Emma Bonino lo considera «un passo in avanti, almeno rispetto al programma dell’Unione». Perché almeno, dice il ministro delle Politiche europee, «l’agenda di Caserta ha stabilito dieci punti, su cui adesso Romano Prodi dovrà decidere».
C’era chi si aspettava ben altro.
«Non io. Non avevo molte attese su Caserta. Mi sembrava abbastanza logico che dopo la Finanziaria si dovessero aprire altri cantieri. E non c’è nulla da inventare: le cose da fare sono note e sono quelle di Lisbona ».
Caserta è un po’ lontana da Lisbona…
«Al vertice di Caserta ho portato un mio documento, l’Agenda per la crescita, con otto proposte, che ricalcano proprio quelle della strategia di Lisbona: concorrenza, energia, pubblico impiego, ricerca, riforma della scuola e dell’università, riforma delle pensioni e del mercato del lavoro».
Ebbene?
«La differenza con l’Agenda di Caserta è che lì ce ne sono due in più».
Soddisfatta?
«Nel mio documento c’erano anche delle soluzioni.
Nell’Agenda di Caserta no. Anche se il premier ha fatto propria a nome del governo la proposta Capezzone per aprire un’impresa in sette giorni».
È già qualcosa.
«Ma adesso tocca davvero a Prodi. È lui che deve prendere in mano la situazione. E da lui dipenderà se le riforme andranno in direzione di una vera modernizzazione o piuttosto della conservazione». […]
Ds e Margherita?
«Che ci siano dei problemi anche nell’area dei riformisti mi sembra evidente. Il fatto è che si possono anche mettere dieci ministri intorno al tavolo, ma se hanno posizioni diverse alla fine qualcuno deve pur decidere. E non può che essere Prodi». […]
C’è chi sostiene che le sorti del governo dipendano piuttosto dal successo o dall’insuccesso del Partito democratico. Dove tra l’altro i Ds vorrebbero risucchiare i socialisti.
«Il tentativo di non far crescere la Rosa nel pugno non è nuovo. Mi auguro che la fotografia della situazione del Partito democratico dia anche ai compagni dello Sdi la forza per continuare a far esistere la Rosa nel Pugno. Ma in questo momento, confesso che più del Partito democratico mi appassiona la legge sui Pacs».
Scusi, ma che c’entrano adesso le coppie di fatto?
«È la cosa più urgente fra quelle da fare. Il disegno di legge dev’essere pronto entro il 31 gennaio. Quando ho letto quella parte del programma sui Pacs dissi subito che l’unanimità linguistica del programma copriva in realtà una diversità di fondo. Ma nel programma quello c’è ed è un impegno: tutto sta che adesso la soluzione sia più rispettosa dei diritti dei cittadini che dei diktat della Chiesa».
L’intervista completa a Emma Bonino è raggiungibile sul sito del Corriere della Sera
“tutto sta che adesso la soluzione sia più rispettosa dei diritti dei cittadini che dei diktat della Chiesa”. Facile a dirsi, ma a farsi ci sono enormi possibilità che i vari Mastella, Rutelli, Binetti, ecc. provochino la crisi di governo
Se solo la Rosa nel Pugno avesse avuto qualche voto in più per poter ricattare il governo in senato… ne bastavano davvero pochissimi. Sarebbe tutto diverso.
Concordo con Maurizio.
@Maurizio
Guarda che un governo che si regge sui ricatti è un governo instabile e inconcludente per definizione.
Meglio sarebbe stato che Prodi avesse avuto un suo partito dietro, e forte. Il suo programma, quello della precedente legislatura e che ha tentato di riproporre in questa, osteggiato soprattutto dalla Margherita, era decisamente “riformista”, nel senso buono del termine. I PACS erano previsti da Prodi (tiepidissimamente sostenuto dai DS) e vi era anche una riforma della televisione sul modello zapaterista. Il problema è che Prodi è un isolato.