L’Europa a tavola con il Corano. E’ boom della cucina “halal”

“La produzione alimentare di oggi rende difficile capire cosa finisce nei cibi che consumiamo. Certo, l’etichettatura aiuta, ma non tutto è comprensibile: sappiamo che non dobbiamo mangiare maiale, alcol o gelatina, ma come la mettiamo con l’ergocalciferolo o con il glyceryl stearate?”. Benvenuti nell’universo della cucina halal: siti internet, fast food e negozi specializzati nella vendita di alimenti permessi dalla legge islamica.
Un dettame religioso che in Europa si è ormai trasformato in un vero e proprio brand di enorme successo. Halal a tavola, ovvero, tradotto dall’arabo, ciò che è “lecito” mangiare secondo il Corano. E per i musulmani europei a volte è difficile evitare ingredienti haram, “impuri”, come grassi animali e prodotti derivati dal maiale: biscotti, caramelle, yogurt e succhi di frutta i classici alimenti a trabocchetto. E i rischi non si corrono solo a pranzo, ma anche in farmacia o dall’estetista.
Ecco perché i prodotti halal vanno a ruba, con cifre da far impallidire qualsiasi altro settore commerciale: nel 2003 il mercato europeo dei prodotti “leciti” ha fatturato circa 15 miliardi di euro. Commentano i sociologi belgi: “È uno dei settori più promettenti a livello planetario”, anche perché dal 1998 vanta un incremento annuo del 15%. La Francia è la piazza più fiorente per la vendita di cibo, medicine e cosmetici halal, ma Gran Bretagna, Belgio e Germania non hanno nulla da invidiarle. E così fioriscono mercatini e negozi, supermercati e macellerie specializzate, fast food e siti internet dove ordinare carni e salumi prodotti nell’est europeo “con tecnologia e ricetta italiana” ma rigorosamente halal. E a livello globale si parla di guadagni costantemente in crescita che ormai sfiorano i 150 miliardi di dollari l’anno. […]
In Francia, ad esempio, i giovani islamici tendono a seguire le mode culinarie dei coetanei non musulmani, ma spesso sono messi fuori gioco dagli alimenti impuri contenuti nei piatti più gettonati: e così nel 2005 sono nate pizza e lasagne halal. In Belgio le scuole e gli ospedali dei quartieri a maggiore densità di immigrati musulmani servono piatti privi di ingredienti haram.
Ma naturalmente ci sono anche i problemi. Il primo, e più sentito dai consumatori, è quello della certificazione, sanitaria e religiosa. Non in tutti i paesi europei c’è un sistema di etichettatura affidabile sull’autenticità del cibo halal. Come in Belgio, dove secondo un’indagine dell’Università di Gand sono gli stessi consumatori musulmani a chiedere regole chiare: un intervistato su quattro si preoccupa per l’assenza d’informazione e di controllo, mentre uno su tre per la mancanza di igiene. Ammette un grossista di Bruxelles: “Senza una definizione unica del certificato halal lasciamo spazio a ogni genere di abuso”. Ma intanto l’halal economy ha ormai creato un inarrestabile brand di successo.

Fonte: Repubblica.it

16 commenti

RazionalMENTE.net

In italia dovrebbe pensarci il Ministero della Sanità a far applicare ai cibi confezionati apposite etichette con la scritta “Non contiene ingredienti non conformi alla legge di Dio”.

Tanto, con questo Governo clericale ormai ci manca poco.

Vassilissa

Rendiamo grazie a dio di essere atei e di poter mangiare quello che più ci piace , quando e dove vogliamo.
Grazie signore grazie
Grazie signore grazieeeeeeeeeeee

PaoloZ

Mi ricordo qualche tempo fa in pieno boom della moda di alimenti biologici, quando i carabinieri facevano irruzione nelle aziende agricole “biologiche” per verificare se effettivamente rispettavano quanto dichiarato sulle etichette.
La prima cosa a cui avevo pensato, era che in questo modo si dividevano i consumatori in due categorie: quelli che potevano spendere di più per i “biologici” e che di conseguenza erano maggiormente tutelati dallo stato con i carabinieri (pagati da tutti) per controllare gli alimenti più costosi, e tutti gli altri, che dovevano accontentarsi di mangiare schifezze controllate poco o nulla.
Anche in cose come queste lo stato dovrebbe essere “laico”: la legge sugli alimenti dovrebbe essere unica, e stabilire secondo regole uguali per tutti come devono essere preparati gli alimenti. E non seguire le religioni di turno, che siano rivolte a divinità ultraterrene o a manie naturalistiche.

