Che il liquido amniotico contenga cellule staminali con capacità rigenerative pari o quasi a quelle contenute nell’embrione è una magnifica scoperta nonché un’ottima notizia, sia pure da tarare con tutta la prudenza che qualunque scoperta scientifica domanda. Meno magnifica è la scoperta che nel linguaggio politico corrente la parola «etica» sia diventata ormai sinonimo di «tabù dell’embrione», come risulta dalle entusiastiche reazioni con cui il lavoro di Paolo De Coppi e Anthony Alata è stato accolto dai loro colleghi cattolici, dal Vaticano e dai pasdaran di centro destra della biopolitica italiana. I quali in coro incassano la scoperta come fosse un risultato diretto delle loro precedenti crociate contro la ricerca sulle staminali embrionali, e in coro giudicano risolto ogni dilemma etico sol perché l’embrione è salvo. Siamo sicuri? Salvato l’embrione, sciolta ogni riserva anche su trapianti , clonazione terapeutica e quant’altro? Salvato l’embrione, superflua ogni domanda sulla fruibilità della scoperta in questione: se ad esempio interesserà solo i nuovi nati, o sarà estensibile all’umanità adulta? Non sono questioni etiche queste? E i rischi d’aborto che l’estrazione del liquido amniotico può comportare (in 1 caso su 1000 secondo alcuni, su 200 secondo altri)? E non sarebbe etico dare voce alle donne, che ancora una volta si ritrovano nel posto destinale, virtuoso e impegnativo insieme, di potenziali salvatrici dell’umanità? O attestarsi sulla conferma che da questa scoperta viene: che non è nell’embrione individualisticamente considerato ma nella relazione fra la madre e il feto che la «totipotenza» della vita si crea?
Etico è invece, per i suddetti pasdaran, dare dell’«omicida» a Mussi e Bonino per aver fatto saltare il divieto italiano alla ricerca sulle staminali embrionali in sede Ue. Etico è trarre dalla scoperta di De Coppi e Atala la conclusione che la legge 40 è un’ottima legge, così confermando che essa non serve ad aiutare la procreazione bensì ad assicurare l’embrione. Etico infine è non interrogarsi mai, oltre che sugli effetti (sull’embrione) della ricerca scientifica, anche sulle sue condizioni materiali di possibilità. Leggere la biografia di De Coppi per credere: mai il paese occidentale più appassionato alle diatribe etiche, che sarebbe il nostro, avrebbe potuto offrirgli le risorse per realizzare la sua eticissima ricerca.
L’articolo di Ida Dominijanni è raggiungibile sul sito del Manifesto
condivido in pieno questo articolo, è chiaro e affronta senza alcuna ipocrisia l’argomento
l’idea di studiare gli le cellule staminali prendendole dal liquido amniotico è stupefacente è confortante….
Così eviteremo di massacrare altre decine di migliaia di vite umane embrionali per la gloria di qualche medicastro.
Il resto sono solo i soliti sofismi dei soliti comunistelli…..che il diavolo se li porti!!!!!
Si perché i “cattolicelli” 😉 che distinguono fra sostanza e accidente non fanno mica sofismi…
che bella definizione:vite umane embrionali, fantastica, questa mi mancava. Ci si inventa sempre terminologie nuove: sana laicità, etica della maggioranza etcc., ma che belle parole.
vedere accuse di sofismi dopo aver letto, nello stesso post, “vite umane embrionali” è semplicemente da sbellicarsi!
Daniela, facciamo flick & flock? 😀
cioè? Vuoi giocare a sasso carta e forbice?
# gabriele aka annarosa aka zorro aka losqualo, ecc. scrive: Il resto sono solo i soliti sofismi dei soliti comunistelli…..che il diavolo se li porti!!!!!
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Il solito fascistello 🙂
x Daniela:
“Flick e flock” è un giochino che si fa quando due persone dicono la stessa cosa contemporaneamente: ci si prendono i mignoli (memorabile la scena in un Fantozzi in cui Villaggio dice “Facciamo flick e flock: mi dia il mignolo” a un vescovo a cui la contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare lo aveva appena amputato) e agitando le braccia si dice “uno, due, tre…” e poi o “flick” o “flock”. Se entrambi i giocatori dicono la stessa parola, si avvererà un desiderio di ciascuno dei due. 😀
Visto che qui è pieno di razionalisti e che siamo in tema voglio vedere cosa ne pensate……
Alcune considerazioni e domande in seguito alla lettura dell’articolo del Dott. Pietro Greco “Cercando una bussola nel mare della bioetica”, pubblicato da “L’Unità” il 6 gennaio 2007.
