Day after per la drammatica vicenda di monsignor Stanislaw Wielgus, la Chiesa di Polonia ancora sotto choc per le dimissioni del vescovo ‘spia’, prova a far tesoro della lezione ricevuta, dando un colpo di acceleratore alla cosiddetta “lustracija”, il processo di analisi del passato per far luce su coloro che collaborarono col regime comunista. Non ci sono ancora cifre certe sullo stato di coinvolgimento dei sacerdoti e dei vescovi polacchi coi servizi segreti comunisti (Sb), tuttavia, restano valide alcune stime avanzate dal cardinale Jozef Glemp mesi fa secondo cui il problema riguarderebbe il 10 – 15\% del clero. Secondo padre Jozef Kloch, portavoce dell’episcopato, la Commissione storica ecclesiale che sta indagando, la stessa che venerdì scorso si era espressa sui documenti riguardanti monsignor Wielgus trovati presso l’Istituto della Memoria Nazionale (Ipn), ha già ricevuto diverse domande da parte dei altri sacerdoti e vescovi che chiedono di approfondire la ricerca di documenti loro riguardanti. Una sorta di effetto domino, dunque, sotto il peso del potere dei mass media. […] Intanto ieri a Cracovia il cardinale Stanislaw Dziwisz – presente alla cerimonia di domenica a Varsavia – ha accolto le dimissioni di un amico. Si tratta di padre Janusz Bielanski, il rettore cattedrale del castello di Wawel accusato da tempo dalla stampa polacca di aver stretto negli anni Ottanta rapporti con i servizi. Il caso del parroco è stato al centro di un durissimo articolo pubblicato sull’edizione polacca di Newsweek dall’eloquente titolo: «Smascherare Dziwisz». Secondo il giornale dopo le elezioni di Papa Wojtyla i servizi segreti polacchi cercarono di raccogliere più informazioni possibili sul suo segretario personale coinvolgendo i sacerdoti che maggiormente erano stati in contatto con Dziwisz. Il settimanale Wprost, invece, rivela che fra i collaboratori degli servizi segreti vi fu anche monsignor Jerzy Dabrowski, morto in un incidente stradale nel 1991: fra 1963 e 1970 avrebbe raccontato degli incontri avuti a Roma dall’episcopato polacco durante i lavori del Concilio vaticano II. Secondo Zbigniew Nosowski, l’attuale caporedattore della rivista Wiez (Il legame), fondata mezzo secolo fa da ex premier Tadeusz Mazowiecki, la Chiesa polacca avrebbe compreso che non si può ignorare il cammino avviato sulla strada della rivelazione delle verità del passato. «La menzogna prima o poi uscirà fuori e sarà punita» ha scritto Nosowski aggiungendo che in Polonia è iniziata la catarsi della Chiesa locale.
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