I diversi e la carità cristiana

Il mio articolo ‘Chi non ama i diversi non è cristiano’, pubblicato su ‘Repubblica’ il 10 scorso ha indotto molti lettori a scrivermi. Alcuni consentendo con le mie tesi, ma i più dissentendo, specie con la titolazione di quel mio scritto che a loro è sembrata troppo assertiva e quindi forzata rispetto al testo.  […] Naturalmente si può dissentire da esso. Si può cioè sostenere che un cristiano e la sua fede, anche quando è intensamente sentita e praticata, non comporta necessariamente l’amore per i diversi. Non odiarli, certo; fare di tutto per recuperarli e redimerli dalla loro peccaminosa diversità. Ma amarli è un’altra cosa ed è un sentimento ineffabile che non nasce per un atto di volontà né interno alla persona né, tanto meno, esterno e fosse pure proveniente da un comandamento di Dio.
Alcune di quelle lettere si concentrano sull’amore del prossimo. Il prossimo – così mi scrivono questi lettori – non si compone di diversi ma, appunto, di ‘prossimi’, cioè di nostri simili. Possono essere più deboli, ammalati, infinitamente poveri e derelitti, ma comunque simili. Quella somiglianza è radice comune e suscita, deve suscitare, la nostra com-passione […] Ma la questione è diversa per i diversi. I quali sono tali non per errori o ingiustizie della società alle quali va posto riparo, ma per loro libera scelta. Hanno scelto di essere diversi. E l’hanno scelto in un aspetto delicatissimo, quello dell’amore sessuale. Amore contro natura. Amore contro la specie alla quale appartengono ma che mettono a rischio precludendosi volontariamente di alimentarla con la procreazione. Amarli non può dunque avere altro significato che convincerli a ritornare entro la norma non tanto della legge ma della natura.  Questo – mi scrivono – è ciò che si può e si deve chiedere al buon cristiano e a questo compito di ‘redenzione’ il buon cristiano non può sottrarsi. […] ho notato con piacere che restringono il campo del dissenso: nessuno di essi ha trovato da dire sulle coppie di fatto eterosessuali, quale che sia la loro etnia e religione. Il problema – almeno per i nostri lettori – si pone soltanto per l’aspetto dell’omosessualità e la ragione evocata è nel fatto che ci si trovi in presenza di un comportamento ‘contro natura’, in gran parte volontario. Come tale dev’essere indotto a rientrare nei canoni naturali e non dev’essere istituzionalizzato da una legge.
Ecco allora le mie risposte cominciando dall’aspetto religioso della questione che interessa anche – ovviamente – le persone non credenti.
Le religioni, soprattutto quelle monoteistiche, affratellate dalla discendenza da Abramo, vedono nella famiglia la cellula principale della società. Ed è così, è un dato di fatto dal quale non si può prescindere. “Onora il padre e la madre” prescrive il decalogo mosaico. Secondo il Pentateuco la discendenza adamitica deriva da Caino, anche questo è un dato di fatto. Non costitutivo però del peccato originale che deriva esclusivamente dalla disobbedienza ai voleri di Dio.
Le religioni non qualificano la famiglia se non in un punto: il padre e la madre naturali. Tutto il resto è aperto alla evoluzione della società: monogamia, poligamia, famiglia allargata, patriarcato, matriarcato e ogni altra forma storicamente assunta. I figli di Abramo sono di Sara e di Rebecca, tanto per dire. Gesù di Nazareth in quanto persona umana non ha Giuseppe come padre, ma i suoi fratelli sì. Così dice la dottrina anche se i Vangeli sono assai reticenti su questo punto.
Quanto a Gesù, la sua predicazione mette la famiglia in posizione subordinata rispetto all’apostolato. Invita i suoi discepoli ad abbandonarla per seguire lui e la sua missione salvifica. […]
I diversi fanno parte del prossimo con cui identificarsi? La domanda come alcuni lettori me l’hanno posta è sottile e importante. Secondo me la risposta è connessa all’evoluzione storica della società. I cristiani dei primi secoli prendevano atto del fatto che gli schiavi erano diversi. Secondo la legge e la consuetudine gli schiavi erano ‘non persone’ e anche se ben voluti e ben trattati restavano ‘non persone’. La novità del messaggio cristiano fu quella di riscattarli al rango di persone anche se il loro stato giuridico rimase per lungo tempo quello di schiavi. La nuova religione non predicò affatto che fossero liberati, non predicò l’abolizione della schiavitù. La sua rivoluzione fu quella di proclamare che al cospetto di Dio erano persone. La schiavitù permase fino alla Rivoluzione francese. Ci furono schiavi perfino nelle corti papali del Rinascimento. Dei servi della gleba non parliamo neppure. Erano diversi? Sì, erano diversi e considerati diversi. Per i veri cristiani rientravano nel concetto di prossimo? Sì, rientravano in quel concetto di affratellamento e spesso i loro figli venivano ‘liberati’. I figli.
Viviamo in tempi diversi. Ditemi voi se dobbiamo ancora considerare e trattare giuridicamente in modo diverso gli omosessuali e le convivenze da essi liberamente costituite. Quelle convivenze generano diritti. Dobbiamo ignorarli? Dobbiamo negare ad essi riconoscimento giuridico almeno tutte le volte in cui quei diritti intrecciano i diritti dei terzi ed hanno pertanto bisogno d’una normativa ‘erga omnes’? Lascio ai lettori la risposta, ma secondo me il cristiano che nega quel riconoscimento non è un cristiano perché rinnega la carità in uno dei punti nevralgici in cui dovrebbe manifestarsi.