Sono completamente d’accordo sul titolo, tra un mare di proposte diverse in campo bioetico, sembra opportuno cercare una direzione condivisa.
L’articolo elogia il libro “Persone potenziali e libertà” del Dott. Fabio Bacchini, indicato come “esempio di come si possa costruire una solida bioetica laica sulla base di una logica rigorosa”.
Questa mi pare una ottima dichiarazione di metodo, riguardante l’utilizzo della ragione, su cui sono molto d’accordo. Le premesse quindi sono largamente condivise.
È dopo che non capisco. Cito testualmente l’articolo: “Bacchini critica il concetto di > su cui si fonda l’idea che un uovo appena fecondato sia già > e sia quindi portatore di tutti i diritti di una > compreso il diritto di diventare reale”.
Cosa si vuole dire, che l’uovo fecondato non è reale? Allora come mai per far nascere un bambino con l’inseminazione artificiale, è necessario impiantare un embrione nell’utero della donna? Questo ragionamento è lo stesso che mette in crisi le posizioni di coloro i quali sostengono la liceità della sperimentazione distruttiva sull’embrione o dicendo che in fin dei conti è per il 98,5% uguale a quello di uno scimpanzè, o rimarcando che nello stesso non si vedono organi, mani,ecc. Come mai allora per far nascere bambini con la procreazione medicalmente assistita (“in provetta”) si usano solo embrioni umani al 100% e non quelli “quasi uguali agli umani” degli scimpanzè? Certo poco fotogenici, senza gambe e braccia, ma efficaci.
Poi mi piacerebbe sapere se sono “una persona attuale” e grazie a chi e quando ho ricevuto il “diritto” di diventare reale: mi è stato fatto firmare qualcosa? E’ gratis? Mi può essere tolto da qualcuno? Se sì per favore avvisatemi, vado a cercarmi un buon avvocato.
Continuando si legge che “il concetto di > dimostra Bacchini, non può essere razionalmente sostenuto, perché se sviluppato porta rapidamente ad una serie di paradossi logici”.
Vediamo dunque questi paradossi logico-razionali: “Se per esempio, tutte le > godessero del diritto di diventare reali, i nostri sogni sarebbero popolati da un numero infinito di fantasmi che – come in una favola di Hugo von Hofmannsthal- ci rimproverano di non esistere a causa nostra”.
Non conosco von Hofmannsthal, lo confesso e non sono neanche un esperto della lingua italiana, mi pare però che quell’indicativo imperfetto lì non ci stia un gran chè, comunque è veramente strano sentir confutare razionalmente qualcosa con un discorso su sogni, fantasmi e favole: i tre termini sono contenuti in una sola frase! Scusate ma insisto col dire che se si può mettere l’embrione sullo stesso piano irreale di un fantasma, di un sogno, perché è necessario per far nascere i bambini con l’inseminazione artificiale? Perché con la sperimentazione su di esso si pensa di poter curare malatti incurabili anche se ad oggi non è venuta fuori nessuna terapia valida?
Questa è logica rigorosa? Così si può, cito ancora testualmente “costruire un’etica fondata sulla ragione e non su principi assoluti a priori”?
Sarebbe bello avere delle risposte, così da poter parlare in modo razionale di bioetica, partendo dal reale, da ciò che la scienza e i risultati scientifici dimostrano e non dai sogni e dalle favole, quelle le usiamo per addormentarci. Senza incubi.
Ci sono dei problemi con le virgolette…ci riprovo, saluti
Alcune considerazioni e domande in seguito alla lettura dell’articolo del Dott. Pietro Greco “Cercando una bussola nel mare della bioetica”, pubblicato da “L’Unità” il 6 gennaio 2007.
Sono completamente d’accordo sul titolo, tra un mare di proposte diverse in campo bioetico, sembra opportuno cercare una direzione condivisa.
L’articolo elogia il libro “Persone potenziali e libertà” del Dott. Fabio Bacchini, indicato come “esempio di come si possa costruire una solida bioetica laica sulla base di una logica rigorosa”.
Questa mi pare una ottima dichiarazione di metodo, riguardante l’utilizzo della ragione, su cui sono molto d’accordo. Le premesse quindi sono largamente condivise.
È dopo che non capisco. Cito testualmente l’articolo: “Bacchini critica il concetto di persona potenziale su cui si fonda l’idea che un uovo appena fecondato sia già uno di noi e sia quindi portatore di tutti i diritti di una persona attuale compreso il diritto di diventare reale”.
