L’ex moglie di Bergman divide la Svezia sull’eutanasia

Anche la Svezia ha il suo «caso Welby», una persona che chiede di morire con appelli al governo e al re. E non è nemmeno una persona qualunque, ma una donna che risponde al nome di Ellen Bergman, vale a dire l’ex-moglie del grande regista.
Da settimane giornali, televisioni e radio non parlano di altro. Come in Italia, si chiedono se sia giusto o no proibire a una persona di chiedere di morire se è in pieno possesso delle proprie facoltà mentali e del tutto priva di speranze di guarire. Visto che nessuno le ha finora risposto di sì, Ellen Bergman, che ha 87 anni, ha deciso di fare da sola. Nel suo caso non vuol dire interrompere alcuna cura, perché non viene curata con terapie o macchinari particolari, ma semplicemente smettere di mangiare. Dal primo gennaio è in sciopero della fame, va avanti a base di morfina per non avvertire dolore e si sta lasciando morire così.
La vicenda ha inizio nel 1999 quando Ellen Bergman (o Lundstrom se si preferisce usare il suo cognome da nubile) viene operata alla nuca. L’operazione fallisce, la donna rimane paralizzata nella sua grande casa di Stoccolma.La notizia è uno choc per la Svezia che per anni ha celebrato Ellen per la sua bellezza e eleganza, paragonandola a un cigno e per le sue doti di attrice, coreografa, ballerina (prima e durante il matrimonio con Bergman) e poi anche come scrittrice, regista di teatro, pedagoga. Dopo alcuni anni di sopportazione la donna dice basta. Scrive lettere al governo e al re per chiedere una «sedazione terminale», e cioè che un medico ponga fine ai terribili dolori quotidiani, che non le danno requie, come scrivono numerosi quotidiani spagnoli che hanno ripreso la notizia pubblicata in Svezia e rimbalzata in Italia attraverso il sito antiproibizionisti.it.
Poco prima di Natale – proprio mentre in Italia Welby realizza il suo desiderio – lei annuncia che questi sono i suoi ultimi giorni di vita. Anche i figli l’aiutano. Sono attori e registi di cinema e teatro molto noti in Svezia, provano a rivolgersi alle autorità e ai medici. Nulla da fare. Nessuno se la sente di realizzare il desiderio dell’attrice: in Svezia l’eutanasia è proibita dalla legge e dal codice etico su cui ogni medico deve giurare.
L’unico risultato è una visita a casa della polizia accompagnata da alcuni medici decisi a trasferire Ellen Bergman in ospedale. Ipotesi rifiutata dall’attrice che preferisce rimanere a casa, e da ormai quindici giorni permette a chi la assiste di somministrarle soltanto morfina. Per spiegare i motivi della sua scelta la donna scrive parole forti e decise, che non sembrano ammettere ripensamenti di alcun tipo: «Le mie forze sono terminate e la mia vita non ha senso.
Dopo l’operazione che ha paralizzato il mio corpo provo una sofferenza costante. Nella clinica geriatrica dell’ospedale San Giorgio, dove mi hanno assistita, hanno riconosciuto che “il mio caso non aveva rimedio”. Com’è possibile che si lasci vivere una persona in queste condizioni? Desidero che il sonno eterno mi liberi da questa miseria. Quando l’esistenza ha perduto tutto il sale e la dolcezza, la strada migliore è quella di spegnerla nella forma più soave possibile». Parole non molto diverse da quelle di Welby e, proprio su queste parole, come l’Italia, la Svezia discute e si divide. I blog nazionali sono pieni di citazioni di sue frasi, i mass media seguono la vicenda, le forze politiche tentano di capire come comportarsi.

Fonte: LaStampa.it

14 commenti

RazionalMENTE.net

C’è un solo modo giusto di comportarsi: rispettare la volontà dell’individuo. La nostra vita ci appartiene e abbiamo il diritto di decidere cosa farne.

raphael

Dispiace leggere questo della Svezia: l’ho sempre creduta più in là dell’Italia di diversi passi

Lamb of God

Probabilmente in Svezia hanno una legislazione simile a tanti altri paesi del nord Europa che prevede il testamento biologico ma non contempla il ricorso all’eutanasia attiva. Solo l’Olanda colma questo vuoto e penso sia l’unica nazione al mondo, perciò difficilmete additabile come esempio da qualsiasi governo.
Cmq se le lasciano condurre fino in fondo questa forma di eutanasia passiva penso sia un bene, ma chi garantisce che al giungere dello stato comatoso con successivo ricovero ospedaliero non si ricominci daccapo?
Le solite contraddizioni …

Barbara Monea

@ raphael:
Dispiace leggere questo della Svezia: l’ho sempre creduta più in là dell’Italia di diversi passi

Lo è per molte altre cose, questo vuoto legislativo ha stupito anche me.