L’articolo di Eugenio Scalfari, con uno spazio per i commenti, è stato pubblicato sul sito dell’Espresso 

36 commenti

RazionalMENTE.net

Oltretutto ci sarebbe da dire che se l’omosessualità fosse una scelta sarebbe tanto semplice scegliere di non essere gay e di non dover patire discriminazioni, derisione, persecuzioni.

Insomma si nota tra i credenti una profonda ignoranza scientifica e soprattutto mancanza totale di logica.

Lorenzo

è chiaro che la scelta di cui si parla è quella di essere sinceri e onesti.

E’ questo che i “credenti” non sanno accettare, loro che sono abituati ad inventarsi immacolate concezioni, ascese al cielo, figlie del proprio figlio, tre dèi al prezzo di uno e altre assurdità.

emel

Questa gente di merda dovrebbe fare lo stesso ragionamento della mancata procreazione anche quando la coppia e’ una coppia etero che non puo’ avere figli (o non vuole).
E invece questi figli di puttana semplicemente fanno finta di non vedere quando gli fa comodo.

Scalfari poteva cavarsela in tre righe invece di provare a insegnare a parlare a dei babbuini.

A&L

L’OMOSESSUALITA’ NON E’ UNA “SCELTA”, NE’ TANTOMENO UNA MALATTIA DA CUI DOVER “GUARIRE”!
E’ UNA CARATTERISTICA GENETICA, TANTO QUANTO ESSERE DI PELLE NERA O AVERE GLI OCCHI AZZURRI!

LA VOGLIAMO CAPIRE SI’ O NO???

RazionalMENTE.net

Devi scriverlo sul forum dell’Espresso seguendo il link che c’è in fondo all’articolo. Sperando che qualche cattodisgraziato lo legga e gli si illumini un barlume di ragione.

archibald.tuttle

“Amore contro la specie alla quale appartengono ma che mettono a rischio precludendosi volontariamente di alimentarla con la procreazione. Amarli non può dunque avere altro significato che convincerli a ritornare entro la norma non tanto della legge ma della natura.”

ma parlano dei gay o dei preti? considerando la volontarieta direi che su questo piano i preti sono meno normali dei gay…

Ernesto

E’ inutile corteggiare i credenti sul loro terreno per cercare di vincere questa particolare battaglia. Parliamoci chiaro: la Bibbia non è il testo a cui fare riferimento se si cerca di essere buoni e caritatevoli. Nel caso particolare, l’omosessualità è condannata decine di volte, nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, e per i gay la cura prescritta non è la carità, da nessuna parte, ma la lapidazione e altre fantasiose modalità d’esecuzione.
Qui ci vuole un minimo d’onestà: sbattere in faccia ai cattolici ignoranti che la loro fede è un insulto alla dignità umana e alla ragione. Punto.
Invito al rispetto per i babbuini. Benché non proprio i babbuini, alcuni scimpanzé e gorilla possono imparare qualche parola col linguaggio dei segni. Grazie.

Sagredo

“Amore contro la specie alla quale appartengono ma che mettono a rischio precludendosi volontariamente di alimentarla con la procreazione.”

ROTFL

All’inizio del ‘900, gli abitanti della Terra erano circa 1 miliardo e mezzo, negli anni ’60 circa 3 miliardi.
Adesso siamo più di 6 miliardi, e stiamo aumentando.

Evidentemente la nostra specie non rischia l’estinzione per mancanza di esemplari. I rischi, semmai, sono quelli connessi col possibile esaurimento delle risorse (e questi rischi derivano dalla sovrappopolazione, perché più si è numerosi e più si consuma).

paolo di palmanova

Non solo più si è numerosi e più si consuma e si tende alla miseria per mancanza di risorse, ma più la miseria dila ga più aumenta l’ignoranza. Ignoranza + miseria é la miscela esplosiva che innesca le guerre le carestie e le epidemie con conseguente calo demografico. Poi verrà sulla terra qualche altro messia che esorterà i soppravissuti a disperdersi tra le macerie del pianeta ed a moltiplicarsi indiscriminatamente in modo che il ciclo riparta. Amen.

Damiano

“L’OMOSESSUALITA’ NON E’ UNA “SCELTA”, NE’ TANTOMENO UNA MALATTIA DA CUI DOVER “GUARIRE”!
E’ UNA CARATTERISTICA GENETICA, TANTO QUANTO ESSERE DI PELLE NERA O AVERE GLI OCCHI AZZURRI!

LA VOGLIAMO CAPIRE SI’ O NO???

Probabilmente è un mix di fattori sia genetici che culturali, un certo lik tempo fa sosteneva l’esistenza di casi di gemelli omozigoti (quindi dei cloni naturali) con orientamenti sessuali diversi, ma non è questo il punto, il punto è che si tratta comunque di un aspetto personale della vita di un individuo e lo stato ha il dovere di tutelare le libertà personali degli individui al di la di ogni ideologia religiosa, è scritto nero su bianco nella constituizione, e se non ci fosse scritto il diritto rimmarrebbe comunque.
Lo stato è al servizio degli individui non viceversa.

layos

>un certo lik tempo fa sosteneva l’esistenza di casi di gemelli omozigoti (quindi dei cloni >naturali) con orientamenti sessuali diversi

Questa è la classica fallacia di confusione “causa-effetto” e non dimostra nulla.
Se l’omosessualità fosse genetica, potrebbe essere la sua repressione invece un fatto culturale. Negarla per rendersi socialmente accettabili.