Cosa si vuole dire, che l’uovo fecondato non è reale? Allora come mai per far nascere un bambino con l’inseminazione artificiale, è necessario impiantare un embrione nell’utero della donna? Questo ragionamento è lo stesso che mette in crisi le posizioni di coloro i quali sostengono la liceità della sperimentazione distruttiva sull’embrione o dicendo che in fin dei conti è per il 98,5% uguale a quello di uno scimpanzè, o rimarcando che nello stesso non si vedono organi, mani,ecc. Come mai allora per far nascere bambini con la procreazione medicalmente assistita (“in provetta”) si usano solo embrioni umani al 100% e non quelli “quasi uguali agli umani” degli scimpanzè? Certo poco fotogenici, senza gambe e braccia, ma efficaci.
Poi mi piacerebbe sapere se sono “una persona attuale” e grazie a chi e quando ho ricevuto il “diritto” di diventare reale: mi è stato fatto firmare qualcosa? E’ gratis? Mi può essere tolto da qualcuno? Se sì per favore avvisatemi, vado a cercarmi un buon avvocato.
Continuando si legge che “il concetto di persona potenziale dimostra Bacchini, non può essere razionalmente sostenuto, perché se sviluppato porta rapidamente ad una serie di paradossi logici”.
Vediamo dunque questi paradossi logico-razionali: “Se per esempio, tutte le persone potenziali godessero del diritto di diventare reali, i nostri sogni sarebbero popolati da un numero infinito di fantasmi che – come in una favola di Hugo von Hofmannsthal- ci rimproverano di non esistere a causa nostra”.
Non conosco von Hofmannsthal, lo confesso e non sono neanche un esperto della lingua italiana, mi pare però che quell’indicativo imperfetto lì non ci stia un gran chè, comunque è veramente strano sentir confutare razionalmente qualcosa con un discorso su sogni, fantasmi e favole: i tre termini sono contenuti in una sola frase! Scusate ma insisto col dire che se si può mettere l’embrione sullo stesso piano irreale di un fantasma, di un sogno, perché è necessario per far nascere i bambini con l’inseminazione artificiale? Perché con la sperimentazione su di esso si pensa di poter curare malatti incurabili anche se ad oggi non è venuta fuori nessuna terapia valida?
Questa è logica rigorosa? Così si può, cito ancora testualmente “costruire un’etica fondata sulla ragione e non su principi assoluti a priori”?
Sarebbe bello avere delle risposte, così da poter parlare in modo razionale di bioetica, partendo dal reale, da ciò che la scienza e i risultati scientifici dimostrano e non dai sogni e dalle favole, quelle le usiamo per addormentarci. Senza incubi.
Una breve risposta parziale ad “amicodegliatei”
Ovviamente non ha senso parlare di bioetica con portatori di principi assoluti.
Normalmente quasi tutti accettano che il diritto alla vita possa avere delle limitazioni (anche i credenti nella loro ipocrisia).
E’ accettata dalla maggioranza l’uccisione di altri animali, la stessa religione cristiana ha provocato nei secoli innumerevoli vittime senza grandi problemi morali; a tutt’oggi gli omicidi perpetrati da uno Stato non vengono condannati purche’ non siano emotivamente coinvolgenti: una sentenza di morte ci ripugna mentre dieci bambini africani uccisi dai militari fanno parte della triste realta’ che non ci scuote piu’ di tanto.
Chiarita la premessa si deve decidere come graduare la tutela della vita in relazione ad eventi esterni; ad esempio in caso di conflitto tra la sopravvivenza di una futura madre oppure del feto di poche settimane il giudizio appare scontato.
Un embrione formato da poche cellule non e’ un essere umano, ha solo la possibilita’ di diventarlo, se si verificano tutta una serie di fattori.
Anche un ovocita puo’ diventare un essere umano, se si verificano tutta una serie di fattori.
Voglio dire che non e’ logico fissare un evento discriminante, un inizio, ma occorre capire che si deve considerare lo svilupparsi delle caratteristiche umane, che devono essere definite, e di conseguenza porre dei gradini di protezione correlati con lo stadio di evoluzione della vita.
Il momento in cui delle cellule “iniziano” a essere una vita umana non può che essere una convenzione.
Così come l’età in cui un ragazzo “inizia” a essere abbastanza maturo per votare, guidare il mototino, guidare l’auto, bere alcolici, vedere film pornografici, aderire a una religione…