Silvia

“le forze politiche tentano di capire come comportarsi”

Non so quanto peso possa darsi a questa frase, non conoscendo lo svedese non saprei come ottenere info più precise, ma mi sembra lasci trapelare una situazione piuttosto diversa da quella italiana, dove quasi tutte le forze politiche hanno fatto solo caciara o – peggio – approfittato dell’occasione per ribadire un becero servilismo filovaticano.

Sottoscrivo quanto scrive razionalMente e aggiungo: il suicidio (assistito) è un DIRITTO di ognuno di noi, lo stato non può essere un soggetto etico che stabilisce se la nostra vita deve essere vissuta.

Giuseppe

Devo dire che mi ha un po’ deluso quella puntata. Augias parte dall’omicidio di Erba, che c’entra abbastanza poco con il libro. E anche dopo Giorello non dice granché di interessante.

Peccato perché il libro mi interessa davvero.

RazionalMENTE.net

Strano perché a me questa puntata è piaciuta molto. Giorello ha detto della Chiesa anche troppo per una trasmissione RAI.

E’ da considerare che le puntate sono veramente troppo brevi per parlare in modo valido di qualunque argomento. Quindi è una trasmissione che più che dire suggerisce.

Giuseppe

Guarda, Augias (che pure non mi convince molto nel suo modo di fare, troppo tendente a imporre la propria visione delle cose – ma del resto sempre meglio lui di Ferrara, tanto per fare un esempio…), Augias, dicevo, è un vero baluardo dell’informazione laica sulla tv pubblica.

Prova ne sono tutte le puntate che ha dedicato ai temi della laicità, dell’ateismo, della scienza ecc. Qualche giorno fa su questo sito sono state linkati i video di 5 o 6 puntate interessanti sui libri di Pievani (evoluzionismo), Lecaldano (etica non confessionale), Pinotti (sull’Opus Dei), ecc.

Questa in particolare mi è sembrata un’occasione mancata per affrontare direttamente i temi del libro. Lo stesso Giorello l’ho preferito nei suoi interventi nel programma della Dandini (certamente molto diverso, più di intrattenimento che di informazione) dove certo non le mandava a dire, come fanno spesso anche Odifreddi e Dario Fo. Per cui tutto sommato salverei almeno Rai3 dall’accusa di vaticanismo.

Ma forse hai ragione sul fatto che in una puntata di venti minuti è difficile andare a fondo nelle questioni.

RazionalMENTE.net

Tutti tendiamo a imporre il nostro punto di vista. Se uno desidera parlare di un argomento che gli sta a cuore evidentemente desidera non solo far conoscere le proprie idee ma anche diffonderle, fare un certo proselitismo. Augias non è il conduttore di un talk show stile Ballarò, ha il suo angolo nel quale con molto garbo esprime, anche attraverso gli ospiti, quelle che in fondo sono le sue idee. Sarebbe disonesto se cercasse di farsi credere imparziale, ma non lo ha mai fatto. D’altra parte ci sono altri programmi, come ad esempio Porta a Porta, anche quelli con una decisa connotazione politica. La differenza è che Vespa vorrebbe far credere di essere imparziale. Insomma va valutata in primis la tipologia del programma e in seconda istanza la trasparenza del conduttore o protagonista. A me Augias piace moltissimo perché la pensiamo allo stesso modo su tantissime cose, ma a volte penso a quanti nel vederlo si rodono il fegato. Poco male, vedranno Porta a Porta (che io in genere non vedo).

Giorello, Odifreddi ed altri stimabilissimi intellettuali hanno purtroppo sempre pochissimo tempo a disposizione su una RAI così poco servizio pubblico. Comunque, meglio che niente.

Mi ha dato moltissimo fastidio la strumentalizzazione da parte di Pippo Baudo della Hack per montare una stupida polemica e far avere maggior audience all’ormai nauseante festival di Sanremo. Mi dispiace veramente e quelle offese alla Hack le ho sentite sulla mia pelle.

Vassilissa

Augias è tra i pochissimi che riescono a fare programmi di cultura, di libri addirittura, nell’azienda rai che pare sempre più allo sbando.
Avete visto la puntata su Halloween, offre ottimi spunti di riflessione sulla morte e sulla religione.

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