Basti vedere la fila di padri di famiglia che va a transessuali nelle vie di ogni grande città italiana. Padri di famiglia infelici i preti, sopratutto per le generazioni passate, per non dare adito a chiacchiere sul proprio celibato e la scarsa frequentazione del gentil sesso.

Lucifero1972

Sinceramente mi sono un po’ rotto di sentire questi discorsi sull’omosessualità. Malattia/ non malattia; naturale/contro natura; libera scelta/caratteristica biologica; e altre amene contrapposizioni. Non capisco quale bisogno abbia Scalfari di accostare un omosessuale ad uno schiavo per far passare il messaggio che entrambi dovrebbero rientrare, per i veri cristiani, nella categoria del “prossimo”. Che palle!!!!! Io sono omosessuale e non me ne frega niente di capire i motivi della mia omosessualità. Non mi pongo il problema della naturalità della mia condizione; non vorrei essere eterosessuale (e non conosco un omosessuale che non sia felice di esserlo; anche se, verosimilmente, ce ne saranno tanti che non lo siano affatto); credo che i cervelli della stragrande maggioranza dei cattolici abbiano margini di movimento intellettivo molto circoscritti, delimitati da due millenni di scandalose favolette e innaturali, questi si, pregiudizi. Quindi me ne frego di elemosinare il loro “perdono” mettendo avanti argomenti come la misericordia, il concetto del prossimo, e cazzate varie. Quello che dobbiamo fargli ingoiare, e primo o poi glielo faremo ingoiare statene certi, è che ognuno è libero di fare ciò che vuole e nessuno può rompergli i co***oni. Ok? E’ tanto difficile per questi uomini di cultura zittire questa pretaglia non piegandosi a ragionamenti che accostano SEMPRE l’omosessualità a condizioni sociali realmente “patologiche” e antisociali come, nel caso di specie, la schiavitù? L’omosessuale non è una persona a cui è capitata una grossa sfiga, non so se rendo il concetto, ma articoli come quello di Scalfari farebbero pensare il contrario: povero fratello omessuale, accogliamolo nella nostra comunità, se è stato riconosciuto lo status di “persona” ad uno schiavo perchè non riconoscerlo ad un gay? L’unica risposta che meritano certi pregiudizi è una bella, potente, grassa RISATA in faccia. Ho finito. Buon anno a tutti.

layos

>L’unica risposta che meritano certi pregiudizi è una bella, potente, grassa RISATA in faccia. Ho >finito. Buon anno a tutti.

Beh, vedila così, se una persona fonda la propria esistenza sulla fede, anche messo di fronte all’evidenza più lampante, continuerà a negare, in primis a se stesso, che quella ragione, contraria alla sua fede, sia ammissibile.
Allora l’unico modo per cercare il dialogo, posto che non credo che sia interesse di un non credente fare proseliti (e diventare quindi come i credenti) è quello di usare gli argomenti della fede stessa per convincere le persone di essere in errore. Le teologie delle grandi religioni, perchè sono state scritte nei secoli da persone per lo più ignoranti o che in qualche modo hanno dovuto fare i salti mortali per difendere l’altrui ignoranza (pensa a cosa si devono inventare oggi, per le battaglie antiabortiste, per negare e allo stesso tempo difendere S.Tommaso che diceva che la vita iniziava un secondo dopo il concepimento, al primo respiro, con l’isufflazione dell’anima) sono piene di lacune e contraddizioni.
Fare perno su queste contraddizioni per “spaccare” il fronte dell’integralismo, ricordare che negare il funerale a Welby è un atto che va contro la “carità cristiana” e che discriminare gli omosessuali lo è altrettanto, serve proprio al gioco della democrazia. Ed è servito, ad esempio, in uno stato conservatore e clericale come il nostro, a vincere proprio le battaglie sull’aborto e sul divorzio. E, paradossalmente, oggi che non c’e’ più “bisogno” dell’unità politica dei cristiani contro il pericolo comunista, i politici cattolici sono più realisti del re e oggi, più che negli anni di piombo, certe battaglie di civiltà sono ancora più difficili da vincere.

Damiano

“>un certo lik tempo fa sosteneva l’esistenza di casi di gemelli omozigoti (quindi dei cloni >naturali) con orientamenti sessuali diversi

Questa è la classica fallacia di confusione “causa-effetto” e non dimostra nulla.

c’hai ragione, non ci avevo pensato, avevo dato per scontato che in questi casi quello ad essere influenzato fosse quello omo, chiedo venia.
Tuttavia ribadisco: non è questo il punto.

Damiano

“Io sono omosessuale e non me ne frega niente di capire i motivi della mia omosessualità. Non mi pongo il problema della naturalità della mia condizione”

Appunto, non sono le ragioni a dover condizionare ciò che è invece una libertà personale.

layos

>chiedo venia

figurati, mica ce l’avevo con te 🙂
è solo perchè la “logica” è il mio mestiere che faccio un po’ il puntiglioso.

