La famiglia uccide più della mafia

Un morto ogni due giorni, 1.200 vittime in cinque anni: la famiglia italiana uccide piu’ della mafia, della criminalita’ organizzata straniera e di quella comune. E quello che dovrebbe essere il luogo piu’ sicuro, la casa, si trasforma invece nel posto a piu’ elevato rischio: su dieci omicidi avvenuti nel 2005 nella sfera familiare, sei sono stati commessi tra le mura domestiche. La fotografia emerge dal rapporto Eures-Ansa 2006 ”L’omicidio volontario in Italia”. […]

Il testo integrale del lancio d’agenzia, ricco di dati interessanti, è stato pubblicato sul sito ANSA

5 commenti

Emilio Gargiulo

(leggere con forte e distorto accento siciliano): La famigglia è sempre la famigglia!

Stefano Chiaudano

Che sia questo il modello di famiglia a cui fa riferimento
B16?
Scherzi a parte, potrebbe essere un indizio di come la
società stia cambiando e di come vengano vissute certe
convivenze forzate; forzate da una società che vede nel
matrimonio qualcosa di inscindibile, al costo di degenerare
in tragedia. Ma io dico: fra persone che non vanno daccordo,
non sarebbe meglio una stretta di mano e ognuno per la
propria strada?

Marja

anch’io ho notato, a partire dal 1999, un notevole incremento degli omicidi in famiglia(almeno stando alle notizie di cronaca nera), tanto che c’è stato un periodo in cui ero solita dire a tutti quelli che conoscevo CAVE FAMILIARES. Il fatto,secondo me, è che la famiglia tradizionale(e infatti la stragrande maggioranza degli omicidi avviene in famiglie tradizionali e in contesti di vita provinciale)è una struttura opprimente e inadeguata alle esigenze dell’individualità e della soggettività moderna. Senza contare i problemi economici e limitazioni che essa impone alla vita sociale delle persone meno abbienti.
http://gattomalvagio.blog.espresso.repubblica.it/il_gatto_malvagio/

Vassilissa

Infatti Marja,
e c’è un altro aspetto: le vittime sono spesso le donne che con l’acquisizione di maggiori diritti e libertà “mettono in crisi” il modello tradizionale e il ruolo degli uomini, e questo provoca reazioni violente.
Forse si dovrebbe ragionare anche sulla difficoltà dei giovani a trovare e mantenere una casa che li porta a rimanere in famiglia ben oltre la soglia dell’età adulta. Conosco molti trentenni , addirittura quarantenni che ancora vivono con mamma, io sono uscita dalla famiglia in giovanissima età e posso solo immaginare che tipo di convivenza distorta si possa instaurare.

Marja

Io ho 30 anni(quasi 31),vivo con i miei genitori, non ho problemi con loro, né loro con me. Io non do fastidi a loro, loro non ne danno a me. Siamo una perfetta ipocritissima famiglia borghese: uniti negli interessi, ma ognuno nella vita sua privata e intima fa quello che vuole. I miei certo avrebbero voluto che fossi una ragazza un po’ più tradizionale, ma alla fine si sono adeguati, perché ho trovato il modo di vivere la mia diversità senza dare scandalo.
Per quello che mi riguarda io non abbandonerò mai la casa dei miei genitori(che un giorno sarà mia per diritto di eredità). L’unico motivo che potrebbe spingermi a cambiare casa è la necessità di andare a lavorare in un altro paese. Il mio stare in casa con i mei genitori(come quello di tanti altri trentenni e quarantenni)non dipende da motivi economici, ma è una scelta di vita. Io comunque non voglio sposarmi, né col rito civile, né con il pacs, né in maniera etero nè in maniera gay. Voglio restare in casa dei miei genitori, come facevano un tempo le figlie che non si sposavano, almeno in una cosa mi piace rispettare la tradizione.
Le famiglie in cui si uccide, invece, sono quelle dove la famiglia viene presa troppo sul serio, quelle dove il marito pretende che la moglie faccia veramente la moglie, dove i genitori pretendono la reale obbedienza dei figli, e certo anche quelle in cui ci sono i problemi economici, perché dove c’è abbondanza non si litiga quasi mai…

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