Perché il leader di Teheran ha scritto a Ratzinger

La lettera del presidente iraniano Ahmadinejad al Papa era nell’aria da maggio. Se la missiva è stata consegnata ieri è perché Ahmadinejad sta tentando di rompere l’isolamento internazionale. A portare la lettera al Pontefice, in un incontro non programmato, sono stati il ministro degli esteri Manucher Mottaki, il vicepresidente Rahim Mashaei e il deputato cristiano George Vartanian, appartenente alla minoranza armena.
La prima causa dell’isolamento dell’Iran è la conferenza sull’Olocausto organizzata dal presidente iraniano a Teheran l’11 e il 12 dicembre. Il raduno dei negazionisti ha suscitato la riprovazione di tutto il mondo. Da parte sua, il Papa ha reagito ricordando che la «Shoah è stata una tragedia spaventosa, dinanzi alla quale non si può restare indifferenti». Ma è ovvio che la conferenza sull’Olocausto è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: l’Occidente ha tollerato, seppur a fatica, i finanziamenti di Teheran a Hamas e Hezbollah, ma non la negazione della Shoah.
E infatti, pochi giorni dopo la conferenza sull’Olocausto, il 23 dicembre il Consiglio dell’ONU ha votato all’unanimità (Russia e Cina incluse) le sanzioni contro Teheran […] Il parlamento iraniano ha reagito chiedendo ieri al proprio governo di rimettere in discussione la collaborazione con l’AIEA, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica.
Secondo l’agenzia stampa ufficiale iraniana, la delegazione del governo di Ahmadinejad avrebbe chiesto aiuto al Vaticano proprio sul nucleare. Pur confermando l’impegno della Santa Sede per il dialogo e la pace, la diplomazia vaticana ha ricordato che il suo ruolo non è quello di un’autorità politica ma religiosa e morale. Da Teheran un funzionario assicura invece che la lettera non avrebbe contenuti politici […]
Preceduta nei mesi scorsi da altre missive indirizzate al presidente americano George W. Bush e alla cancelliera tedesca Angela Merkel, la lettera al Papa è quindi un tentativo di rompere il fronte cristiano ostile all’Iran. Il pretesto è stato dato nei giorni scorsi dal messaggio di Benedetto XVI al presidente iraniano, consegnato dal nunzio apostolico a Teheran, monsignor Angelo Mottola, per la Giornata Mondiale della Pace sul tema «La persona umana, cuore della pace» che ribadisce la centralità del tema della libertà religiosa, il cui mancato rispetto «in alcuni Stati» è definito «un preoccupante sintomo di mancanza di pace nel mondo».
Tra la Repubblica islamica dell’Iran e la Santa Sede vi sono rapporti diplomatici regolari e, a fine ottobre, era stata organizzata una visita dal Papa di Muhammad Khatami, poi sospesa perché l’ex presidente riformatore era più utile in patria, dove ha dato manforte ai suoi nelle elezioni del 15 dicembre, in cui gli iraniani hanno votato per la coalizione di centro-sinistra. Di là dalle spiegazioni ufficiali, sembra che Khatami abbia rimandato l’udienza dal Santo padre all’inizio del 2007 anche in segno di dissenso rispetto alla lectio magistralis di Ratisbona in cui il Papa era stato particolarmente critico nei confronti dell’Islam. Inviando una lettera al Papa prima della visita del riformatore Khatami dal Papa, l’ultraconservatore Ahmadinejad ha voluto rubare la scena all’ex presidente.

Fonte: laStampa.it 

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