RazionalMENTE.net

Guarda, se lo Stato consente la vendita in farmacia di preparati omeopatici, allora siamo messi veramente male. E non lucra col monopolio delle sigarette dopo averci scritto su ipocritamente che nuocciono gravemente alla salute? Anche sugli alcolici lo Stato ha il monopolio. Insomma più una cosa fa male, più lo Stato intende sfruttarla per guadagnarci. Per non parlare della legge che mette sullo stesso piano droghe leggere e pesanti a tutto vantaggio degli spacciatori.

Ci sono molte cose che non vanno in questo Paese, ma sembra che non ci sia alcuna volontà di porvi rimedio da parte dei politici.

Damiano

Quando vado al supermercato faccio bene attenzione che NON ci sia scritto “bio” sui prodotti che compro.

RazionalMENTE.net

D’estate mi portano albicocche grandi come cocomeri, belle, dorate, profumate, ti viene l’acquolina in bocca solo a guardarle e ad annusarle. Poi le assaggi e scopri che sono acerbe, “maturate” artificialmente.

Forse qualche volta sono meglio i prodotti biologici. Non si può generalizzare. Le ciliege industriali sono ottime, grandi come zucche, senza vermi, perfette da fotografare… e piuttosto buone di sapore. Non buone come quelle che mangiavo da piccolo, ma passabili.

RazionalMENTE.net

I più giovani credono che le galline facciano le uova marroncine, di bianche forse non ne hanno mai viste.

Quelle che mangiavo da piccolo erano bianche ed avevano il tuorlo giallo canarino. Adesso le colorano dando appositi coloranti alle galline, vanno di moda “abbronzate”. Ed il sapore è molto diverso.

Tempo fa provai a mangiare delle uova biologiche, erano bianche, tuorlo giallo ed avevano il sapore di una volta. Ma io non ci sono più abituato e mi disgustarono.

Charles Marra

Beati gli invitati alla Cena del Signore!
Quando si dice che “LE RELIGIONI SONO L’OPPIO DEI POPOLI” :
– per i cattolici NON MANGIARE CARNE DI VENERDI’ peccato grosso “mortale”
– Testimoni di Genova: NON MANGIARE SANGUE ( budini, buristo,biroglio ecc.)max dei peccati
– Mussulmani: NON MANGIARE MAIALE: fa incazzare Allah
– Ebrei:La carne va tenuta lontana dai latticini e non potrà essere abbinata ad essi nei pasti.
E’ vietato cibarsi di carne di maiale, coniglio, lepre, tutti i tipi di crostacei e molluschi, pesci senza squame.
All’ingresso dei ristoranti i rabbini garantiscono i menu conformi ai voleri del Padreterno!
Proibito fare dell’ironia sulle stronzate che vogliono imporci questi cialtroni!

Sua Beatitudine Marcinkus IV Patriarca di Ciaparat in Gattonia

Nella nostra Eparchia di Ciaparat in Gattonia (rito sirolibanobabilonese) abbiamo abolito di astenersi da tutte le carni il venerdi; sussiste però sempre il divieto di astenersi…..dall’altra carne fresca dall’alba al tramonto del sole. Con un’offerta alla chiesa si puo’ essere esonerati!

RazionalMENTE.net

Per ordine di Ratzinger che è in diretto contatto con l’Altissimo, Padre Georg (aka uccello di rovo) deve astenersi dal salame tutti i giorni dispari.

OSTERIA NUMERO SETTE… paraponziponzipo’… IL SALAME PIACE A FETTE… paraponziponzipo’… MA AI PRETAZZI CASO STRANO IL SALAME PIACE SANO… DAMMELO A ME BIONDINO, DAMMELO A ME BIONDOOOOO’!!!! 🙂

gabriele

come la cucina cattolica, pero’…. NON CE N’è PER NESSUNO|||!

RazionalMENTE.net

Certo, i cattolici trasformano le ostie in bistecche alla fiorentina, conviene!!! Trasformano l’acqua in vino, moltiplicano pani e pesci. Ma i soldi li vogliono sempre da noi. Il miracolo della moltiplicazione dei soldi lo fanno con l’8 per mille 🙂

Mauro

Mi fa veramente pena chi passa una vita intera senza aver gustato un culatello della provincia parmense, un salame mantovano o uno speck della pusteria … per non parlare del recioto della valpolicella, del picolit friulano o dell’eiswein del reno …

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