Lucifero1972

Caro Layos è una battaglia persa. Pensi davvero che le convinzioni di Benedetta veste Prada XVIesima o di uno soltanto dei suoi “autorevoli” accoliti, siano state, non dico scalfite, ma sfiorate dalle parole di uno Scalfari? Lo zoccolo duro dei credenti pensa soltanto ciò che la Chiesa dice loro di pensare. Quindi se non cambia idea la Chiesa non la cambiano nemmeno loro. Su questo fronte la battaglia, come dicevo, è persa e ne converrai con me. C’è poi un’altra parte di credenti che già da tempo è arrivata autonomamente a capire che in certi pregiudizi e in certe idee, al di là di quello che dice la propria religione, non c’è niente di accettabile. Ciò nonostante continuerà ad andare a messa, a votare Casini, a versare l’otto per mille alla Chiesa cattolica e a foraggiare il parroco con offerte e regalie di vario genere. Anche su questo fronte la battaglia mi pare inutile. L’unica battaglia che vale la pena di essere combattuta è quella sulla laicità dello Stato ed è una battaglia sanginosa che va combattuta con il dibattito politico e con le leggi ed in luoghi nei quali di ciò che è gradito a dio non dovrebbe fregare niente a nessuno.

Damiano

“Lo zoccolo duro dei credenti pensa soltanto ciò che la Chiesa dice loro di pensare”

E’ vero, ma questo zoccolo è una minoranza, la chiesa si regge sopratutto sulla indifferenza della maggiorparte di coloro che pensano di essere credenti ma nei fatti non lo sono, è a questi che bisogna puntare, a quelli che pensano in modo superficiale che la chiesa sia mossa, tutto sommato, da buoni propositi senza rifletterci più di tanto.

layos

>che bisogna puntare, a quelli che pensano in modo superficiale che la chiesa sia mossa, tutto >sommato, da buoni propositi senza rifletterci più di tanto.

Esattamente. A tutti quelli che hanno votato a favore di aborto e divorzio.
Anche se un po’ è colpa della sindrome di nimby, divorzio e aborto sono state battaglie che hanno attechito perchè riguardavano la vita di tutti. Quella sugli embrioni, tanto per dire, molto molto meno. Così come i PACS, temo. Molto più sensibile, invece, la questione eutanasia.
Purtroppo questo è il mondo con cui si è costretti a misurarsi.

Damiano

la “delega” sulla fiducia alle gerarchie ecclesiastiche su temi noiosi come la fecondazione assitita è il meccanismo più deleterio, si deve far vedere che la fiducia in questi casi è (molto) mal riposta.

Marco G.

Ma perchè una persona che si suppone istruita come Eugenio Scalfari continua a parlare di diversi? Gli omosessuali non sono diversi neppure dal punto di vista della morale cristiana (anzi è proprio per quello che la Chiesa non può semplicemente… assolverli). Ma se i cattolici devono per forza “redimere” qualcuno, sarebbe sicuramente più logico che cominciassero dai loro correligionari etero che sono sui viali a in …trattenere le signore nigeriane e moldave

layos

purtroppo quando credi in qualcosa, vuol dire che hai delegato a qualcun altro l’onere di pensare. E’ per questo che dopo Galileo la divaricazione e la frattura fra la scienza e la religione è diventata una questione aperta. Uno scienziato non ha mai certezze, solo domande, quando postula qualche affermazione, lo fa per convenzione, ma è sempre disposto a ritrattare. E quando qualcuno gli dice “a è vero, b è falso”, non lo accetta mai in modo acritico e senza verificarlo di persona (oppure, se la fonte è autorevole, da per scontato solo che le verifiche opportune le abbia fatte la comunità scientifica).
Questo è l’esatto opposto di credere. Credere significa non pensare, ma accettare le risposte precotte alle domande, senza nemmeno l’onere della verifica. E anche di fronte all’errore più madornale, continuare a credere imperterriti.
Il fatto è che tendenzialmente (e qui faccio di nuovo un po’ il professorino di logica) le persone tendono ad avere un altro tipo di fallacia deduttiva, quella per autorità. Se tizio è autorevole, allora vuol dire che quello che afferma è giusto, a prescindere. Quante volte hai sentito dire: “se il (ministro, presidente, imprenditore, giorgbusc….) ha fatto questa cosa, di sicuro sa quello che sta facendo”. Perchè uno che è presidente degli stati uniti o papa, non può certo sbagliare, se è arrivato li vuol dire che è migliore degli altri, e quindi più difficilmente fallibile. Il che crea uno stato di subordinazione per cui se il papa è infallibile per questioni dogmatiche, e per un credente è acclarato, allora diventa infallibile su qualsiasi altro tema affronti.
Un esempio classico è quello della televisione, che essendo uno strumento monodirezionale, in cui lo spettatore riceve delle informazioni senza poter interagire, in cui chi parla è in una posizione “dominante”, si ha la tendenza a credere che quello che si dice in televisione sia vero per definizione. Quante volte è capitato di sentir dire “lo hanno detto in televisione…” ci ha fatto pure una canzone (geniale) Jannacci.

