati i funerali religiosi… Io invece non ho capito perchè siano stati chiesti. O meglio ho capito fin troppo bene che è la solita iniziativa dei soliti parenti preoccupati di ricondurre il morto alla loro fede religiosa, incuranti della sua personalità.
Welby ha fatto fino all’ultimo una battaglia coerentemente anti-cattolica Se anche avesse avuto un Dio non si sarebbe certo trattato di quello di cui la chiesa cattolica amministra il culto. Per cui, per una volta, la chiesa era perfettamente nel suo diritto a rifiutarsi di accogliere chi da lei certo non voleva andare.
Il pensiero di Welby può essere letto negli editoriali che ha scritto come il Calibano:
http://www.radicali.it/cerca_exec.php?page=5&fields=1&type=8&titolo=tutti+gli+editoriali
Ne cito uno solo.

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Culetti e rinoceronti

13 settembre 2005
di Il Calibano

Ci risiamo! Non appena un politico suona, anche se con discrezione, il campanello delle libertà civili, i cani da guardia dell’ortodossia vaticana, vittime del riflesso di Pavlov, iniziano a sbavare e abbaiare. Questa volta è toccata al PACS (Patto Civile di Solidarietà) e a Prodi, cattolico adulto, e a Fini, politico adulto. Insomma, se dimostri di essere adulto e rifiuti il masochistico “non lo fo per piacer mio”, devi passare sotto le Forche Caudine de L’Osservatore Romano e dell’Avvenire, mentre i cattolici ancora impuberi e i politici con un ritardo dello sviluppo ti coprono di insulti, lazzi e frizzi.

La preoccupazione dominante in questo paese, dove i navigatori, gli eroi e i poeti sono in cassa integrazione, ma i santi fanno il doppio lavoro, sembra essere quella di non offendere la sensibilità dei cattolici, cosa che risulta essere più che difficile, impossibile.

La coscienza dei cattolici è come la pelle del culetto di un bebé: basta uno sguardo, o un sospiro, che arrossisce e si copre di eczemi atopici. La coscienza di agnostici, atei, deisti, panteisti, animisti, Radicali, cattolici adulti e vaccinati, dubbiosi in attesa di pre-giudizio (speriamo che attribuire una coscienza a questa varia umanità non offenda la sensibilità dei cattolici senza se e senza ma) è considerata, dai cattolici senza congiunzioni, come la pelle del rinoceronte di Dürer e corazzata come la poltrona di Fazio. I calci, gli urti e gli spintoni che il rinoceronte deve sopportare, per non urtare la loro huismaniana sensibilità, sono all’ordine del giorno: non può riprodursi artificialmente, non può abortire con tutti i metodi che la medicina offre, non può fare un testamento biologico decente (e allo stato attuale, nemmeno indecente), non può accorciare di qualche giorno la sua agonia, non può entrare in un tribunale, o scuola, o altro pubblico ufficio, senza aver l’impressione di essere entrato in una sagrestia, non può accendere il televisore senza credere di essere in un seminario salesiano. Tutto questo deve sopportare pazientemente il laico pachiderma, senza che il WWF invochi per lui un oasi naturalistica dove estinguersi in pace e tranquillità. Ma se due rinoceronti gay (non se ne abbiano a male i gay e nemmeno i rinoceronti…o i cowboy) vorrebbero una tutela delle coppie non sposate, L’Osservatore romano, prima manganella robustamente i politici conniventi, poi manda le prefiche a piangere per l’affronto subito, la sensibilità offesa e per l’attentato al matrimonio indissolubile dal quale si esce solo con i piedi in avanti.

RazionalMENTE.net

Mi sembra che Mina Welby abbia chiaramente detto che dopo la tracheotomia Piergiorgio era molto cambiato e che lei stessa non sapeva quale fosse la sua idea di Dio perché non ne aveva mai voluto parlare. Niente di più facile che non fosse più cattolico, ma che in qualche modo continuasse a credere in Dio. Se ho capito bene ha lasciato che la moglie e la famiglia fosse libera di fare per lui dei funerali in chiesa essendo i suoi familiari ancora molto credenti.

La realtà non è tutta bianca o tutta nera, esistono tante sfumature che occorre comprendere.

mez

La realtà in questo caso è quasi priva di sfumature ed è molto più che comprensibile: è tipica. Questo è il solito atteggiamento italiano che sovrappone chiesa e stato, rito religioso e rito pubblico, appartenenza alla chiesa e cittadinanza, abside e utero materno. Sovrapposizione che, ad ogni caso di questo genere, viene ulteriormente rinforzata.

E proprio su questa mancanza di coerenza, per cui poi tutti alla fine tornano all’ovile della chiesa – vero o falso che sia, e molto spesso è pura invenzione del parente devoto, sempre convinto che le sue pie e amorevoli intenzioni giustifichino ogni menzogna – prospera il potere ricattatorio della chiesa cattolica, che può sempre-e-di-nuovo presentarsi come orizzonte insuperabile di ogni vivere civile. E pure come orizzonte di ogni credenza teista: come se credere in Dio dovesse per forza implicare pure di credere nel Dio il cui culto è amministrato da santa romana chiesa.

Resta fermo e chiaro che il Dio della chiesa cattolica nega all’uomo proprio quella libertà di decidere come morire che Welby ha rivendicato fino alla fine e con la sua fine, combattendo una battaglia politica di altissimo profilo. Andare a chiedere alla chiesa cattolica di fargli il funerale è un gesto assurdo, sia nei confronti di Welby, sia nei confronti della chiesa.
Un tradimento di ciò che Welby è stato. Il che non sorprende da parte di chi già aveva tradito la promessa a non farlo intubare… Sempre tutto giustificato per amore, ovviamente.

Senza la capacità di giudicare il sentimento come nobile o come vile, e senza coerenza, non c’è discorso etico: c’è la giustificazione di qualsiasi cosa accada per il solo fatto che accade.

bye

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