Damiano

“Quante volte è capitato di sentir dire “lo hanno detto in televisione…” ci ha fatto pure una canzone (geniale) Jannacci.”
Non dirlo a me, mio padre è assolutamente convinto di questa cosa, “in televisione non raccontano balle”.

Damiano

Troppo tardi, ormai è decisamente avviato al rincoglionimento senile (con benedizione di santa romana chiesa).

amicodegliatei

“sbattere in faccia ai cattolici ignoranti che la loro fede è un insulto alla dignità umana e alla ragione. Punto.”

E”’ questo che i “credenti” non sanno accettare, loro che sono abituati ad inventarsi immacolate concezioni, ascese al cielo, figlie del proprio figlio, tre dèi al prezzo di uno e altre assurdità.”

“Questa gente di merda dovrebbe fare lo stesso ragionamento della mancata procreazione anche quando la coppia e’ una coppia etero che non puo’ avere figli (o non vuole).
E invece questi figli di puttana semplicemente fanno finta di non vedere quando gli fa comodo.”

“ma parlano dei gay o dei preti? considerando la volontarieta direi che su questo piano i preti sono meno normali dei gay…”

“Credere significa non pensare, ma accettare le risposte precotte alle domande, senza nemmeno l’onere della verifica. E anche di fronte all’errore più madornale, continuare a credere imperterriti.”

“Ma se i cattolici devono per forza “redimere” qualcuno, sarebbe sicuramente più logico che cominciassero dai loro correligionari etero che sono sui viali a in …trattenere le signore nigeriane e moldave”

Ma che razionalisti siete? Non vedo nemmeno una critica logica, solo sfoghi di rabbia e luoghi comuni…..dei veri dogmi

amicodegliatei

ESEMPIO DI DIALOGO:

“sbattere in faccia ai cattolici ignoranti che la loro fede è un insulto alla dignità umana e alla ragione. Punto.”
MA LA FEDE VA OLTRE LA RAGIONE, CHE C’ENTRA?

E”’ questo che i “credenti” non sanno accettare, loro che sono abituati ad inventarsi immacolate concezioni, ascese al cielo, figlie del proprio figlio, tre dèi al prezzo di uno e altre assurdità.”
SE NON AVESSIMO DELLE VERITA’ DI FEDE NON SAREMMO CREDENTI INFATTI

“Questa gente di merda dovrebbe fare lo stesso ragionamento della mancata procreazione anche quando la coppia e’ una coppia etero che non puo’ avere figli (o non vuole).
E invece questi figli di puttana semplicemente fanno finta di non vedere quando gli fa comodo.”
OFFESE A PARTE ABBIAMO IL CATECHISMO CHE SU TUTTO DICE COSA PENSIAMO E NON CAMBIA OGNI ANNO, DA DUEMILA ANNI E QUASI LO STESSO

“ma parlano dei gay o dei preti? considerando la volontarieta direi che su questo piano i preti sono meno normali dei gay…”
ESEMPIO DI TOLLERANZA

“Credere significa non pensare, ma accettare le risposte precotte alle domande, senza nemmeno l’onere della verifica. E anche di fronte all’errore più madornale, continuare a credere imperterriti.”
CI SONO CREDENTI AVVOCATI, INGEGNERI, MEDICI,MUSICISTI…..TUTTI PAZZI?
LA VERIFICA SI CHIAMA ESPERIENZA DI VITA OPER NOI, SIAMO FELICI, NON ABBIAMO BISOGNO DI INSULTARE CHI LA PENSA DIVERSAMENTE, MA LO RISPETTIAMO

“Ma se i cattolici devono per forza “redimere” qualcuno, sarebbe sicuramente più logico che cominciassero dai loro correligionari etero che sono sui viali a in …trattenere le signore nigeriane e moldave”
SOLO OFFESE: I CREDENTI NON REDIMONO, A QUELLO CI PENSA DIO

PER FAVORE CRITICHE ANCHE FEROCI MA NIENTE OFFESE, OK?

BUON ANNO AMICI!

archibald.tuttle

“ma parlano dei gay o dei preti? considerando la volontarieta direi che su questo piano i preti sono meno normali dei gay…”
ESEMPIO DI TOLLERANZA

MA LO HANNO SCRITTO LORO!!!!! leggi: “convincerli a ritornare entro la norma della natura”
ti rendi conto che la castita e’ innaturale almeno tanto quanto l’omosessualita? ti rendi conto che sono loro a tirare in ballo la volontarieta, che nel caso dei preti e’ dichiarata mentre molti gay sostengono di non aver scelto di esserlo?
e’ vergognoso che tu stia cercando di rinfacciarlo A ME spacciandomi per intollerante, quando io non ho mai neanche provato a convincere un prete a trombare, mentre questi sedicenti cattolici vogliono proibirlo ai gay. chi sarebbe l’intollerante?

RazionalMENTE.net

Amicodegliatei, il mio “vangelo” è VIVI E LASCIA VIVERE.

Decidi tu se accettarlo o no, ma bada… se non lo accetterai, non lo accetterò più neanche io e per voi credenti saranno VOLATILI PER DIABETICI.

La fede non va oltre la ragione, è proprio il contrario. E’ la ragione ad andare oltre la fede. Infatti se tu mi dici che esiste un Dio onnipotente e infinitamente buono, io ti dico che la tua è pura fantasia perché un Dio infinitamente buono ed onnipotente eviterebbe il male. Tu allora, se sei una persona intelligente, ti rendi conto che è una fantasia e la smetti di dire e pensare fesserie. Se invece sei un fesso, continui. Ma allora non chiamarla fede, chiamala demenza.

Tutti ogni giorno compiamo dei piccoli atti di fede. Non ho bisogno di analizzare ogni volta il cibo che mangio per essere sicuro che non sia tossico, mi fido e basta. Ma la mia è una fede basata sull’esperienza. Mai potrei immaginare che esista un asino che vola se non avessi buoni motivi per crederlo.

Tu hai esperienza del Dio che vorresti imporre a tutti? Se esistono buoni motivi per credere, non c’è bisogno di imporre. Se molta gente non crede, evidentemente non ritiene che vi siano motivi sufficienti per credere.

In sostanza, VIVI E LASCIA VIVERE, non imporre le tue credenze, semmai proponi le tue esperienze.

Non è concepibile che in uno Stato laico si facciano leggi sulla base di pure e semplici fantasie.

archibald.tuttle

NON ABBIAMO BISOGNO DI INSULTARE CHI LA PENSA DIVERSAMENTE, MA LO RISPETTIAMO

“cari gay, il vostro amore e’ debole e deviato. cari atei, non vi distinguete dagli animali.” grazie per il rispetto.

PER FAVORE CRITICHE ANCHE FEROCI MA NIENTE OFFESE, OK?

per favore non ignorare anche i fatti piu evidenti, ok?

emel

PER FAVORE CRITICHE ANCHE FEROCI MA NIENTE OFFESE, OK?

uhmmmmmm
…perche’ no ? 🙂

emel

nel novero delle offese non rientrano mica solo i termini piu’ scurrili, sai ???

La stessa parolo “contronatura” e’ un offesa, anzi e’ sicuramente un’offesa immensamente piu’ grave di “stronzo” o “figlio di puttana” perche’ l’intento di “contronatura” e’ di deligittamare la tua stessa esistenza, di metterti in condizione di non nuocere …per sempre.

E per me ha lo stesso valore di una bestemmia, anzi peggio, sicuramente.

Giuseppe C.

Che cos’e’ l’Apocalissi? E’ il disvelamento, mica la fine del mondo…
Bene, si comincia a scoprire che il re e’ nudo.

Questa sera sera nel TG3 delle 19.00 hanno parlato di una nostra vecchia conoscenza
http://www.uaar.it/news/2006/10/20/reggia-del-prete-harley-davidson-quadri-gioielli-con-soldi-del-manicomio/
mons. Alfredo Luberto (prete manager) e il “suo” Istituto Papa Giovanni XXIII, nel tg3 di ieri (che non ho visto) avevano mostrato le immagini delle condizioni disumane in cui vengono tenuti gli “internati” dell’istituto.
http://www.uaar.it/news/2006/10/20/reggia-del-prete-harley-davidson-quadri-gioielli-con-soldi-del-manicomio/

Alfredo Luberto e’ stato anche, presso i Boy Scout:
Assistente ecclesiastico alla Formazione Capi (in carica: da 1996 a 2001)
Assistente Ecclesiastico generale (in carica: da Marzo 2002 a Marzo 2005)
http://www.agesci.org/utility/staff/showsettore.php?showall=yes&id=2

Adesso, forse, comprendo il gesto di stizza che ha avuto un responsabile nazionale degli Scout nel corso della puntata di “Mi manda Rai3” del 22.12.06. In collegamento telefonico discuteva del caso di una ragazzo autistico (un DIVERSO) che in un primo tempo era stato accolto negli Scout, ma in seguito ne era stato escluso. Vianello, il conduttore della trasmissione, ha poi spiegato che il responsabile nazionale degli Scout non si era presentato in studio per “un fatto politico”… (Do you remember le PECORE FEROCI ?)
Prima degli Scouts si era parlato di una nonna che chiedeva al figlio 90.000 Euri per aver accudito il proprio nipote. Ma che Italia poco natalizia e per nulla da Presebbio!

Interrogazione sul manicomio di Serra d’Aiello (On. Francesco Caruso)
http://www.altrosud.info/modules.php?name=News&file=article&sid=43
(arbitrariamente ho evidenziato parti del testo)

Al ministro
Per sapere, premesso che:

In provincia di Cosenza, nel comune di Serra d’Aiello, esiste sin dalla fine degli anni ‘60, una struttura di tipo residenziale denominata Istituto Papa Giovanni XXIII, di proprietà della curia arcivescovile di Cosenza, riconosciuta nel 1978 come centro di riabilitazione dal Ministero della Sanità.
Lo scrivente si è recato in suddetta struttura per verificare di prima persona la situazione di degrado e di abbandono nella quale versano i pazienti, “uomini e donne lasciati a terra come cartocci, letti senza lenzuola, porte e finestre sgangherate” come ebbe a raccontare l’allora arcivescovo di Cosenza Giuseppe Agostino dopo una visita a sorpresa nell’aprile 2004.
Da allora, così come negli ultimi 30 anni, nulla è cambiato se non la targa all’ingresso e la denominazione: non più manicomio, ma “istituto di riabilitazione”.

Detta struttura infatti, con gestione privatistica, ospita, a fronte di 200 posti letto (dato Ministero dell’Interno ndr), un numero di 352 persone, la stragrande maggioranza delle quali con gravissime disabilità psichiche (per lo più di provenienza manicomiale successiva all’approvazione della Legge Basaglia ndr). Con decreti successivi della giunta regionale calabrese, sono stati autorizzati ulteriori posti letto, sino ad un massimo di 485.
Attualmente, per l’assistenza e la cura dei degenti disabili, sono impiegati nel centro circa 600 dipendenti, dei quali, in base al Decreto Morese del 2001, 160 fruiscono della sospensione a zero ore con sussidio al reddito, più volte prorogato, e 110 della riduzione dell’orario con sussidio al reddito. In tempi non lontani, i dipendenti sono arrivati sino a 1.500.
La struttura è finanziata in parte preponderante con fondi pubblici così suddivisi: €.440.000,00 mensili dal Servizio Sanitario Regionale tramite l’ASL di Paola; €.220.000,00 mensili dal Servizio Sanitario Regionale della Regione Calabria, €.140.000,00 mensili dai Servizi Sanitari Regionali di pertinenza dei degenti non nati in Calabria, tramite le ASL di competenza. Complessivamente €. 800.000,00 mensili, cui devono aggiungersi le pensioni di titolarità di ciascun degente.
Allo stato l’Istituto Papa Giovanni ha debiti, determinati dalla cattiva gestione, per circa 70 milioni di euro: con l’INPS (omissione contributiva verso i dipendenti), con i dipendenti medesimi, molti dei quali non percepiscono regolarmente lo stipendio da anni (circa 30 mila euro ciascuno ndr) e con i fornitori; i debiti, inoltre, si sono determinati, anche, per le parcelle elevate pagate a consulenti esterni nel tempo passato.
Recentemente, la Procura della Repubblica di Paola ha aperto un inchiesta sull’Istituto Papa Giovanni onde verificare le gravissime condizioni di salute in cui versano i degenti (si sono riscontrati tra l’altro casi di scabbia), ventilando l’ipotesi di abbandono d’incapace a carico dei responsabili del centro, le condizioni igienico sanitarie della struttura, la gestione dei fondi percepiti ed altro.

Dagli atti del procedimento, come riportato dal quotidiano “La stampa” in data 20/10/2006, si evince che mentre i pazienti vengono vestiti con roba di recupero, nel superattico intestato all’ex presidente della Fondazione che gestisce l’istituto, monsignor Alfredo Luberto, sono stati trovati un televisore al plasma in ogni stanza, una sauna e la palestra.
Allo stesso tempo, “mentre i dipendenti del manicomio-lager travestito da casa, attendono uno stipendio che non arriva intero da anni, dai conti della Fondazione qualcuno ha spiccato assegni intestati alle gioiellerie più esclusive di Roma, boutique di grido, alberghi a cinque stelle”.
Infine, mentre “i pazienti del Papa Giovanni convivono con le zecche, i casi di scabbia sono diversi….dormono in letti sgangherati e senza lenzuola tra servizi in condizioni penose, pareti scrostate, finestre che fanno aria”, invece tra i tesori acquistati dai consiglieri d’amministrazione del Papa Giovanni figura un dipinto firmato Giorgio De Chirico, un «rarissimo orologio a pressione atmosferica» e un salotto d’antiquariato stimato dai periti incaricati dalla Procura di Paola in più di un milione di euro.
Al buco nero nei conti del Papa Giovanni – 80 milioni di debito che si aggrava al ritmo di 500mila euro al mese -, s’è aggiunto un altro cratere. Scovato ne fondi antiusura gestiti dalla diocesi: anche il denaro destinato a combattere i cravattai, sarebbe finito in una società-calderone architettata dagli amministratori indagati. La stessa società che avrebbe raccolto i milioni dei rimborsi per le prestazioni sanitarie pagati dalla Regione Calabria e dallo Stato al Papa Giovanni e mai convertiti in medicinali, stipendi per gli infermieri, abiti decenti, lenzuola eccetera eccetera. Denari spesi, come già detto, in boutique, in gioielleria, nei grandi alberghi, dagli antiquari.
Il centro, per come è da sempre strutturato, costituisce una chiara violazione al dettato della Legge Basaglia, che vieta esplicitamente la segregazione di più persone con disabilità mentali conclamate, onde evitare il fenomeno della spersonalizzazione dell’individuo e prevede, in ipotesi di questo tipo, che il disabile debba dimorare in piccole strutture il più possibile vicine al suo luogo di nascita.
In Calabria, nella sola provincia di Cosenza, esistono ben 26 strutture di tipo residenziale (escluso il Papa Giovanni ndr), 4 delle quali a gestione pubblica, 3 in cogestione, il resto a gestione privata, per complessivi 769 posti letto (dato Ministero dell’Interno ndr).
Da poco, il vescovo di Cosenza Salvatore Nunnari ha nominato tre responsabili del centro, tra questi il vice prefetto di Cosenza, lasciando intendere la detta nomina come una sorta di commissariamento dell’Istituto.
Inoltre, la Regione Calabria, senza prendere in alcuna considerazione quanto sin qui rappresentato, pare abbia deciso di intervenire nella vicenda con esclusivo vantaggio della curia cosentina, a discapito degli ospiti e dei dipendenti.
E’ pure opportuno sottolineare che il centro è stato sempre oggetto di morti strane tra i degenti e che da più tempo si vocifera di ingenti patrimoni di taluni ammalati, donati a persone di fiducia dell’Istituto.
Infine, risulta strano, attese le gravissime patologie sofferte dagli ammalati del centro, il fatto che alle ultime elezioni regionali ( e non solo ndr) buona parte dei degenti abbia esercitato il diritto di voto.
Anche per dette ragioni da circa un mese il sindacalista Nicola Chiarello, alle dipendenze dell’Istituto con la qualifica di educatore professionale, in astensione volontaria dal servizio ai sensi dell’art. 1460 del Codice Civile, causa la mancata erogazione di un regolare stipendio mensile, protesta incatenandosi davanti alle sedi istituzionali della provincia cosentina, per le condizioni di disagio in cui è stato costretto e per le condizioni in cui ha operato ed è costretto ad operare nel centro medesimo. Situazione, la sua, diffusa tra i dipendenti; ragion per cui, il Prefetto di Cosenza, con ordinanza del 23.11.2006, pur trattandosi di una struttura privata, ha intimato ai dipendenti in sospensione dell’obbligazione lavorativa, regolarmente comunicata all’Istituto, l’immediata ripresa del lavoro.

Se sia a conoscenza dei fatti sopradescritti;

Se non ritenga, attese le palesi violazioni commesse e perpetrate nel tempo, che il centro residenziale, per come oggi impostato, debba essere completamente commissariato, avviando il trasferimento di parte dei degenti in altre idonee strutture, il più vicino possibile al posto in cui i medesimi sono nati, e di parte dei dipendenti, riqualificati, nelle strutture medesime o in altri ambiti di competenza regionale;

Se, essendo il centro finanziato con fondi pubblici (Servizio Sanitario Regionale), non ritenga opportuno, attesi gli ingenti debiti maturati (70 milioni di euro) e considerati i rilevanti introiti mensili (800.000,00 euro), di istituire una commissione d’inchiesta onde verificare l’utilizzo di detti fondi, atteso anche quanto emerso sul punto in alcuni articoli della stampa nazionale;

Se non si ritenga opportuno, trattandosi di fondi pubblici, di dover intervenire sul Presidente della Giunta Regionale e sull’Assessorato alla Salute, per fare in modo che qualsiasi intervento venga messo in atto sia finalizzato esclusivamente all’interesse degli ospiti e dei dipendenti e risponda ai dettami della legislazione vigente in materia;

Se non si ritenga opportuno disporre una indagine ministeriale sulla destinazione dei patrimoni degli ospiti dimoranti nel centro negli ultimi 15 anni.

On. Francesco Caruso

(gennaio 2006) Storia di un capodanno fra i dimenticati della Calabria
http://www.liberazione.it/giornale/060117/LB12D699.asp

(09/10/2006) La follia dell’ultimo manicomio
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/societa/200610articoli/11808girata.asp

(20/10/2006) La reggia del prete in Harley Davidson
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200610articoli/12591girata.asp

Un prezioso scritto di Mons. Alfredo Luberto dell’OTTOBRE 2003
per la RIVISTA DEL CONSIGLIO NAZIONALE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI
La sfida, una sinergia tra profit e non profit per il bene comune
http://www.cndc.it/CNDC/Documenti/gdc/200310/interventi03.htm

L’interesse della chiesa per il no-profit è rilevante. Primariamente perché molte iniziative hanno avuto origine proprio dall’ispirazione evangelica, poi, spesso le attività sono ampiamente sostenute dalla comunità ecclesiale. In realtà la tipologia no-profit facilmente si concilia con gli impegni di gruppi, associazioni e congregazioni religiose che hanno iniziative in settori come l’assistenza e l’educazione dove le motivazioni di fondo sono molto marcate.[…]

2. No-profit e regole economiche. A volte qualcuno crede che basta la buona volontà, invece occorrono competenza, capacità e rispetto delle regole. Proprio per la spontaneità con cui alcune iniziative nascono, si incoraggia molto l’azione, la disponibilità e la dedizione, mentre si rischia di lasciare in seconda battuta la riflessione sulle procedure e i metodi di organizzazione. Negli ultimi decenni il no-profit in questo ambito ha fatto passi da gigante, ma ancora molta strada resta da fare; le associazioni professionali, nella specifica i dottori commercialisti, possono molto aiutare la ricerca di strategie consone con i valori di base del settore no-profit..[…] 😉

Quante strutture come questa, dissipatrici di denaro pubblico esistono in Italia?
\**Chiedo scusa per questo mio lungo post, poco natalizio e per nulla evangelico.**/

Gio

@ amicodegliatei

Se tu fossi razionalista sapresti che è superfluo controbattere razionalmente ai dogmi della chiesa. Essi sono delle pure invenzioni, stop. Smentire razionalmente i dogmi della chiesa sarebbe come prendersi la briga di smentire chi crede a Babbo Natale.
Un vero razionalista mica perde del tempo a smentire l’esistenza di Babbo Natale…

In quanto agli sfoghi di rabbia, direi che sono il MINIMO che si possa fare, dopo gli innumerevoli SOPRUSI che la chiesa ha sempre perpetuato e continua tuttoggi a perpetrare nei confronti dei non credenti.

Commenti chiusi.